Il mondo del motorsport è variegato: ogni categoria porta con sé specifiche esigenze e sfide da superare. Il weekend appena trascorso ha visto la Formula 1 in pista a Monza, e le qualifiche della classe regina hanno scatenato accese polemiche sul format utilizzato da qualche anno a questa parte. Nello stesso weekend, in un altro circuito storico come quello di Silverstone, il GT Open veniva incontro all’esigenza di equilibrio sentita dai costruttori e introduceva un nuovo format per le proprie qualifiche. Vediamo insieme cosa si può imparare.
Le peculiarità della categoria GT Open qualifiche
Lungi da chi vi scrive fare paragoni fra due classi e due tipi di competizioni diverse come possono esserlo il GT Open e la Formula 1. Il metodo adottato nel campionato a ruote coperte, che vedremo a breve, non si può in alcun modo adattare efficacemente alla massima serie a ruote scoperte. Le motivazioni dietro a questa modifica in corso d’opera, tuttavia, possono essere fonte d’ispirazone.
Fino a Silverstone, le qualifiche vedevano ognuno dei due piloti componenti un equipaggio affrontare qualifiche e griglia di partenza a turno. In un weekend composto da due gare, un pilota gestiva rispettivamente una qualifica e un avvio di gara. Con il nuovo format, invece, entrambi i piloti partecipano a entrambe le qualifiche, e la posizione in griglia è determinata da una media dei tempi sul giro di qualifica di entrambi. Sarà poi la squadra a decidere, di volta in volta, chi siederà nell’abitacolo per primo ad ogni gara. Perché questa scelta, e perché ora?
Una questione di equilibrio
La ragione dichiarata di questo cambiamento la si trova nelle stesse parole degli organizzatori, che così spiegano la decisione.
“GT Sport ha introdotto questo cambiamento per garantire prestazioni di qualifica più omogenee, come auspicato da molti concorrenti, e per favorire maggiore intensità di gara.”
Il problema dell’omogeneità, nel GT Open, è dato dalla stessa natura delle classi e degli equipaggi. Si tratta infatti di un campionato misto, dove piloti professonisti scendono in pista con quelli che, secondo i parametri FIA, si considerano “amatori”. Normalmente, com’è logico, questi ultimi hanno prestazioni leggermente inferiori, che finivano per inficiare il posizionamento dell’intera squadra in griglia.
Mutatis mutandis, tuttavia, non è questo forse una narrazione che trova posto anche in Formula 1, dove team che sono per necessità (economica, strategica) meno competitivi di altri non hanno modo di giocare le proprie carte alla pari? Non c’è forse anche qui un problema di omogeneità?
Proposte al riguardo sono avanzate costantemente in Formula 1, con minore o maggiore plausibilità. La più recente, in ordine di tempo, è la proposta di una qualification race a griglia invertita il sabato, il cui risultato costituisce l’ordine di partenza di domenica. Certo è che si tratti di una questione di “filosofia delle corse”: è giusto penalizzare chi è naturalmente migliore, in nome dell’equilibrio della competizione? Scopriremo, in futuro, quale scuola di pensiero avrà la meglio.
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