Dopo la gara IndyCar di ieri vinta da Will Power per interruzione al giro 126, il triovale di Pocono è tornato sotto i riflettori per la sua pericolosità. Tanti i tweet di protesta da parte dei piloti.
Poteva essere un’altra ennesima tragedia ma per fortuna tutto è andato per il verso giusto. Il Tricky Triangle di Pocono torna a far parlare di sè dopo un anno dall’incidente che ha visto coinvolto il pilota IndyCar Robert Wickens, costretto ad una lunga e faticosa riabilitazione per tornare a camminare sulle proprie gambe.
How many times do we have to go through the same situation before we can all accept that an IndyCar should not race at Pocono. It’s just a toxic relationship and maybe it’s time to consider a divorce. I’m very relieved (to my knowledge) that everyone is okay from that scary crash
— Robert Wickens (@robertwickens) August 18, 2019
Al giro 1 la gara di Pocono è stata interrotta per l’incidente che ha coinvolto 5 piloti: Alexander Rossi, Takuma Sato, Ryan Hunter-Reay, James Hinchcliffe e Felix Rosenqvist. La carambola è stata innescata da un contatto Sato-Rossi; l’americano di Andretti si è ritrovato a sandwich tra Sato e Hunter-Reay e non ha potuto far nulla se non essere passeggero di ciò che accadeva.
La vettura di Sato, ormai senza controllo ha tagliato la carreggiata e ha centrato Felix Rosenqvist che procedeva ad alta velocità. La vettura #10 di Chip Ganassi ha strisciato sulle protezioni laterali per un bel pò di strada ma senza, fortunatamente, cappottarsi. Ma cosa sarebbe potuto succedere se la vettura di Rosenqvist avesse colpito le reti di protezione ad alta velocità?
What’s the f***ing point of racing @ Pocono 🤬🤬🤬🤬🤬 #Indycar
— Dani Juncadella (@dani_juncadella) August 18, 2019
La risposta è abbastanza semplice: un’altra tragedia come quella di Robert Wickens o anche peggio. La ragione sta nel fatto che, mentre la monoscocca della vettura è progettata e costruita con materiali ad alte prestazioni che sono in grado di assorbire molta energia derivante dall’urto, le reti di protezione no. E allora? Buona parte dell’energia si scarica…sul corpo del pilota. Nel 2013 a Houston Sato è stato protagonista di un incidente con Dario Franchitti; la vettura dello scozzese è decollata verso le reti di protezione con lesioni vertebrali che hanno messo fine alla carriera del 4 volte campione IndyCar. E a Pocono questo effetto si amplifica a causa delle elevate velocità di punta.
Mais uma vez a @IndyCar pondo a vida dos pilotos em risco , correndo em pistas como essa … por sorte nada de grave aconteceu com os pilotos🙏🏻 . Once again @IndyCar endangering the drivers lives, running on tracks like this … luckily nothing serious happened to the riders🙏 https://t.co/Dnd7OXfnx6
— Felipe Massa (@MassaFelipe19) August 18, 2019
Nel 2015 Justin Wilson perse la vita a causa di un detrito che ha colpito ad alta velocità il suo casco. Per questo motivo si sta velocizzando lo sviluppo di una soluzione di protezione per la testa del pilota (Aeroscreen).
La polemica su Pocono però si è riaccesa subito dopo l’incidente, nella fase di riparazione delle reti di protezione, con una grata di riserva posta sul lato danneggiato mentre i piloti avrebbero dovuto correre gli altri 199 giri (saranno 125 alla fine) in quelle condizioni di non adeguata sicurezza. Tanti i tweet di protesta contro l’organizzazione di Pocono, tutti concordi con un unica richiesta: la IndyCar deve lasciare Pocono e gareggiare altrove con dei margini di sicurezza maggiori. Ma davvero si può permettere che una gara valga più di una vita umana?
Stessa sorte come il Lausitzring?
In Europa, nella regione di Brandeburgo in Germania, esiste una fedele riproduzione del Tricky Triangle, l’EuroSpeedway Lausitz o Lausitzring. Il circuito è stato artefice di numerosi incidenti, tra cui quello di Alex Zanardi nella CART e quello fatale di Michele Alboreto durante un test con l’Audi R8 Sport nel 2001. Nello stesso anno un commissario di pista, durante alcune prove del DTM perse la vita. Il circuito è stato chiuso nel 2017 ed è stato acquistato dalla DEKRA come pista per i test mente il DTM lo utilizza nella versione gran prix costruita all’interno e che sfrutta il rettilineo di partenza del triovale.
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