In occasione del Salone dell’auto di Torino al Parco del Valentino, F1ingenerale ha avuto l’opportunità di parlare in esclusiva con Giancarlo Minardi della sua lunga carriera e della Formula 1 attuale.
Ruggiscono i V12 delle Formula 1 storiche al Parco del Valentino, preparandosi alla bellissima parata serale. Il suono assordante e l’odore della benzina rievoca splendidi ricordi nei cuori degli appassionati di lunga data. In questo frastuono poetico spicca la figura di Giancarlo Minardi, fondatore della sua omonima ex-scuderia di Formula 1. Una persona dalla grandissima disponibilità, che non batte ciglio e aspetta pazientemente diversi minuti che i motori si spengano prima di iniziare l’intervista.
Lei ha dato il via alla bellissima tradizione dei Minardi Days, che vede oggi parte delle sue vetture qui al Parco del Valentino. Quanto è importante per lei mantenere vivo il ricordo della storia del motorsport?
“Fa parte del mio dna, della mia vita. Oggi ho la fortuna di avere un gruppo di amici abbastanza numerosi che mi raggiungono al Minardi Days. Quando mi chiamano come il presidente Andrea Levy a queste manifestazioni, ho degli amici che mi seguono e quindi speriamo di portare e di dare spettacolo qui a Torino in questo bellissimo Parco del Valentino. Fa parte del mio dna ormai.”
A proposito del confronto tra la Formula 1 attuale e quella del presente invece, molti criticano quella contemporanea dicendo che è poco impegnativa e meno spettacolare. Qual’è la sua opinione a riguardo?
“Non possiamo fare paragoni. Siamo su ere diverse, qui ci sono macchine che hanno trenta, quaranta, cinquant’anni, quindi è difficile fare un paragone. Ogni era ha le sue cose belle e cose brutte. E’ chiaro che per me la Formula 1 rimane ed è lo sport più bello del mondo, per cui anche adesso sorvolo sulle cose brutte e mi concentro su quelle belle.”
A proposito di cose belle, nella sua lunga carriera qual è il ricordo più bello che ha?
“Credo che sia il 5 aprile del 1985, quando alle 9.30, era un venerdì, si è acceso il semaforo verde e in quel momento lì ho detto: ‘Sono in Formula 1’, perché la macchina è partita dai box. Quella è una sensazione che rimane unica. Dopo abbiamo fatto tante avventure, nel bene e nel male. E’ chiaro che queste avventure siano costate tanto in termini di sacrifici, ma ho avuto la fortuna di fare il lavoro più bello del mondo.”
Dopo tanti da costruttore in cui ha fatto esordire tanti campioni, qual è stata la sensazione di guidare per la prima volta una sua creazione?
“E’ stato emozionante, sia come si è verificato, sia perché un collezionista ha comprato la macchina apposta per farmela provare. Indubbiamente ho fatto il giro più lento di una Formula 1 a Imola. Ho cercato di non sbagliare perché ero sul bagnato con delle gomme slick, ma volevo dimostrare che il giorno prima che avevo abortito la partenza non era stato per un mio errore, ma per delle indicazioni sbagliate dai box. Quindi ci sono riuscito e con la mia solito testa dura ho avuto ragione io e quella è stata ancora più importante come soddisfazione.”
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