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F2 | Paul Aron a F1inGenerale: “Ecco perché molti rookie faticano ad abituarsi alla categoria” [ PARTE 2 ]

Tra l’addio a Mercedes, l’esperienza in Formula E e le differenze tra F2 e F3, Paul Aron si è raccontato ai nostri microfoni.

Uno dei protagonisti di questa stagione di F2, nonché leader della classifica per alcune gare, è il rookie Paul Aron. Talentuoso e finora estremamente costante, ancora non ha trovato la vittoria di tappa e tra sfortuna e qualche errore di troppo ha perso contatto con la vetta della classifica scendendo al quarto posto.

In occasione del weekend di Monaco abbiamo avuto l’opportunità di intervistare il pilota estone trovate qui la prima parte. Aron ci ha parlato della sua esperienza da rookie finora in F2, le differenze con la Formula 3 e della sua avventura in Formula E: buona lettura!

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Paul Aron, pilota della Hitech nella F2 2024.

Il tuo obiettivo è cambiato rispetto a quello prefissato ad inizio stagione?

In realtà no ad essere onesti, non c’era un obiettivo specifico; semplicemente cercare di essere a mio agio quanto prima con la macchina e con il team. Al momento è ancora questo l’obiettivo, non siamo neanche a metà stagione e mi sto ancora abituando alla squadra, alla macchina e l’obiettivo è raccogliere quanti più punti possibili. Se abbiamo il passo per vincere la gara ovviamente vogliamo farlo, altrimenti dovremo accontentarci. 

Da rookie quali sono le differenze maggiori tra la F2 e la F3 e su cosa è più difficile adattarsi?

Ci sono molte cose nuove in Formula 2. Hai diverse tipologie di gomme: nelle prove libere si usano le dure, quelle soft invece in qualifica. A volte in qualifica non sai cosa aspettarti perché il feeling dalle dure alle soft è completamente diverso. Per giunta ci sono i freni in carbonio che non sono semplici da gestire; poi nelle gare lunghe c’è il pit stop e la gestione delle gomme cercando gli ultimi millesimi qui e lì è altrettanto difficile. La macchina stessa è piuttosto diversa: c’è il turbo, piuttosto grande, quindi la risposta dell’acceleratore è molto diversa. La macchina è molto pesante quindi lo stile di guida cambia parecchio ed è qualcosa a cui bisogna adattarsi. Finora quest’anno sto facendo un buon lavoro su questo ma non è facile. All’inizio nei test ho faticato molto e credo che questa sia uno dei motivi per i quali molti rookie faticano nel passaggio di categoria.


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Quanto è stata d’aiuto la Mercedes nella tua carriera e se puoi dirci perché è terminata la vostra collaborazione?

Davvero non posso rispondere a questa domanda. L’accordo era che i dettagli non venissero rivelati e quindi non ho nulla da aggiungere.

Alcune settimane fa hai esordito in Formula E, ti è piaciuta? Considereresti di tornarci in futuro?

Se ci tornerei è qualcosa che scopriremo. Di certo è stata una buona esperienza. È un campionato molto professionale ed è stata un’ottima occasione per me per provare qualcosa di nuovo. La Formula E è conoscitivamente molto, molto difficile perché ci sono molti sistemi e cose da gestire. Al muretto ci sono venti ingegneri di pista, mentre in Formula 2 ne sono appena due; quindi ci sono molte più persone con cui bisogna lavorare. Per cui è stato qualcosa di nuovo per me. Credo che sia stata un’ottima esperienza in ottica futura perché se riesci a passare in Formula 1 o qualsiasi altro campionato allora dovrai lavorare con molte più persone; devi saperti ad adattare ad un ambiente più grande. Direi che la Formula E mi abbia introdotto in questo ambiente in un certo senso, quindi è stata una bella esperienza.

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