Tra l’addio a Mercedes, l’esperienza in Formula E e le differenze tra F2 e F3, Paul Aron si è raccontato ai nostri microfoni.
Uno dei protagonisti di questa stagione di F2, nonché leader della classifica per alcune gare, è il rookie Paul Aron. Talentuoso e finora estremamente costante, ancora non ha trovato la vittoria di tappa e tra sfortuna e qualche errore di troppo ha perso contatto con la vetta della classifica scendendo al quarto posto.
In occasione del weekend di Monaco abbiamo avuto l’opportunità di intervistare il pilota estone – trovate qui la prima parte. Aron ci ha parlato della sua esperienza da rookie finora in F2, le differenze con la Formula 3 e della sua avventura in Formula E: buona lettura!
Il tuo obiettivo è cambiato rispetto a quello prefissato ad inizio stagione?
In realtà no ad essere onesti, non c’era un obiettivo specifico; semplicemente cercare di essere a mio agio quanto prima con la macchina e con il team. Al momento è ancora questo l’obiettivo, non siamo neanche a metà stagione e mi sto ancora abituando alla squadra, alla macchina e l’obiettivo è raccogliere quanti più punti possibili. Se abbiamo il passo per vincere la gara ovviamente vogliamo farlo, altrimenti dovremo accontentarci.
Da rookie quali sono le differenze maggiori tra la F2 e la F3 e su cosa è più difficile adattarsi?
Ci sono molte cose nuove in Formula 2. Hai diverse tipologie di gomme: nelle prove libere si usano le dure, quelle soft invece in qualifica. A volte in qualifica non sai cosa aspettarti perché il feeling dalle dure alle soft è completamente diverso. Per giunta ci sono i freni in carbonio che non sono semplici da gestire; poi nelle gare lunghe c’è il pit stop e la gestione delle gomme cercando gli ultimi millesimi qui e lì è altrettanto difficile. La macchina stessa è piuttosto diversa: c’è il turbo, piuttosto grande, quindi la risposta dell’acceleratore è molto diversa. La macchina è molto pesante quindi lo stile di guida cambia parecchio ed è qualcosa a cui bisogna adattarsi. Finora quest’anno sto facendo un buon lavoro su questo ma non è facile. All’inizio nei test ho faticato molto e credo che questa sia uno dei motivi per i quali molti rookie faticano nel passaggio di categoria.
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Quanto è stata d’aiuto la Mercedes nella tua carriera e se puoi dirci perché è terminata la vostra collaborazione?
Davvero non posso rispondere a questa domanda. L’accordo era che i dettagli non venissero rivelati e quindi non ho nulla da aggiungere.
Alcune settimane fa hai esordito in Formula E, ti è piaciuta? Considereresti di tornarci in futuro?
Se ci tornerei è qualcosa che scopriremo. Di certo è stata una buona esperienza. È un campionato molto professionale ed è stata un’ottima occasione per me per provare qualcosa di nuovo. La Formula E è conoscitivamente molto, molto difficile perché ci sono molti sistemi e cose da gestire. Al muretto ci sono venti ingegneri di pista, mentre in Formula 2 ne sono appena due; quindi ci sono molte più persone con cui bisogna lavorare. Per cui è stato qualcosa di nuovo per me. Credo che sia stata un’ottima esperienza in ottica futura perché se riesci a passare in Formula 1 o qualsiasi altro campionato allora dovrai lavorare con molte più persone; devi saperti ad adattare ad un ambiente più grande. Direi che la Formula E mi abbia introdotto in questo ambiente in un certo senso, quindi è stata una bella esperienza.
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