Intervista ESCLUSIVA a Renè Rosin: “Prema si addice più all’IndyCar che alla Formula 1” [Parte 1]

Il Team Principal della Prema, Renè Rosin, si è aperto in esclusiva ai nostri microfoni parlandoci della storia del team e di ciò che ha portato all’approdo in IndyCar.

Quando si parla di categorie propedeutiche all’accesso alla Formula 1, la Prema è probabilmente il primo nome che giunge nella mente di un appassionato di motorsport. Molti dei piloti che sono oggi nella categoria regina sono passati dalla scuderia veneta e tanti sono anche i titoli conquistati in questi anni da una realtà che ha portato in alto il nome dell’Italia in tutta Europa e che oggi è pronta a sbarcare oltreoceano. Renè Rosin è probabilmente il principale artefice di tutto questo: il team principal della Prema si è cordialmente aperto ai nostri microfoni in un’intervista davvero a tutto campo.

Renè Rosin Prema
Renè Rosin festeggia insieme agli altri membri della squadra il titolo team F3 2023, l’ultimo dei tanti conquistati da Prema – Credits: Drive2

Partiamo dall’inizio: come è nata la Prema?

La Prema è nata nel 1983, abbiamo festeggiato i 40 anni l’anno scorso, da un’idea di mio padre insieme a Giorgio Piccolo che erano i primi due soci di questo team. Siamo partiti dalla Formula 3 italiana per passare poi in varie categorie. Essenzialmente ci siamo sempre concentrati sulla Formula 3 e siamo poi andati in Germania quando in Italia è un po’ calato il livello di qualità e quantità.

Abbiamo cominciato a fare la Formula 3 tedesca nel 1996, siamo tornati in Italia nel 1997, poi siamo rientrati in maniera stabile in Germania nel 2000 e da lì abbiamo deciso di salire di una categoria con la Formula Renault.

Abbiamo poi fatto anche la Formula Abarth, siamo entrati nel 1998 in Formula 3000 per un anno solo, poi siamo usciti perché c’è stato un cambiamento regolamentare di cui non eravamo convinti. A quel punto abbiamo deciso di ritornare a fare solo quello che facevamo prima, quindi la Formula 3, fino ai giorni nostri.

A fine 2015, in ottica 2016, siamo entrati in GP2, che si chiama adesso Formula 2. Oggigiorno copriamo tutte le categorie dal kart alla Formula 2, supportiamo tecnicamente Lamborghini Iron Lynx nel programma LMDh nel WEC e dall’anno prossimo ci siamo lanciati in questa nuova sfida che è l’IndyCar dove stiamo costruendo un team da zero per essere presenti a partire da 2025.

Ecco, cosa ha spinto quindi la Prema a fare questo passo?

Essenzialmente cerchiamo sempre di trovare delle nuove sfide. Siamo ormai una realtà stabile e consolidata del motorsport a livello globale, copriamo tutte le categorie junior, considerando che dall’anno scorso, grazie alla partnership con Dino Chiesa e Kart Republic, siamo entrati nel mondo del kart con una nostra squadra.

Copriamo tutto il palcoscenico delle monoposto e naturalmente cercavamo un nuovo sbocco e questo poteva essere la Formula 1 o naturalmente l’IndyCar. La Formula 1, oggi come oggi, considerando il momento e l’economia di scale in gioco, è qualcosa di molto complicato.

L’IndyCar è un campionato altamente qualificato, altamente professionale, è un grande sfida perché andiamo in un ambiente dove gli europei difficilmente hanno fatto risultati. Si è trovato un terreno fertile per questa nuova avventura e abbiamo deciso di fare questo salto.


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Quindi avete pensato alla Formula 1, nonostante si tratti di una sfida completamente diversa…

Allora, pensato alla Formula 1 ufficialmente no, però ognuno, ogni ingegnere, ogni team manager, ogni meccanico di ogni squadra di alto livello sogna di andare in Formula 1. Quindi sicuramente l’obiettivo finale per tutti quelli che sono in questo paddock, che si tratti di meccanici, piloti, ingegneri, è comunque arrivare alla Formula 1.

Però oggi la Formula 1 è un qualcosa di davvero grande e complicato. Significa diventare costruttore e questo cambia completamente la dinamica sia dal punto di vista del business che da quello economico per quanto che è l’impegno relativo a questo.

Naturalmente l’IndyCar è un campionato che si affaccia più alle nostre caratteristiche: un monomarca, una macchina che comunque è uguale per tutti ma con delle particolarità perché ogni team può fare degli sviluppi all’interno e naturalmente dei budget nettamente inferiore alla Formula 1.

Mi riallaccio al discorso del monomarca per chiederle quanto il lavoro del team può fare la differenza, considerando che lei è il team principal della squadra che oggi costituisce il riferimento assoluto nelle categorie minori?

La competizione si basa sui piccoli dettagli perché naturalmente tutte le macchine sono uguali, tutti i motori sono all’interno di una certa forchetta di performance. La differenza si fa nella cura dei dettagli, nel lavoro di squadra, nel fare integrare il pilota all’interno della realtà. Quindi, i dettagli e ogni piccola cosa che possiamo fare deve essere fatta e questo è importante per definire una performance all’interno in un campionato monomarca.

Quando Prema è nata, ci si aspettava di arrivare a questo livello e di creare tutto questo?

Quando Prema è nata io avevo due anni, però mi ricordo sempre che faceva parte della mentalità di mio padre cercare sempre la perfezione, di non fermarsi mai a ogni minima difficoltà, ma continuare a lavorare, cercare di migliorare e cercare sempre di lavorare con i giovani.

Questo, tante volte, significa non avere piloti rinomati o comunque di grido, ma far crescere il giovane che ti dà qualcosa in più è stato sempre parte del nostro DNA. Poi, con il tempo siamo cresciuti, ci siamo stabilizzati e siamo diventati una realtà a livello italiano, se non mondiale.

Naturalmente poi entri in certi circoli che ti permettono di avere sempre il pilota giusto e la possibilità di fare un certo tipo di lavoro. Però, la cura dei dettagli e la meticolosità nelle piccole cose hanno fatto sì che in tutti questi anni siamo sempre cresciuti.

[Credits immagine di copertina: Inside F2]


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