Nell’attesa che si riaccendano i motori, abbiamo provato a stilare una lista di team, circuiti e situazioni che hanno fatto flop nel decennio dal 2010 al 2019 di F1.
Dopo mesi di attesa, tra poche settimane anche la Formula 1 dovrebbe riaccendere i motori (già ufficializzati gli orari dei Gp). E visto che siamo all’alba non solo di un nuovo mondiale del tutto inedito e imprevedibile, ma anche di un nuovo decennio, quale miglior occasione per rivivere i peggiori aspetti della decade appena conclusa?
Ecco, senza nessuna pretesa di esaustività e di oggettività nella valutazioni, la nostra personalissima flop ten 2010-2019.
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HRT
Tra le new entry del 2010, il team spagnolo è quello con i risultati più modesti e le condizioni finanziarie più incerte: tre stagioni complete, zero punti, diversi cambi di proprietà, da Campos a Carabante e infine Thesan Capital, e di piloti: Chandock, Bruno Senna, Liuzzi e Karthikeyan i principali. Per farvi capire il livello.
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Virgin Racing – Marussia – Manor
Flop decisamente minore rispetto alla Hrt. In costante lotta con l’equilibrio finanziario, ha dovuto fare i conti con il lutto del suo pilota migliore, Jules Bianchi, e di quello della test-driver Maria de Villota. Tre punti conquistati in 7 stagioni e diversi cambi di denominazione, prima del fallimento all’alba del 2017.
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Lotus – Caterham
Le premesse al debutto erano solide, così come il patrimonio del proprietario Tony Fernandes. Si alternano buoni piloti: Trulli, Kovalainen, Petrov e Kobayashi che però nulla possono contro una vettura che aveva come unico pregio la livrea. Il curioso crownfounding a fine 2014 non evita la chiusura del team dopo ben cinque stagioni avare di soddisfazioni e di piazzamenti in top ten.
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Qualifiche sedia rovente, 2016
La volontà di animare ancor di più il sabato fece partorire una nuova modalità di assegnazione dei posti in griglia di partenza. Ogni 90 secondi l’eliminazione del pilota col tempo sul giro più lento, fino all’assegnazione della pole all’ultimo rimasto. Una modalità di gioco di Need for Speed più che una qualifica di Formula 1. I team dopo due gare decidono all’unanimità di tornare alle vecchie care qualifiche e la Fia non si oppone.
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Gran Premio della Corea del Sud, Yeongam
Immerso in un bellissimo paesaggio… no, non è vero. L’autodromo coreano fu un flop fin dall’inizio: venne completato appena un paio di giorni prima dell’arrivo della F1 nel 2010 e doveva essere il fiore all’occhiello di un’area dedicata allo sport e al turismo. Di tutto ciò non si vide mai neppure l’ombra, a parte qualche cantiere spesso lasciato in sospeso come fosse in Italia, ma non fu certo quello il problema principale. Layout discutibile (chiedere ai piloti), pubblico molto poco appassionato, ambientazione squallida e lontana da ogni servizio, tant’è che a parte la Formula 1, il circuito è inutilizzato durante l’anno. Dura 4 edizioni e sono già tante.
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Gran Premio d’India, Greater Noida-Nuova Dehli
Inserito nel calendario dal 2011 al 2013, il circuito alle porte della megalopoli indiana ai piloti piace. Molto meno la nebbia di smog e i problemi con le autorità locali per i passaporti e le autorizzazioni. Altra cattedrale nel deserto in un paese senza tradizione motoristica, abbandonata dopo appena 3 edizioni certamente non memorabili.
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Doppio punteggio, Abu Dhabi 2014
La proposta sembrava di quelle così assurde da sembrare uno scherzo, invece si fece per davvero. Gli sceicchi di Abu Dhabi volevano qualcosa per animare il loro Gran Premio, l’ultimo stagionale, e la Formula 1 li accontentò rendendo la gara negli Emirati l’unica ad assegnare doppio punteggio ai primi 10 classificati. Risultato? Classifiche falsate da una delle idee più assurde della storia. A mai più.
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Sound power unit
Già dei test pre-stagione del 2014 si era capito che si sarebbe dovuto fare qualcosa subito, perché le nuove unità turbo-ibride producevano un fastidioso suono, cupo e ovattato, più che un rombo. I rimedi, sin qui, hanno portato un buon miglioramento. Neanche paragonabile ai V8 aspirati, chiaro, ma almeno non è il suono di un’aspirapolvere intasata.
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Ferrari
Un flop meno… flop degli altri, visto che stiamo parlando di un team che si è giocato alcuni mondiali. Due, per la precisione: 2010 e 2012. Troppo poco se si guarda la caratura dei piloti, la portata degli investimenti e le aspettative. Quello tra il 2010 e il 2019 è il primo decennio intero senza alcun mondiale di F1 portato a casa.
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Renault
L’altalena del costruttore francese inizia con il disimpegno parziale nel 2010 e la vendita a Genii Capital. Dopo un quinquennio da motorista, il ritorno con un proprio team nel 2016 accompagnato dalla promessa di lottare per il mondiale entro il 2020. Gli investimenti consistenti e gli ottimi piloti non hanno portato sin qui nessun risultato e non ci sarebbe da stupirsi per un nuovo ritiro se la musica non dovesse cambiare.
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