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Accise gasolio, arriva la stangata ad automobilisti e famiglie: cosa sono e cosa sta succedendo

Le accise sono da sempre tema di grande dibattito in Italia e oggi, con la minaccia dell’aumento relativo al gasolio, tornano al centro dell’attenzione.

Accise carburanti, cosa sono e perché quelle del gasolio potrebbero presto aumentare? Il discorso sulle tasse statali sulle benzine va avanti da decenni: i governi, a più riprese, hanno sfruttato questa tipologia di tributi per ottenere un gettito immediato per le casse erariali, principalmente in situazioni di emergenza. Ma cosa potrebbe cambiare nelle prossime settimane?

Accise gasolio, si teme la stangata per gli automobilisti: cosa sono e cosa sta succedendo - @maxsaf on depositphotos.com
Accise sul gasolio, cosa sono e perché stanno per aumentare? – @maxsaf on depositphotos.com

In cima alla classifica delle tasse più odiate dagli italiani troviamo quasi certamente le accise. Siamo abituati a tenere in considerazione quelle sui carburanti, che in effetti hanno un impatto su una fetta più ampia di popolazione; tuttavia, le accise agiscono anche su altri beni consumo, come bevande alcoliche, sigarette, energia elettrica e oli lubrificanti.

Restando in tema automotive, va detto che le accise sui carburanti esistono da quasi un secolo: le prime furono introdotte 1935 per finanziare la Guerra in Etiopia (0,000981€), ma furono immediatamente eliminate l’anno successivo. A partire dal 1956, con le accise legate alla crisi di Suez (0,00723€), restano però tutte attive e vengono inglobate in un’unica imposta indifferenziata.

Accise sui carburanti, cosa sono e a cosa servono?

La definizione di accisa, citando la Treccani, è la seguente: “Tributo indiretto applicato sulla produzione o sul consumo di determinati beni“. Parliamo di tasse che, nello specifico, raggiungono il principio di “generalità dell’imposta” – essendo applicate su prodotti di largo consumo e quindi alimentate da un’ampia fetta di popolazione – e garantiscono un gettito immediato e sicuro per le casse dello Stato.

Come abbiamo detto, le prime accise sui carburanti furono introdotte nel 1935, per essere poi cancellate nel 1936. In seguito, fino al 2014, sono state introdotte ben 18 accise ancora in funzione (Rai News):

  • 1 – Finanziamento della crisi di Suez (1956) [0,00723€];
  • 2 – Ricostruzione post disastro del Vajont (1963) [0,00516€];
  • 3 – Ricostruzione post alluvione di Firenze (1966) [0,00516€];
  • 4 – Ricostruzione post terremoto del Belice (1968) [0,00516€];
  • 5 – Ricostruzione post terremoto del Friuli (1976) [0,00511€];
  • 6 – Ricostruzione post terremoto dell’Irpinia (1980) [0,0387€];
  • 7 – Finanziamento missione ONU in Libano (1982 – 1983) [0,106€];
  • 8 – Finanziamento missione ONU in Bosnia (1996) [0,0114€];
  • 9 – Rinnovo contratto autoferrotranvieri (2004) [0,020€];
  • 10 – Acquisto autobus ecologici (2005) [0,005€];
  • 11 – Ricostruzione post terremoto de L’Aquila (2009) [0,0051€];
  • 12 – Finanziamento alla cultura (2011) [0,0071€];
  • 13 – Finanziamento crisi migratoria libica (2011) [0,040€];
  • 14 – Ricostruzione per alluvione che ha colpito Toscana e Liguria (2011) [0,0089€];
  • 15 – Finanziamento decreto “Salva Italia” (2011) [0,082€];
  • 16 – Finanziamento per ricostruzione post terremoto dell’Emilia (2012) [0,024€];
  • 17 – Finanziamento del “Bonus gestori” (2014) [0,005€];
  • 18 – Finanziamento del “Decreto fare” (2014) [0,0024€].

L’effetto delle accise sul costo della benzina

Quando si calcola il costo dei carburanti, sono in realtà tre diversi aspetti che vanno presi in considerazione: il primo è legato al prezzo del greggio e ai costi industriali, che può variare in base alle leggi di domanda e di offerta. Più è alta la richiesta di carburanti, più questi avranno un costo elevato, che può innalzarsi ancora di più se l’offerta, per qualche motivo, dovesse diminuire.

Ma il prezzo base del carburante rappresenta meno della metà del reale costo imposto all’automobilista. Gran parte di questo proviene da accise ed IVA, con quest’ultima però applicata sulla somma di prezzo base e accise. Ad oggi, la tassazione statale compone per circa il 59% il costo totale del carburante, a cui va poi sommata una percentuale molto più piccola che va direttamente al benzinaio.

Tra le caratteristiche che rendono le accise particolarmente convenienti per le casse dello Stato è sicuramente la possibilità di ritoccare facilmente al rialzo le relative aliquote. Più volte, quindi, queste sono rientrate nei discorsi in ambito di manovre fiscali, che spesso ne hanno introdotto di nuove.

Accise sul gasolio, perché potrebbero aumentare?

Quello che sta succedendo in questi giorni è che il Governo starebbe valutando “l’allineamento delle accise” di benzina e gasolio. Ma cosa vuol dire ciò? Semplicemente che, fino ad oggi, sul diesel gravava un costo minore in quanto ad accise (una differenza di poco più di dieci centesimi al litro). Con il nuovo Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029, le accise potrebbero eguagliarsi.


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Dal testo della manovra si legge: “L’allineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzina sarebbe una leva strategica per conseguire simultaneamente gli obiettivi di incremento dell’efficienza del sistema fiscale italiano e sostegno al pieno raggiungimento della strategia di transizione energetica e ambientale a livello europeo e nazionale” (Today.it).

L’aumento delle accise sul gasolio significherebbe un relativo aumento delle entrate per le casse statali per diversi miliardi di euro. Agli automobilisti, al contrario, un pieno di carburante verrebbe a costare tra i 5€ e i 6€ in più.

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Foto Copertina: @mauro.grigollo on depositphotos.com