La scure di Donald Trump colpisce l’Europa: dazi al 25% su automotive e altre industrie, cosa cambia in Europa nel rapporto commerciale con gli USA
L’ora è giunta: Donald Trump annuncia dazi dagli USA al 25% sull’automotive europeo. Non solo: le tariffs colpiranno altre industrie chiave, probabilmente sui settori più esposti come bevande e farmaceutica. “L’Europa è nata per fregare gli Stati Uniti“, sentenzia il presidente americano, che annuncia ritorsioni nel caso in cui i Paesi del Vecchio Continente dovessero contrattaccare.

Partiamo da una nozione di base: le tariffs trumpiane, i famigerati dazi, non sono altro che tasse sulle importazioni, pagate al governo dalle aziende responsabili. Il piano degli Stati Uniti è semplice nella sua linearità: imponendo questa specifica tassazione, si dovrebbe stimolare la produzione Made in USA. La guerra commerciale, poi, può spingere le altre nazioni a nuove politiche favorevoli agli States.
Il rovescio della medaglia è sul piano dell’inflazione, che potrebbe aumentare nel medio periodo. Il prezzo dei beni importati potrebbe lievitare, con le aziende pronte a scaricare sui consumatori una parte dei dazi imposti da The Donald. Non è ancora chiaro se e quando questi entreranno in vigore, ma l’Europa si è già detta pronta a fronteggiare le decisioni della nuova amministrazione statunitense.
Dazi USA: una questione di numeri
Non è ancora chiaro quando la guerra economica avrà ufficialmente il via. Una data papabile potrebbe essere quella del 2 aprile, quando Donald Trump ha ribadito che entreranno in vigore i dazi contro Canada e Messico. Per quanto concerne il mercato automotive, come ben sottolineato da Repubblica.it, già sono in atto tariffe reciproche: l’Europa le impone al 10%, gli Stati Uniti al 2.5%.
Tra i costruttori più colpiti, nel caso di un aumento dei dazi, ci sarebbero case come Volkswagen, Mercedes e BMW, ma non solo: “Dazi del 25% sulle importazioni canadesi e messicane potrebbe ridurre l’utile operativo (Ebit) di Stellantis di oltre il 15%“, scrive Moody’s, ancora citata da Repubblica.it.
L’effetto su Italia ed Europa molto dipenderà dalle vere intenzioni del presidente americano. L’arma dei dazi potrebbe concretizzarsi nella paura che suscitano, una leva commerciale per ottenere firme su accordi importanti per Washington, come gas e caccia F35 (Open). In ogni caso, le esportazioni italiane in campo automotive si concentrano sui marchi di lusso, che non dovrebbero subire impatti eccessivi.
Vavassori: “L’impatto dei dazi USA non sarà drammatico”
In un’intervista rilasciata a Gianluca Brambilla di Open, il presidente dell’Anfia, Roberto Vavassori, getta acqua sul fuoco: “Senza dubbio auspichiamo che i dazi non arrivino, ma l’impatto non sarà drammatico“. La produzione di componentistica, di cui le esportazioni italiane verso gli USA ammontano a 1,3 miliardi di euro, spiega Vavassori, lavora local-for-local, non concentrandosi sulle spedizioni.
Per quanto concerne, invece, le vetture già assemblate, il mercato di riferimento negli Stati Uniti è quello dei marchi di lusso. Anche in questo caso, tuttavia, non ci sarebbe da temere. Chi sceglie di acquistare una Ferrari, spiega il presidente dell’Anfia, difficilmente si accontenta di una supersportiva americana soltanto perché costa meno.
Delle criticità, tuttavia, restano: “L’industria europea è già alle prese con una domanda di auto stagnante, una sovraccapacità produttiva, la competizione crescente dalla Cina, un’eccessiva regolamentazione europea e gli alti costi dell’energia“. Serve una risposta comune da parte dei Paesi europei, secondo Vavassori, unico modo per riequilibrare il commercio.
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