La Commissione è al lavoro sull’automotive e l’elettrico in Europa: proposti incentivi comunitari, in netta contrapposizione alle mosse di Trump
La questione automotive ed elettrico tiene banco in Europa: proposti nuovi incentivi, in contrapposizione agli Stati Uniti di Donald Trump. La domanda di EV stenta a salire, mentre i consumatori si affidano agli apparentemente più comodi – ed economici – veicoli a motore termico. Eppure il desiderio di transizione non manca, tra gli automobilisti: possono dei sussidi comunitari dare la spinta necessaria al mercato?
Di questi tempi, avere delle certezze, tanto nel mercato automotive quanto nel più grande quadro delle politiche globali, pare un’ambizione troppo grande. Oltreoceano, Donald Trump pare portare avanti un’agenda che di ecologico ha ben poco. Ma, non volendo addentrarci in eccessive divagazioni, basta sottolineare la sua piena volontà di fermare i sussidi all’elettrico.
Si dice questo possa favorire il consumatore ma, evidentemente, in Europa la visione è ben diversa. In effetti, ai cittadini dell’Unione l’elettrico piace, come evidenziato dal più recente Global Automotive Consumer Study. Eppure, se in Cina le vendite di EV toccano ormai quasi il 40% del mercato – considerando anche le ibride plug-in – nel Vecchio Continente ristagnano sul 13.6% (moveo by Telepass).
Incentivi, un problema di armonizzazione
Che gli incentivi possano o meno funzionare, è al momento questione secondaria. La realtà dei fatti è che questi già sono in atto – o lo erano – in diversi Paesi dell’Unione, Italia compresa. Il problema sorge dal momento che questi incentivi sono tutti diversi tra loro, di Paese in Paese, e spesso molto poco stabili. Con la nuova Legge di Bilancio, ad esempio, il Governo Meloni dice basta ai “bonus”, incentivi auto compresi.
Il modello cinese pare voler fare scuola a Bruxelles. Se è vero che l’automotive ha bisogno di un’ampia economia di scala per far crescere l’elettrico, è anche vero che ad un aumento della produzione deve corrispondere un aumento della domanda. In Cina la risposta è arrivata proprio da un vasto piano di incentivi, che potrebbe essere presto proposto in Europa.
Olaf Scholz, cancelliere tedesco, ha proposto un piano di “incentivi comunitari armonizzati“. Un’idea che piace a tutti, compresa l’ACEA, guidata da Ola Källenius. Se ne discuterà nel corso del prossimo Dialogo Strategico sull’Automotive, in programma il prossimo 30 gennaio, a cui parteciperanno tutte le parti interessate (politica, sindacati e costruttori).
Oltre le vendite: cosa blocca l’elettrico in Europa?
La volontà di convertirsi all’elettrico non passa soltanto dal costo delle automobili. Incentivare l’acquisto di nuovi EV può essere positivo, ma sono necessari altri grandi investimenti. Un esempio ne è la rete di colonnine di ricarica: i numeri, come annunciato da Motus-E, stanno via via salendo, ma ci sono ancora fortissime disparità sul territorio.
Pare evidente, infatti, come queste colonnine siano concentrate al Nord, che conta quasi il 60% dei punti di ricarica totali. Questi sono poi a loro volta concentrati nei grandi centri abitati, lasciando scoperte ampie aree di territorio.
L’Europa procede spedita verso lo stop alle vendite di veicoli a motore termico nel 2035. La grande novità, però, arriva dal World Economic Forum di Davos: la vicepresidente esecutiva della Commissione UE, Teresa Ribera, ha confidato al Financial Times che potrebbe esserci flessibilità sugli obiettivi annuali di vendita dell’elettrico (e conseguenti multe). Una prima apertura all’industria, per un dialogo più proficuo.
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Foto Copertina: @vonderleyen via X
1 commento
Ai cittadini europei piace l’elettrico. Questa è una cretinata.