L’Iran continua a reprimere i diritti delle donne con una nuova tecnologia che permette di controllare se l’hijab viene indossato correttamente anche alla guida.
Tecnologia e intelligenza artificiale per controllare se le donne in Iran indossano correttamente l’hijab secondo quanto imposto dalla legge. Non è bastata la morte di Mahsa Amini (la studentessa 22enne uccisa per aver violato il codice morale sull’abbigliamento) per continuare a diffondere un regime del terrore verso la popolazione femminile.
La Repubblica Islamica dell’Iran ha imposto il velo nel 1979 dopo la Rivoluzione. Lo scorso anno, il governo ha approvato la legge che ne impone l’obbligo, con l’organo di Polizia Morale che ha iniziato a confiscare oltre mille veicoli alle donne che non indossavano l’hijab. Per aumentare l’intimidazione, le autorità stradali hanno usato un’app chiamata Nazer che permette loro di identificare le donne alla guida, violando qualsiasi legge sulla privacy.
Le proteste contro l’imposizione del velo sono proseguite senza sosta in Iran, mentre il regime continua a intensificare la sua campagna di repressione. La nuova stretta sulla legge si chiama “Noor” (luce) e prevede un’altra serie di restrizioni sull’abbigliamento femminile. Nel mirino delle autorità ci sono le donne d’affari alla guida, che verranno controllate ancora più accuratamente di giorno.
Se finora le auto erano viste come luoghi sicuri, ora il regime ha deciso di prenderle di mira. La denuncia arriva da Amnesty International, che in un report scrive come nell’ultimo anno ci sia stato un “visibile aumento delle pattuglie di sicurezza a piedi, in moto, in auto e con i furgoni della polizia negli spazi pubblici.”
Tramite una sofisticata tecnologia, l’intelligenza artificiale può applicare il riconoscimento facciale per scovare le donne che violano al legge non indossando l’hijab correttamente. Parliamo di persone che lavorano quotidianamente, e che per spostarsi hanno bisogno del loro veicolo.
Nel suo report, Amnesty ha evidenziato molto bene il caso di Arezou Badri. La 31enne iraniana è rimasta paralizzata dopo che la polizia le ha sparato nella sua auto per aver sfidato la legge sull’hijab.
L’obbligo del velo anche alla guida è stato fonte di dibattito per anni. Si pensava che con l’insediamento del nuovo presidente riformista Masoud Pezeshkian gli abusi della Polizia Morale sarebbero finiti. Invece il parlamento ha comunque approvato una nuova legge restrittiva.
Preoccupa, infine, la crescente confisca dei veicoli correlati alle presunte violazioni dell’hijab. Gli esperti, come riporta Iran Wire, sostengono che questa pratica è illegale perché avviene senza ordinanza di un tribunale. Ormai, però, il Paese continua ad agire indisturbato con il mondo intero resta a guardare la continua oppressione che il regime ha sempre usato contro le minoranze. Allo stesso tempo, le donne non si fermano e protestano incessantemente, sfidando (anche con la propria vita) la legge islamica.
Crediti immagine di copertina: Getty Images / Behrouz Mehri
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