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Norme antinquinamento e transizione elettrica forzata, un disastro annunciato

Il mondo sta cambiando e ce ne stiamo rendendo conto, ma forse non con i tempi che vorremmo. È un po’ quello che sta accadendo nell’automotive, con una transizione elettrica forzata dalle norme antinquinamento.

L’UE ha deciso e non si sarà modo di tornare indietro. Dal 2035 le case produttrici di automobili dovranno porre fine alla produzione di auto con motori termici. Una scelta che andrà a indebolire, se non uccidere, la filiera dell’automobilismo che in Europa è un caposaldo. Morte che potrebbe giungere ancora prima con l’introduzione delle norme antinquinamento per “forzare” la transizione elettrica. 

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l’Europa vuole farsi vanto di avanguardista nelle scelte in favore della salvaguardia del pianeta. Tuttavia, non vengono considerate delle realtà che hanno fatto grande il nostro continente. Solo in Italia, le aziende che hanno incantanto il mondo in termini di automobili sono diverse. Ferrari, Lamborghini, Pagani, Alfa Romeo, Lancia e tante altre, comprese quelle delle due ruote, che saranno anch’esse coninvolte nelle scelte di Bruxelles.

Infatti, dal 2025, l’Unione Europea ha celto di tassare e quindi “incolpare” i produttori di auto per le emissioni dei propri veicoli. Un metodo per evitare queste multe c’è, ovvero ridurre ulteriormente la Co2 espressa dai propri motori, limitandola a 94 g/km. Qualora questo limite sarà sorpassato, i costruttori dovranno pagare 95 euro di multa per ogni grammo in eccesso.

Una spesa che può avere un impatto enorme sulle aziende con numeri di vendite nell’ordine del milione di unità. Secondo Luca De Meo, CEO del Gruppo Renault e Presidente di ACEA, l’impatto potrebbe arrivare ad un valore di 15 miliardi di euro.


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Un modo velato di costringere le aziende a virare verso la sola alimentazione elettrica. L’amministratore delegato del gruppo francese ha ben descritto la situazione come “la cura elettrica sta uccidendo il paziente”. Parole chiare che evidenziano la volontà dell’UE di mettere in crisi la produzione europea di automobili. Infatti, qualora i costruttori non saranno capaci di realizzare e vendere sufficienti auto elettriche, al fine di far quadrare il bilancio, dovranno tagliare di netto la produzione. 

Scelte strategiche che servono per un bene più grande, quello della riduzione delle emissioni, ma che attualmente sono un problema. Infatti, a meno di politiche fortemente proattive alla transizione, come in Norvegia e in Cina, il mercato delle BEV fatica a crescere. Vendita delle elettriche che però non è pronto, tra limiti di ricarica e reperibilità dei materiali che sono sempre più costosi.

Proprio quest’ultimo è uno degli elementi che frena di più, specialmente in Italia, verso l’acquisto di una vettura a 0 emissioni. Favola molto bella, ma la vera ricerca delle 0 emissioni sarebbe da fare a monte, con le industrie che emettono oltre il 60% degli inquinanti globali.

Un mondo, quello dell’auto, che è sempre più demonizzato a favore di produttori extraeuropei che sono sempre più leader dell’elettrico.

Sarebbe quindi il caso di prendere esempio dalla F1, e da Porsche, che stanno spingendo molto verso i carburanti di non origine fossile. Una soluzione che però non piace all’Europa, perché troppo acerba, a fronte di una tecnologia elettrica che invece è allo stato dell’arte….

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