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Russia, le fabbriche di automobili Occidentali ora vengono sfruttate dalla Cina

Con lo scoppio della guerra in Ucraina, gli Occidentali hanno abbandonato le proprie fabbriche di automobili in Russia: la Cina ne approfitta.

Se gli Occidentali lasciano la Russia, ecco che la Cina prende possesso delle fabbriche di automobili di Mercedes, Volkswagen e Nissan. L’automotive cinese ha fatto suo ben più della metà dell’intero mercato russo, ma le case del Drago non sono intenzionate a fermarsi. Avviando la produzione dei propri modelli negli stabilimenti Occidentali – oggi in mano ad imprenditori locali – puntano dritte al cuore del Paese.

Russia, le fabbriche di automobili Occidentali ora vengono sfruttate dalla Cina
La Cina produce automobili nelle fabbriche Occidentali lasciate alla Russia – @MariaArg on depositphotos.com

Quella in atto in Russia è una dinamica assai anticipata dalla stragrande maggioranza degli osservatori. Se il “blocco occidentale” taglia i propri rapporti con Vladimir Putin, è più che prevedibile che il Presidente russo cerchi supporto e scambi commerciali altrove. Lo fa con i BRICS, quei Paesi che si discostano dall’impostazione filo-statunitense ma, in modo particolare, con la Cina.

Senza entrare eccessivamente nel merito degli scambi commerciali tra Russia e Cina, comunque ben controllati da Xi Jinping, che ne detta ritmi e modalità, dal punto di vista dell’automotive è un assist perfetto per i marchi cinesi. Questi prendono possesso di quelle fabbriche lasciate indietro dai costruttori Occidentali e tenute attive dalle aziende locali, avviando la produzione dei propri modelli.

Cina nelle fabbriche Occidentali: il report di Reuters

A spiegare le modalità con cui la Cina sta prendendo possesso degli stabilimenti Occidentali è Reuters. A quanto si legge dal report dell’agenzia di stampa britannica, in Russia non arriverebbero soltanto modelli già pronti, ma anche kit di assemblaggio che vengono poi completati in tre specifiche fabbriche: San Pietroburgo (ex Nissan), Kaluga (ex Volkswagen) ed Esipovo (ex Mercedes).

Protagonista della vicenda è Chery, costruttore arrivato anche in Italia quest’anno e che raccoglie un quinto delle vendite di autoveicoli destinati al trasporto passeggeri in Russia. Reuters spiega di aver contattato il brand cinese, che ha confermato la vendita di automobili nel mercato russo, senza però rispondere alle domande sull’assemblaggio delle stesse nel Paese.

Una dinamica suggerita, comunque, dall’aumento delle tasse d’importazione verso i veicoli prodotti all’estero imposte dalla Russia. Queste favorirebbero la produzione locale, in effetti approvata dalle autorità russe per alcuni modelli tra febbraio e agosto. La Cina sceglie comunque di non esporsi eccessivamente, cercando di tutelare la propria speculare espansione anche nel mercato Occidentale.

Le due facce della Cina: produzione sia in Russia che in Italia

Se Chery ha avviato in Russia la produzione delle sue autovetture – la Tiggo 7 rinominata Xcite X-Cross 7, vincitrice di un premio come “miglior nuovo brand in Russia” a settembre – il gruppo cinese è arrivato anche in Europa con Omoda&Jaecoo. In Italia, in particolare, ha aperto la sua prima sede commerciale a Milano, in uno degli edifici di Sviluppo Immobiliare Corio.


Leggi anche: Auto elettriche cinesi: perché l’Europa è divisa sui dazi e cos’ha votato l’Italia


Per ora la produzione europea si concentra sulla Spagna, che ha accolto il brand cinese a braccia aperte nella persona del Primo Ministro, Pedro Sanchez. Nonostante le trattative sul fronte italiano, la prima fabbrica del gruppo Chery, a controllo statale, sarà a Barcellona. Restano aperte le trattative con Stellantis, concentrate sull’impianto di Melfi.

Il ruolo della Cina nel mercato globale dell’auto non può che destare preoccupazione. L’espansione dei brand cinesi è rapida e aggressiva, sfruttando la collaborazione di Paesi affini per ideologia o necessità. L’Europa fatica ad imporre dazi convincenti sull’export, perché sono tanti i marchi che hanno delocalizzato nella pancia del Drago la propria produzione.

E mentre il previsto arrivo della Cina in Europa parte da Spagna e Ungheria, ma si affaccia rapidamente anche sull’Italia, Chery si prende anche il mercato russo. L’automotive cinese può diventare più dominante che mai.

Fonti

Andrea Boeris e Rossella Savojardo – Auto, il colosso cinese Chery sbarca in Italia: apre il suo head quarter a Milano in uno dei building di Sic
Alberto Annicchiarico – La cinese Chery sbarca in Europa: le sue auto si faranno in jv a Barcellona
Gleb Stolyarov e Alexander Marrow – Exclusive: China’s Chery assembles cars in Russian plants vacated by Western rivals

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Foto Copertina: @ddcoral on depositphotos.com

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