Il Toyota Hilux è il pick-up più utilizzato in Medio Oriente: da Hamas all’ISIS, perché i terroristi scelgono il fuoristrada giapponese?
Hamas, ISIS, pirati e ribelli da tutto il mondo: perché il Toyota Hilux è il veicolo prediletto dai terroristi? La risposta va ben oltre le considerazioni più banali. Parliamo di un veicolo estremamente affidabile e resistente – chi ha seguito le gesta del trio di Top Gear ne è consapevole – ma com’è possibile che cada nelle mani di organizzazioni criminali e violente in contesti ben lontani dal Mondo Occidentale?
Chi ha bazzicato in un certo lato di Instagram è sicuramente imbattuto nella famosa pagina “Toyotas of War” (ora cancellata e rinata sotto nuovo nome): un profilo che condivide foto di veicoli della casa nipponica in contesti di guerra, prevalentemente in Medio Oriente. Land Cruiser, Hilux – e talvolta anche Ford Tacoma ed F-150 – modificati ed equipaggiati con mitragliatrici o persino lanciarazzi.
Qualcuno potrebbe pensare si tratti di una pura coincidenza e che, in realtà, organizzazioni terroristiche come l’ISIS prendano qualsiasi veicolo gli capiti sottomano. In realtà non è esattamente vero, tanto che, nel 2015, il Dipartimento del Tesoro statunitense si rivolse direttamente a Toyota per cerca di fermare il flusso di fuoristrada che finiva nelle mani dello Stato Islamico.
Toyota di Guerra: un fenomeno sorprendente
Il Toyota Hilux nasce nel 1968 come alternativa “di lusso” al più basico Stout, in produzione dal 1954. Un pick-up versatile, incredibilmente affidabile e performante sia su asfalto che fuoristrada, che presto si diffonde sia negli Stati Uniti che in Europa. Insieme al Toyota Land Cruiser, nato invece nel 1951, ha rappresentato per anni il meglio che la casa giapponese potesse offrire per l’off-road.
Ma se il mercato regolare è stato un successo, di pari passo è presto cresciuto il mercato nero: i primi avvistamenti di fuoristrada Toyota in mano a gruppi estremisti risalgono alla fine degli anni ’60. Da allora, gli Hilux e i Land Cruiser sono stati protagonisti in Pakistan, Ruanda, Congo, Etiopia e Nicaragua, nelle mani dei pirati somali a Mogadiscio e dei ribelli sudanesi nel Darfur.
In tempi recenti, gli Hilux sono diventati parte dell’immaginario collettivo legato all’ISIS: in più occasioni, nei video di propaganda circolati in rete, i miliziani dello Stato Islamico sono stati visti sfilare su intere flotte di pick-up Toyota nuovi di zecca. E come dimenticare Hamas, che nel 2011, ha liberato il soldato israeliano Gilad Shalit attraversando il Varco di Rafah con un convoglio di Hilux bianchi.
Performanti, versatili e… Facilmente modificabili
I motivi che legano le organizzazioni terroristiche ai fuoristrada Toyota sono diversi. C’è certamente la questione performance: Hilux e Land Cruiser sono, fuori da ogni dubbio, dei veicoli fantastici. Parliamo di fuoristrada veloci, dall’ottima guidabilità sullo sterrato, che garantiscono agli utenti – chiunque essi siano – un’affidabilità e semplicità d’intervento più alta di altri competitor.
In contesti come quello del Medio Oriente, la logistica è un fattore critico tanto per i soldati regolari quanto per ribelli e terroristi. Gli Stati Uniti hanno speso quasi 10 miliardi di dollari, tra 2010 e 2020, soltanto su veicoli e aerei in Afghanistan (senza contare ricambi e carburante). Poter usufruire di mezzi capaci di portare persone e armamenti, coprendo lunghe distanze, è fondamentale.
A questo si aggiunge la questione legata alla propaganda. Le aree colpite dalla guerra, quando parliamo di Africa e Medio Oriente, sono zone tipicamente molto povere. La popolazione vive in condizioni estremamente precarie, spesso abbandonate dai propri legittimi governi. Un califfato capace di sfilare su fuoristrada nuovi e scintillanti ha vita facile nel reclutare nuovi adepti, banalmente alla ricerca di lavoro.
Come fanno i terroristi ad acquisire i Toyota Hilux?
Ma se abbiamo capito che i fuoristrada Toyota sono dei piccoli capolavori d’ingegneria e che è facile montarci su un fucile calibro .50, diverso è il discorso legato al loro acquisto. Il brand nipponico, nel corso degli anni, ha agito a più riprese contro la vendita dei propri autoveicoli ad organizzazioni paramilitari e terroristiche. È evidente, però, che il mercato regolare non sia quello prediletto da taluni agenti.
Una risposta definitiva, in realtà, non esiste ancora. La nebbia di guerra tende a nascondere un certo tipo di operazioni, soprattutto in contesti difficili come il Medio Oriente o l’Africa. Una serie di indizi e suggestioni, tuttavia, esiste: a favorire l’arrivo di pick-up Toyota ad organizzazioni come ISIS e Hamas potrebbe essere una vasta rete di contatti in Occidente, così come in Paesi limitrofi come Turchia ed Egitto.
I veicoli verrebbero rubati, spediti in Medio Oriente ed introdotti segretamente nelle zone occupate dai terroristi. Ma questi, in alcuni casi, possono anche essere sottratti direttamente ad altri agenti, che li avevano precedentemente ottenuti legalmente. Questo è il caso di 43 pick-up Toyota sottratti ai ribelli Siriani nel 2014, che li avevano ricevuti in dotazione dagli Stati Uniti.
Toyota di Guerra, Toyota di Pace
Era il 1987 e, al confine tra Libia e Ciad, la guerra tra i due Paesi entrava nella sua ultima fase. La prima godeva del supporto dell’Unione Sovietica mentre, come spesso capita ancora oggi, l’altro fronte poteva contare sugli Stati Uniti. Il conflitto prese il nome di “Guerra delle Toyota“, i veicoli che le truppe ciadiane sfruttavano, con immenso profitto, per i propri spostamenti.
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Ma se il Ciad può aver vinto quella guerra anche grazie agli Hilux e ai Land Cruiser, capaci di essere tanto veloci da sfuggire ad elicotteri e carrarmati, quei veicoli non sono soltanto macchine di morte. Al contrario, le loro capacità li rendono perfetti anche per le organizzazioni umanitarie che agiscono in quegli stessi territori difficili.
Forse non si saprà mai per certo come gli Hilux siano diventati il mezzo prediletto per la guerra fai-da-te o come ISIS e Hamas siano entrati in possesso di così grandi quantità di mezzi Toyota. A Toyota – la città, per chi non lo sapesse – continueranno ad impegnarsi affinché i propri pick-up non finiscano nelle mani sbagliate. Ma siamo certi che le Toyotas of War non scompariranno facilmente.
Fonti
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Foto Copertina: @EksCat on X