Questa settimana si svolge la 87a edizione della 24 ore di Le Mans: scopriamo i segreti della pista, la storia e i record di questa gara leggendaria.
È la gara che vale quanto un campionato. Ambita, sfuggente, lunga, affascinante e faticosa. È la 24 ore di Le Mans. Quest’anno giunge alla 87a edizione, e vede il più grande numero di partecipanti di sempre, ben 62. Saranno 8 i prototipi LMP1, 20 le LMP2 provenienti da tutti i campionati, 17 le GTE-PRO, ancora 17 le GTE-AM.
Sarà l’ultima gara della lunghissima superstagione del WEC 2018/19, e assegnerà 1,5 volte i punti normali (38 al vincitore).
Per alcuni questa Le Mans sarà anche l’ultima gara almeno per un po’, ad esempio per Dragonspeed in LMP1 e LMP2, per Risi Competizione in GTE-PRO, per Ford e BMW che si ritirano dal WEC, per una delle due Jackie Chan DC Racing, nonchè per Fernando Alonso, che dopo una stagione trionfale con Toyota può ancora centrare il titolo e una seconda 24 Ore, e ha annunciato che dopo il 2020 dedicato a nuove sfide, tornerà certamente alla maratona francese.
Il tracciato
Fin dal 1923 la 24 ore si tiene sul Circuit de La Sarthe, che dal circuito permanente Bugatti passa alle strade pubbliche a sud di Le Mans, per un totale di 13626 m.
Nonostante le numerose modifiche, tra cui la più importante è quella del 1990, quando vennero introdotte le chicane sull’Hunaudierès, il carattere del circuito rimane simile a quello originario, un tracciato velocissimo e probante.
Primo settore
Si inizia sul rettilineo dei box, con l’arrivo situato poco dopo l’uscita dall’ultima chicane. La partenza dal 2018 è 120 m più avanti del traguardo, per permettere delle riprese più scenografiche. Segue la ampia curva Dunlop, in pieno, e subito dopo la chicane Dunlop, molto stretta. Da qui si esce dal circuito Bugatti delle moto e si percorrono le esse, relativamente veloci, che precedono la rapida curva a destra Tertre Rouge, che immette sulla parte temporanea del circuito, il leggendario rettilineo Hunaudierès. Questa curva vede i prototipi a oltre 200 km/h, ed è cruciale per l’accelerazione successiva. Purtroppo 6 anni fa vi perse la vita Allan Simonsen, nell’ultimo incidente mortale qui a Le Mans.
Secondo settore
La prima sezione della Ligne Droite des Hunaudierès, la più lunga (circa 2km), in cui è posto lo speed trap, conduce alla Chicane Forza (o Playstation), una destra-sinistra-destra dove si frena da 320 km/h a circa 120 km/h. Si procede per la seconda parte del rettilineo, che conduce alla chicane Michelin, che è uguale alla prima ma speculare. L’ultima parte del rettilineo è caratterizzata dalla piega dopo la chicane e dal dosso di Mulsanne, superato il quale si giunge all’omonimo tornante, che si affronta a circa 100 Km/h. Tutte queste frenate sono cruciali per ricaricare le batterie delle auto ibride, e le Toyota faranno lift and coast per molto tempo sull’Hunaudierès, mentre le LMP1 private raggiungeranno la massima velocità, con Vandoorne che nei recenti test ha sfondato il muro dei 350 km/h, nuovo record. Le GTE viaggiano a circa 300 km/h, le LMP2 dal 2017 sono in grado di raggiugere i 335 km/h, come le Toyota.
Terzo settore
La curva Mulsanne esce sul rettilineo curvo di circa 1,5 km, che conduce alla secca curva a sinistra Indianapolis, preceduta da una piega a destra che solo alcuni prototipi possono percorrere in pieno. Dopo un breve tratto rettilineo si giunge alla ancora più stretta curva Arnage, il punto più lento del tracciato. Il rettilineo successivo è l’ultimo tratto su strade ordinarie, e conduce alle eccitanti curve Porsche, una sequenza di esse molto veloci, in cui è cruciale avere deportanza. Questo settore venne introdotto nel 1972, sostituendo il tratto della “Maison Blanche”, un settore velocissimo con una curva percorsa all’epoca a oltre 240 km/h, e rimasto nella memoria nel Film di Steve McQueen sulla 24 ore di Le Mans.
L’ultimo rettilineo conduce alle due chicane Ford, dove è importante la precisione sui cordoli.
Oltre al layout molto impegnativo la 24 ore di Le Mans testa i concorrenti con sfide ulteriori quali maltempo e soprattutto la notte: i tratti stradali sono completamente bui, mentre la zona dei box è più illuminata.
Per facilitare il lavoro dei commissari e far procedere la gara anche in caso di incidente, il circuito è suddiviso in nove zone, che sono quelle in colori diversi nella mappa. Quando la direzione gara chiama una “slow zone”, l’intero settore deve essere percorso a 80 km/h. È come una virtual safety car, che però vale solo per un settore. Le safety car sono tre, e partono in tre settori diversi dalla pista, un altro aspetto unico di un circuito così lungo.
Record
Maggiore distanza percorsa in gara (assoluta) | 5410.713 km (397 giri) | Audi R15+ TDI, 2010 |
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Giro veloce in gara (assoluto) | 3:17.475 | André Lotterer, Audi R18 e-tron quattro, 2015 |
Pole Position (Assoluta) | 3:14.791 | Kamui Kobayashi, Toyota TS050H, 2017 |
Pole Position (GTE-PRO) | 3:47.504 | Gianmaria Bruni, Porsche 911 RSR, 2018 |
Porsche detiene il record di vittorie assolute, ben 19, nonchè quello di vittorie per classe, oltre 100. Segue Audi con 13 vittorie e Ferrari con 9, l’ultima nel 1965.
Il giro record di Kamui Kobayashi del 2017