Fra voci, rumor, indiscrezioni e cambi nel board, tutto quello che può andare storto per l’arrivo di Audi in F1.
Audi dovrebbe fare il suo ingresso in F1 nel 2026, rinominando l’attuale Alfa Romeo che, dal 2024, tornerà ad essere Sauber. In realtà dire “dovrebbe” non sarebbe corretto, essendo la macchina tedesca già in moto per portare il brand nel Circus, con un piano che prevede una progressiva acquisizione di quote del team svizzero. Eppure, qualcosa potrebbe andare storto.
La Formula 1 è in tumulto per il caso Andretti, che promette di protrarsi ben oltre la fine del campionato corrente. Con team e Federazione divisi sull’ingresso della nuova squadra americana, che porterebbe una motorizzazione General Motors, un’altra grande casa sembra traballare. L’arrivo di Audi nel Circus non sembra più così scontato.
Stabilire quali siano voci fondate e quali “rumori di sottofondo” creati appositamente da squadre rivali per screditare il lavoro di un futuro concorrente è complicato. Il progetto Audi è un qualcosa di troppo grande per svanire da un momento all’altro: non solo la quantità di denaro investita, ma anche gli accordi con FIA per il nuovo regolamento tecnico 2026 risulterebbero completamente vani in caso di dietrofront tedesco.
Soldi persi e figuracce
Il primo punto interessante, in effetti, è proprio il ruolo che ha la Federazione nell’arrivo di Audi. Per ottenere il “sì” di Ingolstadt la FIA ha acconsentito ad uno stravolgimento delle Power Unit: niente più MGU-H e una MGU-K potenziata, affinché la componente elettrica produca la stessa potenza di quella a combustione. Un modo “semplice” per far ripartire tutte le squadre da zero e permettere ad Audi di non arrivare svantaggiata.
Il costruttore tedesco non vuole dover inseguire per anni e il motivo è presto detto: per mantenere il proprio consiglio d’amministrazione fedele all’impegno nel Circus, non bisogna sprecare fondi. Specialmente se proprio il board aziendale non è davvero convinto della strada presa: in estate Markus Duesmann, CEO di Ingolstadt e fautore del progetto F1, ha rassegnato le sue dimissioni, e non è chiaro come questo influirà sul futuro di Audi.
Il nuovo CEO Gernot Döllner dovrebbe, entro fine anno, stabilire la sua posizione sulla questione. Se un dietrofront risulterebbe in tantissimi soldi buttati e una grossa perdita d’immagine per Audi e FIA, un’altra alternativa potrebbe comparire all’orizzonte. Döllner è da tempo un “uomo Porsche“, così come il CEO del Gruppo Volkswagen: che il brand di Stoccarda possa sostituire i Quattro Anelli?
Un caso delicato
La sensazione, però, è che Audi non possa tirarsi indietro. Dopo aver ritirato il suo impegno dal WEC e aver tagliato molti fondi destinati al motorsport pur di aver pronto il team di Formula 1, è difficile che Porsche possa subentrarle. Il punto caldo resta la competitività: con una Formula 1 dove recuperare il terreno perso è sempre più difficile, partire con un gap troppo ampio dai primi sarebbe una condanna.
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Audi sta lavorando instancabilmente sui suoi motori, che potrebbero già girare su un muletto nel 2025. Ma chi pensa al resto della vettura? È difficile immaginare che l’attuale azionista di maggioranza Sauber, Finn Rausing, possa fare spese folli per un team che comunque è destinato a cedere. Ingolstadt è allora chiamata ad ulteriori investimenti per avere una base solida che prescinda dalla Power Unit.
Mettendo da parte tutte le voci di corridoio, è chiaro che l’impegno di Audi nel Circus sia un enorme investimento e un’ancora più grande scommessa. Che i Quattro Anelli possano tirarsi indietro è quasi certamente impossibile, ma ciò non vuol dire né che Audi riuscirà nell’impresa di essere subito competitiva né che confermerà il suo impegno sul lungo termine.
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