La gara di Las Vegas, con i suoi VIP, il suo show e lo spettacolo in pista ha dimostrato una volta per tutte l’anacronismo di Monaco in F1?
Las Vegas e Monaco, due facce (molto diverse) della stessa medaglia, in F1. Entrambe portavoce dell’anima glamour del Circus, entrambe sgargianti ed eccessive, entrambe “particolarità” del calendario. L’una storica, che ha visto correre il primo Gran Premio addirittura nel 1929, quasi cento anni fa. L’altra novità assoluta, arrivata soltanto quest’anno ma già destinata a restare a lungo.
Il paragone fra le strade della Sin City e quelle del Principato non è forzato dalle caratteristiche del circuito. Sono entrambi cittadini, ovvio, ma il rapporto fra le due non dipende direttamente dalla conformazione della pista. Per capire i motivi dietro questo “scontro”, bisogna riflettere sull’esistenza stessa del Gran Premio di Montecarlo.
Partiamo da una domanda: se Monaco non fosse in calendario e a qualcuno, oggi, venisse in mente di inserircelo, quel qualcuno verrebbe preso sul serio? La risposta è semplice, non dobbiamo mentire a noi stessi: assolutamente no.
La spettacolarità della gara monegasca si è persa già da decenni. Le monoposto sono diventate via via troppo grandi per le stradine del Principato. Le chance di sorpasso sono progressivamente scese ad uno zero (quasi) assoluto. E allora come mai a nessun decision maker è ancora venuto in mente di depennarlo dalle tappe del Mondiale?
Il dolce profumo del danaro
La risposta la diamo senza giri di parole: è un business. Montecarlo è stata, per lunghissimo tempo, la tappa prescelta dagli sponsor per siglare ricchissimi contratti. Non solo, il weekend del GP di Monaco è sempre stato teatro di eventi dedicati a quegli stessi sponsor, con un giro di denaro impareggiabile per qualsiasi altro appuntamento del Mondiale.
Chi si occupa del lato commerciale del Circus ha però lasciato intendere, da qualche anno, che il business si sta spostando. Non solo da Monaco, in realtà, ma dall’intero continente europeo. E se cade il lato economico, in un contesto che sportivamente ha già smesso di offrire spettacolo, cosa resta?
Un appassionato di Formula 1 sarà pronto a rispondere che basta la storia per difendere Montecarlo. Basta la difficoltà del circuito, vero test delle abilità dei piloti. Basta il sabato, che ospita le qualifiche più emozionanti dell’anno. Eppure, le teste pensanti del Circus hanno già ampiamente dichiarato (e dimostrato) che tutto ciò non conta nulla.
“Viva Las Vegas”
Dal punto di vista del business, Las Vegas è la naturale evoluzione di Montecarlo. È una tappa per ricchi e VIP, che offre un palcoscenico straordinario per sponsor di tutti i tipi e, dai primi report, si è dimostrata capace di diventare l’evento più di successo della storia della città. E dal lato sportivo? Con ben 99 sorpassi, è la gara (asciutta) che ne ha registrati di più da Cina 2016.
Bisogna andare molto cauti con i giudizi sulla gara, certo. È solo il primo appuntamento, bisognerà giudicare sul lungo periodo. Ma le premesse sono ottime e il futuro della Sin City è più roseo che mai, nonostante le tante controversie.
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Liberty Media ha sottolineato più volte che la storia non basta per restare in Formula 1. Se sembra un sacrilegio che circuiti come Monza o Spa-Francorchamps debbano adattarsi ai tempi che corrono pur di restare nel Circus, Monaco non ha neanche questa possibilità. È una gara innegabilmente anacronistica, che non offre più spettacolo per lo spettatore medio (e, a volte, neanche per il grande appassionato).
Se crolla il lato economico della tappa, di Monaco resta solo la storia. Ma per quanto ancora sarà una buona ragione per restare in un calendario che si espande e si rinnova stagione dopo stagione?
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