Adrian Newey ha raccontato di quella volta in cui fu quasi licenziato da Ron Dennis nelle sue due prime settimane in McLaren a causa della tinteggiatura nel suo ufficio
Mika Hakkinen deve molto del suo successo in Formula 1 a Adrian Newey. Il geniale tecnico britannico, riconosciuto oggi come uno dei più grandi (se non il più grande) progettista di tutti i tempi, fu infatti l’artefice delle vincenti McLaren MP4-13 e MP4-14 del 1998 e 1999, con le quali il pilota finlandese si laureò campione del mondo. Tuttavia, in una recente intervista, il britannico ha raccontato di essere stato a un passo dal licenziamento per aver mandato Ron Dennis su tutte le furie.

Quando Ron Dennis fu a un passo dal licenziare Newey in McLaren
Nel 1997, dopo aver fatto le fortune di Williams nei sette anni precedenti, Newey decise di sposare il progetto McLaren, per cercare nuove sfide e riportare la gloriosa scuderia britannica al successo dopo diversi anni di digiuno.
Intervenuto al podcast Formula For Success insieme a Eddie Jordan e David Coulthard, uno degli argomenti di discussione è stato proprio Ron Dennis, storico team principal McLaren dal 1981 al 2009.
“Adrian andò alla McLaren e decise con Ron, come una sorta di personaggio speciale, per cui tutto deve essere o argento, grigio o nero”, ha affermato Jordan. “Così Adrian decise, in qualità di ingegnere capo e aerodinamico, di dipingere il suo ufficio di turchese. A quel punto Ron è entrato in ufficio e ha perso la testa”.
”Ero lì da appena due settimane – ha commentato Newey prendendo in mano il discorso – quindi lavoravo come un pazzo per preparare il progetto della vettura del 1998. L’ufficio che ereditai fu il vecchio ufficio di John Barnard, con pannelli di mogano dal pavimento al soffitto, un tavolo di mogano scuro, una sedia nera, tappeti scuri. Era davvero deprimente”.
”Così, mentre stavamo per partire per l’Ungheria, dissi al direttore della fabbrica: “Puoi ravvivarlo un po’ il weekend?”. Gli diedi una cartella di vernice turchese e gli chiesi di mettere un tappeto beige, di cambiare la sedia con qualcosa di più chiaro. Lui fece tutto questo nel fine settimana, tornò il lunedì e l’ufficio fu come nuovo”.
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“Quella sera, Ron entrò verso le sei per vedere come procedevano le cose e quando entrò, guardò in alto. Non disse una parola. Iniziò a boccheggiare come un pesce rosso e, mentre boccheggiava, diventò sempre più rosso fino a diventare viola. Pensai: “Sta per avere un infarto qui e ora!” Alla fine, senza dire una sola parola, con il naso all’insù, girò i tacchi e se ne andò senza dire una parola”.
“Credo che per lui ci fossero due aspetti. Innanzitutto, il fatto che la sua fabbrica avesse un po’ di colore e, in secondo luogo, che tutto ciò fosse accaduto senza che lui lo sapesse. È un po’ un maniaco del controllo, il che è giusto, probabilmente nelle corse automobilistiche bisogna esserlo”.
“Anni dopo ho scoperto da Lisa, sua moglie, che quella sera tornò e disse: ‘Basta! Sbarazzatevi di lui. Domattina lo licenzio!” Lei lo convinse a lasciar perdere, ma non era contento”.
Alla fine Newey si fece ampiamente perdonare, facendo uscire dalla sua magica penna due dei suoi migliori progetti. Con ben nove successi, la MP4-13 permise a McLaren di tornare campione del mondo costruttori nel 1998, con Hakkinen che invece si aggiudicò il primo mondiale della carriera.
Dodici mesi più tardi, complice anche il terribile incidente occorso a Michael Schumacher nel GP di Silverstone, il finlandese bissò il successo iridato con la MP4-14, vincendo il suo secondo ed ultimo mondiale. Newey proseguì invece in McLaren fino al 2005, per poi iniziare una straordinaria avventura in Red Bull e vincere altri sei titoli.
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