L’halo è ormai diventato una caratteristica stabile nel mondo delle competizioni FIA. Ecco le sue principali caratteristiche che hanno permesso di salvare la vita di diversi piloti.
Dal 2018 la FIA ha imposto l’adozione dell’halo sulle monoposto dei propri campionati, inclusi Formula 1 e Formula E.
L’halo è un componente aggiuntivo di sicurezza per il pilota. Situato sopra l’abitacolo, esso serve a proteggere la testa del pilota dall’impatto contro altre vetture e dai detriti più grandi. La sua utilità è già stata apprezzata in alcuni episodi in Formula 1, Formula 2 e Formula 3, salvando diverse vite. Tra le aziende incaricate di realizzare gli halo vi è anche l’italiana V systems.
L’idea base è quella di creare una sorta di gabbia attorno alla testa del pilota. Grazie ad uno dei video della serie Blueprints by Mahindra è possibile apprezzarne meglio le caratteristiche tecniche e strutturali.
L’halo è composto da tre macro parti in titanio saldate insieme. Due parti formano una sorta di aureola sopra il casco e si agganciano ai lati dell’abitacolo dietro alla testa del pilota. Il terzo componente invece è il sostegno che sorregge gli altri due ed è situato in posizione frontale rispetto al pilota. La saldatura delle parti deve svolgersi in un ambiente chiuso ad atmosfera controllata per garantire la massima qualità e resistenza del prodotto finale.
Il materiale scelto, il titanio, permette di contenere il peso rispetto all’acciaio, offrendo però caratteristiche strutturali di resistenza decisamente migliori rispetto all’alluminio. In particolare si tratta di titanio di grado 5, già utilizzato in campo aerospaziale.
Le forze in gioco
Per essere a norma, i sostegni devono resistere a delle specifiche forze applicate in fase di test, dimostrando così di non collassare in caso di incidente, che è proprio quando la sua integrità diventa di estrema importanza.
I due agganci laterali dietro al casco devono sostenere un carico verticale di 75 kN ognuno. Il pilone centrale invece deve resistere ad una forza verticale di 88 kN. Inoltre l’halo deve sopportare nel suo complesso, per 5 secondi e senza flettersi eccessivamente, un peso verticale corrispondente a 12 tonnellate, ossia la massa di 2 elefanti africani. La sua resistenza gli consente di poter sostenere l’impatto con una valigia piena sparata a 225 km/h.
Oltre alle forze verticali, il pilone frontale deve sostenere una forza orizzontale di altri 88 kN. In questo modo viene certificata la resistenza all’impatto frontale contro i detriti.
L’halo tuttavia sarebbe di ben poca utilità se il corpo della vettura non fosse adeguatamente resistente. In tal caso si avrebbe una situazione in cui la scocca in carbonio collassa sotto l’halo, rendendo vano ogni tentativo di protezione del pilota. A tal fine anche i progettisti hanno irrobustito anche l’abitacolo così da poter sostenere i carichi sopra descritti.
In Formula 1 l’halo è stato usato dai team come base di aggancio per delle ulteriori appendici aerodinamiche, con lo scopo di migliorare i flussi d’aria verso la zona posteriore della vettura.
In Formula E invece esso ospita dei led che si illuminano di un colore differente a seconda della potenza utlizzata dal pilota, quindi se questi stia correndo normalmente o stia sfruttando il fanboost o l’attack-mode.
L’halo è stato introdotto come componente di sicurezza, ma come sempre accade nelle corse ogni cambiamento viene sfruttato anche per altri fini rispetto a quello principale.
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