L’esordio nella complicata Jeddah ha incantato, ora Bearman è la rivelazione: dietro la super-prestazione non c’è “solo” il talento, parla Jock Clear.
Talento, freddezza ed una inusuale maturità. Il giovane “Ollie” è ora una rivelazione: per alcuni la grande prestazione araba è dovuta ad una maggior “semplicità” delle F1 odierne. Ma c’è molto di più, a partire dal lavoro al simulatore dello stesso Bearman: la spiegazione di Jock Clear dopo l’esordio in F1.
Balzato in fretta e furia sulla SF-24 di Carlos Sainz, il talento del vivaio Ferrari è stato sin da subito capace di calarsi nel ruolo. A Jeddah è stata l’epifania di un talento cristallino, capace di crescere giro dopo giro, mostrando non solo una discreta abilità con il piede destro, ma anche una spiccata maturità e capacità di apprendimento. Sui social nel post-gara saudita si sono moltiplicati gli elogi al britannico e – tra questi – anche l’idea di alcuni che le F1 odierne siano più “facili” da portare al limite.
Ma dietro alla guida di Bearman in Arabia Saudita c’è molto di più. Pur essendo stato catapultato sulla vettura di Maranello nelle FP3, l’inglese conosceva già parzialmente la vettura.
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Ai microfoni della Gazzetta dello Sport ha parlato il responsabile della Ferrari Driver Academy, Jock Clear. In primis, l’ingegnere britannico ha sottolineato la differenza tra il Circus odierno e quello di qualche tempo fa.
“Oggi la Formula 1 richiede di essere efficiente in quello che fai”, ha spiegato. “Quando Jacques Vileneuve debuttò con la Williams, nel 1996, aveva alle spalle 27 mila chilometri di test affrontati durante l’inverno. Era normale, ma anche molto costoso. Ollie avrà fatto al massimo tremila chilometri, su macchine di F1 del 2021 e del 2022, niente rispetto ai piloti titolari. Eppure si è dimostrato subito pronto.”
Bearman e l’intenso lavoro al simulatore F1 con Leclerc e Sainz
Poi il racconto di un intenso lavoro profuso dietro le quinte: “La prestazione in Arabia Saudita è stata la validazione di tutto il lavoro svolto in fabbrica sul simulatore. Lì Ollie ha avuto modo di guidare la vettura di quest’anno, da novembre fino a marzo, affiancando Leclerc e Sainz nello sviluppo. E questa esperienza è servita come lezione poi messa in pratica“, ha proseguito Clear. “È la prova di quanto il simulatore oggi sia fedele alla realtà, perché ha ritrovato subito le stesse sensazioni una volta salito sulla SF-24, anche se le accelerazioni laterali del circuito di Gedda non si possono certo riprodurre.”
Infine l’ingegnere di Portsmouth ha ricordato: “La velocità non è tutto. Conta di più l’intelligenza, la capacità mentale di elaborare informazioni rapidamente e gestire situazioni complicate. Questo fa la differenza in F1.”
“Chiamato senza preavviso, ha imparato subito nonostante la pressione. In gara è andato oltre ogni aspettativa. In tanti anni non ho mai visto un debutto così impressionante da parte di un ragazzo di 18anni che corre in F2.”
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