Traguardo importante per l’Autodromo di Monza e l’ACI che quest’anno festeggiano la novantesima edizione del Gran Premio d’Italia. Dalla prima gara nel ’21 a Montichiari ai successi moderni dell’era Ibrida; come è cambiata la gara nel corso dei decenni lo scopriamo insieme nelle prossime righe. 90 anni GP Italia
L’Italia è un paese meraviglioso, e meraviglioso è anche lo Sport che una volta all’anno prende vita nella prima settimana di settembre. La cosa bella è che a tutti piace il GP d’Italia, anche se si presenta come il più corto (in durata) di tutto il calendario. Ma a noi appassionati italiani, che siamo fortemente entusiasti ce ne freghiamo della durata; è bello sentire che un qualcosa d’importante accade nel tuo territorio, ancor di più se quel qualcosa è in mondovisione e parla di Motori. 90 anni GP Italia
Cade quest’anno la novantesima edizione del Gran Premio d’Italia e Monza, come di consueto sarà la location destinata ad ospitare la gara. Novant’anni sono tanti e visto l’importante traguardo raggiunto abbiamo pensato di scrivere qualcosa per celebrare questo importante arrivo. Storie, aneddoti e i piloti che hanno segnato la narrazione dell’evento motoristico più importante sul nostro territorio.
C’era una volta
Il sipario sul palcoscenico del “Bel Paese” si apre alle corse automobilistiche il 4 settembre del 1921 a Montichiari, cittadina della provincia bresciana. Il circuito venne ricavato da delle strade pubbliche, chiaramente ancora per la maggiore in ghiaia e sterrato, quindi non è arduo immaginarsi i piloti muniti di occhialini anti-polvere sgommare sulle strette ruote massacrate dai nemerosissimi cambi di direzione. Il vincitore fu il francese Jules Goux che concluse la gara davanti ai soli cinque avversari (di cui tre, tutti italiani, ritirati) in tre ore e mezza. 90 anni GP Italia
L’Autodromo di Monza nasce nel 1922, costruito tra maggio ed agosto in gran velocità se si pensa agli strumenti tecnici dell’epoca. A settembre, per precisione il 10, si corre la seconda edizione del GP d’Italia, vinto dalla FIAT dell’Italiano Pietro Bordino.
Il palmares delle vittorie italiane in quell’epoca avanza fino al 1925; in quell’anno a tagliare per primo il traguardo del tracciato brianzolo è Brilli-Peri con l’Alfa Romeo; la squadra del Biscione non era nuova alla vittoria di Monza, infatti aveva ottenuto il successo già l’anno prima con Antonio Ascari, padre del grande ed indimenticabile Alberto. Bugatti e Delage la fanno da padrona per i tre anni che precedono la sospensione della corsa. Sono i francesi Charavel, Benoist ed il monegasco Louis Chiron a centrare il successo ai danni dei bolidi italiani.
Gli anni trenta passano alla storia motoristica come il periodo di dominio Alfa, ma Mercedes e Auto-Union (l’odierna AUDI) non stanno di certo ad osservare. Tra le velocissime curve dell’autodromo, i team tedeschi – prima quello di Stoccarda poi i bavaresi – guidati da Caracciola, Stuck e Rosemeyer rompono la striscia vincente degli idoli di casa Nuvolari, Campari e Fagioli, facendo sventolare sul podio la bandiera nazista.
Stop con la Seconda Guerra Mondiale
Dallo scoppio del Secondo conflitto Mondiale alla fine dello scontro bellico, il Gran Premio d’Italia non prende vita. L’ultimo vincitore nel 1938 è Tazio Nuvolari con Auto-Union. La competizione riapre i battenti nel ’47, dove a Milano si svolge il primo GP d’Italia del post-guerra.
Nel capoluogo lombardo il podio lo compongono Trossi, Varzi e Sanesi. il circuito fu ricavato tra le strade nel quartiere del Portello, dove oggi si trova la Fiera di Milano; il tracciato semplice, 7 curve da 90° unite da medio-lunghi rettilinei districati nel bel mezzo del Parco Sempione. Il tutto da ripetere per ben 100 volte per un totale di 345Km totali.
Nel ’48 tocca a Torino accogliere lo spettacolo offerto dalle monoposto schizzanti a velocità spropositate. In Piemonte vince l’Alfa Romeo di Jean Pierre Wimille. Il francese domina incontrastato per tutto il weekend ottenendo Pole position, giro veloce e vittoria.
L’anno dopo la tappa italiana fa ritorno a Monza, che nel frattempo, ha attuato negli anni d’assenza nelle competizioni migliorie all’impianto interno al Parco Reale. Il rientro del tracciato è un clamoroso successo che di prepotenza entrerà negli albori come il primo GP italiano vinto dall’allora “giovanissima” Scuderia Ferrari. La “125” di Ascari si lascia alle spalle le Talbot e Maserati avversarie, addirittura arrivando a doppiarle e triplicarle, trionfando così davanti alla folla festante.
Che Festa!
Con l’avvento degli anni cinquanta e la nascita della Formula 1, il Gran Premio a Monza diventa sempre di più un appuntamento fisso per i grandi, seppur ancora pochi, appassionati del genere. Gli italiani vanno in visibilio per il grande Alberto Ascari, già vincitore nel ’49; il milanese si impone per altre due volte nel ’51 e ’52 sempre con la scuderia di Maranello. Le velocità toccano i limiti dell’immaginabile se si pensa che con i mezzi di allora si potevano raggiungere di media i 185 chilometri orari.
Fangio e Moss si prendono la scena monzese dal ’53 al ’57. L’argentino ottiene tre primi posti di fila fino al 1955, anno d’esordio dell’iconico anello della velocità, per poi cedere il testimone al campione londinese, vittorioso alla guida di Maserati e Vanwall. Quest’ultimo è protagonista di una delle più incredibili e fantascientifiche (visto con gli occhi di oggi) vittorie della storia della categoria e più in generale, del Motorsport. 90 anni GP Italia
Momenti indelebili
Nel 1956 la gara italiana rappresenta l’ultima tappa del calendario. Moss, primo a cinque giri dal termine, finisce la benzina della sua Maserati; Luigi Piotti, allora suo compagno di squadra decide di fare una mossa assai inaspettata. Rallenta, punta la coda dell’auto gemella e lo spinge verso i box per agevolarlo nel rifornimento. Una volta riempito il serbatoio Moss si immola a caccia di Musso, leader della corsa. L’italiano della Ferrari ad una manciata di chilometri è costretto ad abbandonare a causa di un incidente alla Sopraelevata Sud, lasciando al britannico la testa del gruppo che manterrà fino alla bandiera a scacchi. 90 anni GP Italia
Le auto si continuano a sviluppare sempre di più. Il decennio famoso per essere l’epoca della Dolce Vita e della Beat Generation, propone al pubblico motoristico nuove forme di monoposto. Motore posteriore da un litro e mezzo e materiali più leggeri portano l’organizzazione dell’Autodromo a confermare l’utilizzo dell’Anello ad alta velocità. Phil Hill sale sul gradino più alto del podio nel 1960, portando un ottima Ferrari 246 alla vittoria, che si riproporrà anche nel 1961. Questo un’anno drammatico per la Rossa che proprio a Monza perde Wolfgang Von Trips a seguito di un contatto con Jim Clark. Il tedesco, allora primo in classifica perse la vita assieme a 14 spettatori travolti dalle lamiere della Ferrari.
L’incidente diede il via ad un lavoro di sicurezza del circuito; furono così aggiunti paletti e reti per proteggere i tifosi da possibili urti.
L’Oriente nella culla d’Occidente
A Monza anche i giapponesi hanno dimostrato al mondo quanto potessero fare paura ai giganti europei. Nel 1967 Honda si presenta al nono appuntamento stagionale in ottima forma. Lo dimostra il risultato che premia la casa del sol levante e il suo pilota, John Surtees, primo a due decimi dall’australiano Brabham; il finale è da cardiopalma, con un tentativo di quest’ultimo di sopravanzare l’inglese con una staccata prima della parabolica; Brabham calcola male la frenata, arriva lungo e sfuma la possibilità di lasciarsi dietro Surtees, accontentandosi del secondo posto.
La Grande Tristezza
La morte di Jochen Rindt su Lotus 72 nel giorno delle qualifiche del GP d’Italia del 1970, fu una delle ultime pagine tristi scritte nel grande libro dell’Autodromo di Monza. L’uomo era sbarcato sulla Luna da più di un’anno quando Colin Chapman stava riportando la Lotus nell’olimpo della Formula 1. Il pilota di Graz allora in capo alla classifica mondiale perde inaspettatamente la vita il sabato a seguito di un botto tremendo che ha disintegrato le lamiere della sua “Red’n’Gold” Lotus.
Un altro paragrafo nero della storia della Formula 1 in Italia ferma il tempo nel 1978. Otto anni dopo, con la stessa scuderia, ma in differente momento e posizione, Ronnie Peterson è vittima di un incidente al via; arrivato il gruppone alla prima variante (allora variante Goodyear) scoppia un incendio clamoroso, di cui lo svedese è nel mezzo. La corsa verrà per breve stoppata per agevolare i soccorsi a trasportare il driver di Chapman all’ospedale Niguarda di Milano nel quale morirà il giorno successivo a causa delle troppe ustioni sul corpo.
Quando il circus fece tappa nella Motor Valley
Nel 1979 il tifo ferrarista arriva alle stelle grazie ad un mondiale arrivato proprio con il successo a Monza di Scheckter Il sudafricano festeggia il primo ed unico titolo con la vittoria, raddolcita dal secondo posto di Villeneuve. L’anno dopo è quello del passaggio di consegne da Monza ad Imola.
Il tracciato emiliano ospita per l’unica volta il GP tricolore della storia di questo sport; è il 1980 e come fino a non molto tempo fa, prima del weekend di gara i team erano soliti a vari giorni di test per studiare meglio la relazione vettura-pista. Le qualifiche vedono il dominio transalpino Renault: Arnoux primo, Jabouille secondo. La bandiera a scacchi però vede salire sul podio una tripletta costruttori britannica composta dalla Brabham di Piquet e le Williams di Jones (campione quell’anno) e Reutmann. Scheckter è il primo delle Rosse, è solo ottavo, Villeneuve invece si ritira al quinto giro.
Un’Atmosfera Fantastica in un Parco Reale
Passata la stagione 1980, il nostro GP ripassa in Brianza; il circuito situato nel Parco più esteso d’Europa continua a rimanere tappa salda del mondiale. Salda come una delle decine di “tribune” abusive, (già presenti ad inizio ’70) create con gli squarci nella parte di cartone destinata allo sponsor. A chi non è capitato di vedere una foto che ritrae le palizzate colme di ragazzi in trepidazione e nell’atto di “spingere” i propri idoli in pista.
Proprio per questo Monza è un luogo unico. Sopraelevate, rettilinei infiniti, velocità folli, tribune nate dalla fantasia di qualche appassionato squattrinato che pur di non perdersi lo spettacolo rischia la vita a decine di metri d’altezza. Le maree rosse, le bandiere tricolori e l’entusiasmo di migliaia e migliaia di sostenitori, le corse sotto il podio a fine gara posso assicurarlo, è difficile vederle da altre parti. Tutto questo internamente alla recinzione del grandioso Parco Reale.
Quando il “Drake” decise di fermare Senna
Se c’è un giorno che un tifoso ferrarista può non dimenticare è l’11 settembre 1988. Per dirla in breve è l’anno delle McLaren, è l’anno di Ayrton Senna. Niente e nessuno poteva rendere la vita difficile al brasiliano nel suo primo anno nel team di Woking. Nessuno. Tranne (probabilmente) Enzo Ferrari. Il “Drake” se n’era andato da poche settimane, aveva lasciato la Rossa e i suoi tifosi in un silenzio tombale e affranto.
Semafori spenti, la gara prende il via e Senna, partito dalla prima casella mantiene la posizione seguito da Prost, mentre Berger ed Alboreto completano il quartetto; Tutto funziona secondo i piani fino alla tornata 35 quando Prost mostra segni di cedimento al motore. Ayrton finisce contro la Williams di Schlesser e con uno zero finale, colpa di un malinteso in prima variante col francese doppiato di due giri.
Morale della favola, (perchè quella di Monza sembra veramente una favola) a spuntarla sono le due Ferrari, che tranquille tranquille arrivano al traguardo prima e seconda con Berger e Alboreto portati in trionfo nel post gara come Eroi della Patria. E con il grande Enzo che da lassù, per l’occasione, si sarebbe tolto gli occhiali e messo a ridere di gusto. 90 anni GP Italia 90 anni GP Italia
L’Era Moderna
La storia più recente della corsa monzese ci porta alla parola “Modifiche”. Tante ne sono successe nella vita dell’autodromo, dall’introduzione della doppia variante, alla recisone della curva Ascari, corretta ad inizo anni ’70 con le odierne tre curve. La seconda di Lesmo ha preso vita così come la vediamo oggi a metà anni ’90 mentre prima si presentava come un curvone da fare in pieno verso destra, con tanto di tribuna enorme all’esterno. Ma il lavoro più voluminoso e dispendioso degli ultimi tempi è senza dubbio la struttura dei nuovi box alla quale è integrata tutta l’hospitality e la sala stampa. Il bisogno di portare in vita un impianto così ampio e pieno di vetrate da far rabbrividere un grattacielo newyorchese, è derivato dalla maggior possibilità di sistemare i tanti invitati dalle aziende e team stessi, oltre che a migliorare le condizioni di sicurezza e standard di lavoro.
I Miti di Oggi
Montoya
Quattro nomi. Quattro storie. Il primo è Juan Pablo Montoya, JPM per i fan, che lo ricorderanno spesso e volentieri quando si parla di Monza. Infatti al citare i due nomi scatta subito il binomio circuito veloce-pilota veloce; vincitore qui in Italia del suo primo GP in carriera e detentore del record assoluto del giro più veloce sul tracciato nel 2003 (prima che Raikkonen glielo strappasse nel 2018), alla guida di una supersonica FW25 con la quale stampò sul monitor dei tempi un 1:20:656.
Schumacher
Schumi era ed è l’idolo dell’Italia ferrarista e non. Dai suoi anni in Benetton, guidato da Flavio Briatore, agli anni d’oro col Cavallino, per concludere in Mercedes, il Kaiser è stato colui che ha avvicinato, spostato ed esaltato le folle. Memorabile il successo del 2006, poco prima di annunciare il ritiro dalle competizioni. Assoluto campione anche quando con una neonata Mercedes AMG Petronas, nel 2011 battagliava e difendeva alla grande la sua posizione contro gli attacchi della McLaren di Hamilton. Quindici minuti di pura libidine.
Vettel
Non ci avrebbe scommesso nessuno, neanche una lira, sulla vittoria di una squadra di bassa classifica con un rookie al volante, per di più con la pista allagata da una pioggia monsonica. Invece quel 14 settembre 2008, Sebastian Vettel, allora ventunenne smentì tutti. Vinse e portò per la sua unica volta da che esiste la Toro Rosso sul gradino più alto del podio. 2011 e 2013 sono gli altri successi con Red Bull, mentre il popolo Rosso aspetta ancora intrepido di vederlo vincere con la Ferrari.
Hamilton
Le vittorie le ha ottenute con i gioiellini argentati di Brackley nel 2014, 2015, 2017 e 2018, di cui due (gli ultimi) ai danni di una Ferrari super e favoritissima. Lewis Hamilton ha perso il confronto con il compagno di squadra solo nel 2016; allora fu Rosberg a finirgli davanti, per il resto niente da dire. Pauroso il giro di qualifica con cui ha ottenuto la pole nel 2017; prima gioca alla Playstation con Bottas nell’hospitality, poi firma un tempo mozzafiato con un secondo e due decimi rifilati a quello dietro.
Motori accesi già prima del Weekend
Il 2019 si sta dimostrando una stagione tutt’altro che di successo per la Ferrari. Conclusa la pausa estiva di tre settimane, il circus ritorna a far parlar di sè sull’asfalto belga di Spa-Francorchamps, del quale, le aspettative si sono mantenute alte per la Scuderia del Cavallino, con il trionfo di Charles Leclerc. La settimana inaugurale di settembre invece chiama “a rapporto” l’attesissimo Autodromo di Monza, pronto ad opsitare, come già riportato prima, l’edizione numero 90 della corsa nello “Stivale”.
Il tutto sarà preceduto con grande immersione nel contenso motoristico anche a Milano, distante pochi chilometri dal capoluogo brianzolo. Mercoledì 4 infatti, si potrà assistere al meeting organizzato da ACI e Scuderia Ferrari per celebrare il novantesimo compleanno del brand di Maranello; tanti saranno gli ospiti chiamati a piazza Duomo, da Andretti ad Alesi, da Scheckter ad Irvine, fino alla presenza dei due alfieri Vettel e Leclerc. Protagoniste saranno indubbiamente anche le auto che dalla nascita del “Cavallino” ad oggi hanno scritto le più belle e romantiche pagine della storia della Formula 1.
Da venerdì 6, giorno dedicato ai due turni di prove libere, la concentrazione riprenderà a farsi protagonista sul volto dei piloti, consapevoli del fatto che in un circuito Semplice ma non Facile come quello lombardo, fare un piccolo errore quale lo spiattellare l’anteriore in prima o seconda variante, che sia in qualifica o in gara, potrà rovinare l’intero risultato finale.
A questo punto non ci resta che aspettare il fine settimana per lasciare la parola all’asfalto, augurandoci, come da anni a questa parte, la Formula 1 ci possa offrire Grande spettacolo.
90 anni GP Italia
F1 | GP Belgio 2019 – Classifica piloti e team [Round 13/21]