Alexander Rossi ha ricordato Jules Bianchi e il suo incredibile talento, paragonandolo al campione del mondo Max Verstappen
L’americano Alexander Rossi ha parlato del talento di Jules Bianchi e dei suoi successi nelle categorie inferiori. Secondo lo statunitense, Bianchi, scomparso tragicamente nel 2014 a seguito di un incidente a Suzuka, aveva lo stesso talento di Verstappen.
Bianchi e Rossi non hanno mai corso insieme nelle categorie inferiori, ma nel 2010 si sono ritrovati insieme all‘ART GP. Bianchi era il pilota di Gp2, mentre Rossi correva in Gp3. Nel podcast ufficiale della F1, Beyond The Grid, Rossi ha parlato dell’enorme talento di Bianchi.
L’americano ha affermato: “Nelle categorie inferiori lo vedevi come uno dei prescelti, come un pilota di quel piccolo gruppo di fenomeni. Lo metterei allo stesso livello di Max in termini di abilità e talento, ha vinto in tutti i campionati in cui ha gareggiato. Solo in pochi riescono farlo e Ferrari lo ha aiutato e gli ha dato grandi ricompense”.
I due si sono poi ritrovati alla Manor, dove Rossi era il pilota di riserva nel 2014. Lo statunitense ha ricordato il loro periodo insieme e di come sia stato orribile il weekend di Suzuka.
“Durante il mio periodo a Manor non sono mai stato al suo livello in termini di talento o prestazioni e lui aveva un occhio al futuro, non vedeva l’ora di avere la sua occasione. È stato orribile per me far parte di quel fine settimana a Suzuka come pilota di riserva e sono stati tempi molto complicati per tutta la squadra. Abbiamo trascinato quella tragedia quando siamo andati a Sochi la settimana successiva”.
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A Sochi, Rossi avrebbe dovuto debuttare in F1 come riserva di Bianchi. Il team però, per rispetto del pilota e della famiglia, ha deciso di gareggiare solo con una vettura. Alexander Rossi ha accolto in modo positivo la decisione della Manor.
“Per Sochi ero il pilota di riserva e avevo l’obbligo di salire in macchina. Durante quel fine settimana stavo parlando con Joe Saward e Tracy Novak e ho detto loro che odiavo quella situazione, non volevo fare il mio debutto in quel modo. Ci siamo tenuti tutti con le lacrime per questo, mi hanno detto che l’hanno capito, ma era necessario per loro correre e in teoria lo avrei fatto, ero iscritto a quella gara”, ha ricordato lo statunitense.
“Naturalmente, giorni dopo abbiamo preso la decisione, come gruppo e per rispetto della sua famiglia, di non guidare con quella macchina, era troppo prematuro, è stata una grande liberazione per me. Non volevo guidare l’auto in un fine settimana come quello. È stato l’inizio di un grande rapporto con Manor”, ha concluso Rossi.
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