Come di consueto, andiamo ad analizzare la prossima pista dal punto di vista tecnico con l’aiuto del nostro ingegnere. Analisi Pista Singapore
Le caratteristiche del tracciato Analisi Pista Singapore
Il circuito cittadino di Singapore ospita l’unica gara che si disputa interamente in notturna del calendario.
Il tracciato, composto da una sezione ricavata tra le strade urbane e una permanente, conta ben 23 curve nello spazio di 5063 metri. Proprio l’alto numero di curve e quindi di staccate porta ad avere una considerevole quantità di energia ricaricata in frenata dall’MGU-H e dall’MGU-K. La carica disponibile permette quindi alla parte ibrida delle power unit di abbassare i tempi sul giro di 2 secondi rispetto al solo impiego del motore termico e di alzare la velocità massima di 22 km/h (dati Magneti Marelli).
L’acceleratore è premuto in pieno per il 53% del giro, riducendo l’importanza del fattore motore rispetto a Monza.
Una pista da interpretare
Dato l’alto numero di curve e la conseguente velocità media sul giro molto bassa, i team adottano assetti ad alto carico aerodinamico, dal momento che il tempo perso sui brevi rettilinei del circuito è basso rispetto ad altre piste.
La scelta dell’assetto è ancora più importante del solito trattandosi di un circuito cittadino. Una vettura ben bilanciata, oltre a garantire buone prestazioni, infonde fiducia nel pilota che deve guidare al limite senza commettere errori e finire contro i muretti.
La sequenza di curve in successione e a novanta gradi richiede una vettura reattiva, quindi con delle regolazioni rigide delle barre antirollio. Le sospensioni tuttavia devono essere morbide per assecondare le sconnessioni dell’asfalto cittadino e aggredire i cordoli.
La trazione è fondamentale in uscita dalle tante curve lente del circuito. Delle regolazioni morbide al posteriore permettono quindi di avere un retrotreno più stabile.
Si corre in notturna: cosa comporta?
La gara e le qualifiche si disputano in notturna, ma ben due delle tre sessioni di prove libere sono programmate prima del tramonto del sole. Questo comporta un drastico cambio delle condizioni del tracciato, che costringerà gli ingegneri a un lavoro extra per trovare il giusto assetto per qualifiche e gara e i team a concentrare gran parte del lavoro nelle FP2, l’unica sessione di prove libere prevista in notturna.
Essendo un tracciato cittadino la sede stradale sarà inizialmente molto sporca comportando un’ulteriore fattore di evoluzione della pista, complicando il lavoro degli ingegneri nella scelta dell’assetto e nella gestione delle vetture in qualifica.
Il circuito di Singapore ha la seconda velocità media sul giro più bassa del calendario dopo Montecarlo. Mentre il Gran Premio del principato si disputa su una distanza inferiore ai 300 km, a Singapore la gara sfora i 309 km. Questo, unito agli assetti ad alto carico e quindi resistenza aerodinamica, alza notevolmente i consumi di carburante. I piloti sono quindi costretti ad un lavoro di lift and coast in gara per risparmiare benzina.
Piloti sotto forte sforzo fisico
La gara di Singapore è anche la più difficile dal punto di vista fisico per i piloti. Nonostante il Gran Premio si disputi di sera, le temperature all’interno dell’abitacolo superano i 60°C. Il tasso di umidità superiore all’80% inoltre aumenta la percezione del caldo.
L’alto numero di curve richiede un grande lavoro da parte del pilota nell’azionare lo sterzo, acuito dalle correzioni legate alle sconnessioni dell’asfalto cittadino. Di pari passo con le curve aumenta anche il lavoro sul pedale del freno. Le staccate del circuito di Singapore sono 15, contro le 6 di Monza, mentre il freno viene azionato per il 25% della durata di gara, con una forza complessiva sul pedale nel corso del Gran Premio di 70 tonnellate, rispetto alle 31 di Monza. Il lavoro sul freno quindi è oltre il doppio di quello richiesto nel Gran Premio d’Italia.
Le curve in successione sono intervallate da rettilinei molto brevi, riducendo il tempo di “riposo” per i piloti. L’impegno fisico è tale da portare ogni pilota a perdere anche 3 o 4 kg durante la gara.
Freni messi a dura prova
Nonostante un valore medio di decelerazioni molto basso, pari a 3,4 g, l’alto numero di frenate e i tempi brevi di intervallo rendono Singapore una pista molto impegnativa per i freni. La staccata più impegnativa in assoluto è quella di curva 7. Qui le monoposto passano da 335 a 128 km/h in 2,06 e 118 metri. La decelerazione massima è di 5,4 g con una pressione sul pedale del freno di 144 kg (dati Brembo).
Le 15 frenate del circuito inoltre si differenziano molto per intensità. Ai piloti è richiesto quindi un grande lavoro sul volante per cambiare la ripartizione di frenata a giro in corso nei pochi tratti rettilinei presenti.
La velocità media molto bassa riduce lo stress sugli pneumatici, sollecitati maggiormente in trazione sull’asse posteriore. Per questo motivo la Pirelli ha portato le mescole più morbide della gamma (C3, C4, C5). Le difficoltà di sorpasso del tracciato inoltre potrebbero spingere i team a sacrificare il passo gara, anticipando la sosta per provare un undercut o montando gomme più morbide per conquistare e successivamente difendere la posizione.
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