In tutti questi mesi ho scritto tanti articoli di analisi sui dati… velocità, tempi, medie… tanti, tantissimi numeri. Cercando di spiegare questi numeri cercavo di trovare le differenze tra macchine e piloti e di motivarle tecnicamente. Ma c’è qualcosa che va oltre. Qualcosa di cui oggi vorrei parlarvi in prima persona. Perché weekend dopo weekend, Gran Premio dopo Gran Premio mi sono accorto sempre di più che quei numeri mi stavano dicendo qualcosa, che andava trasmesso e raccontato perché sarebbe un peccato non condividerlo. Per questo scrivo oggi.
Le curve da cuore in gola…F1 numeri emozioni
Come tutti gli appassionati e gli esperti sanno, in molti circuiti ci sono alcune curve o alcuni punti dove ci vuole tanto cuore e tanto coraggio. Una definizione volgare sarebbe “alla spera in Dio”, nel senso che si affronta la curva col cuore in gola e si spera di uscirne bene e ancora in pista. Ma ovviamente i piloti non “sperano” ma “sentono”. Sentono la macchina sotto di loro, sentono le sensazioni che hanno e provano a spingerle oltre al limite. E così vengono fuori alcuni punti dei circuiti dove si getta la macchina dentro, si smette anche un attimo di respirare, si fa tanta forza con le braccia e col collo per rimanere in sella alla vettura. E che missili sono le F1 di oggi in curva…
Queste curve hanno in sé una caratteristica di rischio per un motivo o per un altro: un muretto vicino in uscita, un banking sfavorevole che ti porta fuori traiettoria o una visuale totalmente cieca. Sono quei punti dove l’uomo, il pilota, riesce a fare ancora la differenza rispetto al mezzo meccanico, dove ci vuole coraggio, consapevolezza dei propri mezzi, e quella piccola dose di follia che accomuna i campioni veri.
Un percorso lungo 4 sessioni…F1 numeri emozioni
Immaginate questo: si comincia il venerdì mattina con le prime prove libere. I grafici e i numeri cominciano a scorrere sullo schermo. Cerco la corrispondenza esatta tra le varie curve e i punti del grafico, metto in piedi la struttura dei grafici per il weekend e comincio ad annotare i primi rilievi della velocità nei vari punti della pista. Man mano che il tempo scorre, la pista migliora, i piloti migliorano il setup delle monoposto e le velocità cominciano ad aumentare sempre più.
Si arriva alla terza sessione di prove libere, quella subito prima delle qualifiche, dove si iniziano ad avere riscontri che appaiono quasi definitivi. Tantissime velocità rilevate in questa sessione nei vari punti della pista sono già molto più alte del giorno prima. Sembrava impossibile e invece… caspita quanto vanno più forte… e poi inizia il bello: la qualifica. Nel Q1 si vedono numeri simili a quelli delle FP3, nel Q2 qualcosa di meglio, poi c’è il Q3 e lì arriva l’adrenalina vera.
Gli “animali” da Q3, Hamilton, Leclerc, Verstappen e anche Vettel
Le monoposto scendono in pista per il primo tentativo. Le linee sullo schermo schizzano in alto tutte insieme, cominciano a comparire i numeri. Ed ecco che avviene una vera e propria magia… I piloti con quel talento innato, quel coraggio da leoni e quella fame di vittoria di cui crescono, hanno sempre qualcosa nel taschino. Una carta magica che estraggono sempre nel Q3, un bonus di forza e di coraggio che sto imparando a riconoscere, che non si manifesta sempre per tutti ovviamente, e che mi ritengo un privilegiato per potervi assistere.
È iniziato in Canada. Era la prima volta che riuscivo a seguire i dati interamente live. Ed erano 4 sessioni che vedevo far registrare alla Ferrari numero 5 di Sebastian Vettel nell’ultima S (quella dove all’uscita c’è l’insidiosissimo “muro dei campioni”) una velocità intorno ai 134/136 km/h. La Mercedes lì era sempre intorno ai 140. La Ferrari era un missile nel rettilineo ma poi nelle curve lasciava metri e decimi importanti.
Per chi non lo sapesse sono tifoso Ferrarista. Ovviamente cerco di essere totalmente imparziale e professionale nelle mie analisi, sia sulle prestazioni della vettura che dei piloti, ma il cuore batte per il cavallino da quando ero un bambino (ahimè troppi anni fa…).
Immaginate ora che, mentre seguo il giro cruciale in Q3 di Vettel, che è l’ultimo dei top driver a fare il giro, vedo prima la linea della velocità salire a 337 km/h… “Ok,” penso “come il giro prima”… poi la staccata, la linea scende scende… e si ferma… ma stavolta si ferma a 142 km/h. Sta facendo l’ultima curva 6 km/h più veloce rispetto a tutte le altre volte in cui è passato da lì nel weekend. Il cuore si ferma un attimo, tolgo gli occhi dal grafico e li rivolgo alla tv. Vedo Vettel che esce dalla curva, sfiora il muro dei campioni e si tuffa nel rettilineo… e poi l’urlo di Vanzini mi riempie le cuffie… pole position. “Caspita” mi dico “qui lui [Vettel] c’ha messo davvero del suo”… è la prima volta che me ne accorgo cosi chiaramente.
E non sarà l’ultima…
Due Gran Premi dopo si corre sul circuito di Zeltweg, in Austria. Curva 1 è a destra, in salita, cieca e velocissima. Si butta la macchina dentro cercando di rimanere in pista. Leclerc ha un problema lì. È tutto il weekend che non riesce a fare più di 130/135 km/h mentre la concorrenza passa da lì stabilmente intorno ai 140.
Inizia il Q3… Leclerc passa sul traguardo e affronta curva 1. Sullo schermo compare 143 km/h… velocità mai vista durante il weekend… e strappa la pole. Finita qui? No perché un altro signore, che di nome fa Lewis Hamilton, inizia l’ultimo tentativo del Q3 lontano da Leclerc, sembra impossibile che si avvicini. E affronta Curva 1 a 145 km/h… alla fine Hamilton fermerà il cronometro sul secondo tempo, migliorando di quasi 6 decimi la sua prestazione precedente. “Mio dio” penso… “Cosa hanno fatto questi due piloti oggi, cosa ho appena visto”…
Ormai li aspetto
Passano i Gran Premi e inizio ad aspettare queste magie. Sono curioso di vedere fino a dove potranno spingersi e chi riuscirà ad andare oltre… A Silverstone la curva Stowe è un dramma per la SF90, e ancora Leclerc passa di lì intorno ai 215/220 per tutto il venerdì. Ma al sabato in qualifica quel numero diventa 236… e non solo lui.
Ecco che arriva Max Verstappen: che all’ultimo giro in Q3 transita alla curva Stowe a 240 km/h… anche lui con la velocità più alta nel suo weekend. Proprio quando serve, proprio quando conta di più…F1 numeri emozioni
Non tutti ci riescono e non sempre
Voi direte “ma è ovvio che nel Q3 vadano di più”. Certo ma io vi sto raccontando la storia del coraggio in alcuni punti particolari, è una storia di emozioni e non di numeri… Bottas per esempio a Silverstone ci è riuscito: alla Stowe anche lui ha fatto registrare la sua più alta velocità del weekend. Ma a Budapest si è visto invece il suo lavoro da “ragioniere” contro la voglia di vincere e primeggiare dei due giovani super talenti ora in F1.
Siamo come sempre in Q3, circuito dell’Hungaroring, curva 4 è difficilissima. Si fa nell’arco di un respiro e non si vede l’uscita, come se si fosse a occhi chiusi… Leclerc è Verstappen fino ad allora sono transitati da lì intorno ai 238/240 km/h e nell’ultimo giro del Q3 passano a 250… Bottas passa ancora a 238, come in tutti i giri precedenti. È bravo a mettere a punto l’auto e a guidare bene dove serve, ma il coraggio in quel punto così difficile stavolta non ce l’ha avuto. Mentre i due giovani ragazzini terribili sì. E che futuro promettono loro due per la Formula 1… F1 numeri emozioni
La velocità non è l’unico parametro ma qui si parla di emozioni…F1 numeri emozioni
Un piccolo disclaimer: è ovvio che le prestazioni di un pilota non si valutano in una singola curva. Peraltro la prestazione in un certo punto è anche un mix tra la capacità del pilota stesso e la confidenza che la vettura riesce a trasmettergli. Ma qui, per una volta solo, per questa volta solo, non voglio parlare tecnicamente di cosa sia più corretto o più oggettivo. Qui per questa volta soltanto ho voluto parlare di emozione. E vi assicuro che vedere comparire certi numeri sullo schermo, quando non te lo aspetti, quando ti accorgi che dietro c’è tanto talento, tanta bravura e tanto coraggio, di emozione ne dà tantissima.
Ci vediamo a settembre!
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