Con la pausa estiva della Formula 1, per i piloti è il momento di allontanare la testa dalla pista e godersi qualche giorno di riposo, per poi tornare a lavorare. In attesa del GP del Belgio, ci apprestiamo ad analizzare la prima parte di stagione dei 20 piloti, occupandoci in questo articolo di Sebastian Vettel. F1 Vettel
Collegamento rapido alle varie sezioni dell’articolo:
- Prestazioni previste a inizio stagione
- Prestazioni reali
- Cosa è andato e cosa non è andato
- L’auspicio da tifoso ferrarista e per tifosi ferraristi
Prestazioni previste a inizio stagione
Il campionato mondiale di Formula 1 del 2017 rimarrà nelle memorie come quello del ritorno della Ferrari nella lotta per il vertice, dopo anni di claudicazione. Nonostante questo (inutile) ricordo, il titolo dello scorso anno è finito per un’altra volta nelle mani di chi non veste di rosso. Poco, quindi, sono contati i buoni risultati raggiunti e le gioiose vittorie che Vettel e la Ferrari sono riusciti ad agguantare.
Lo stesso Sebastian Vettel, al termine dell’ultimo appuntamento del 2017, ad Abu Dhabi, aveva confessato che ci si sarebbe rivisti l’anno seguente, “per vincere il mondiale“. Niente mezzi termini. Adesso che la Ferrari è tornata competitiva, l’obiettivo è solo uno: essere in testa. Alla luce di questo, non è complicato comprendere quali fossero le prestazioni previste a inizio stagione per Seb, già quattro volte campione del mondo, ma mai con il cavallino rampante.
Anche i test prestagionali di Barcellona avevano suggerito come la scuderia di Maranello avesse sviluppato una vettura nettamente migliorata rispetto alla precedente. Lo stesso Vettel si era dimostrato fin da subito contento ed entusiasta della propria Loira, nome scelto per la sua SF71H, seppur il lavoro da fare non poteva essere già terminato.
Real prestazioni
Il mondiale di Sebastian Vettel è iniziato con il botto, perché in Australia il tedesco è riuscito a scalzare dalla prima posizione Hamilton, grazie all’assist della Virtual Safety Car, e a mettere nel sacco i primi 25 punti. Benché Mercedes paresse ancora davanti a tutti, il cammino di Ferrari verso un progressivo e costante miglioramento cominciò a paventarsi già dopo un solo Gran Premio.
Nel secondo appuntamento stagionale, in Bahrein, Seb percorre una gara da fuoriclasse vero, agguantando la seconda meravigliosa vittoria consecutiva. La perfetta sintonia con la sua monoposto e la sua strabiliante capacità di gestire una gomma completamente usurata gli permettono di tagliare il traguardo davanti a un attonito Valtteri Bottas.
Anche l’inizio del fine settimana di Cina è caratterizzato dalla forza di Vettel e della sua monoposto, con una grande pole position e la conferma delle potenzialità della Ferrari. In gara, un doppio errore strategico, a vantaggio di Bottas prima, delle Red Bull poi, vede Seb destinato ad abbandonare la guida del Gran Premio. Siccome chi non muore si rivede, poi, ci ha pensato Max Verstappen ad arpionare nel fianco la vettura numero 5. Con una macchina decisamente danneggiata, Vettel taglia il traguardo solo in ottavo posizione, vanificando quanto di buono costruito poche ore prima.
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Con un Lewis Hamilton ancora a secco di successi e scialbo nelle giornate di Sakhir e di Shanghai, Vettel giunge in Azerbaijan con la consapevolezza di poter infierire un forte colpo al campione del mondo in carica. Così, nel sabato di qualifica, Seb non ha voglia di scherzare e conquista la terza pole position consecutiva. Ma anche questa domenica si rivela una delusione per il tedesco, che, nel caos degli ultimi interminabili giri, tenta un attacco azzardato a Bottas, finendo però lungo e deteriorando le sue gomme. Quinta posizione e vittoria ad Hamilton: dal botto alla botta.
Rivitalizzato dalla vittoria di Baku e dalle nuove gomme apportate da Pirelli, Hamilton padroneggia il Gran Premio di Spagna dal sabato alla domenica. Per Vettel e per la Ferrari, questo è un fine settimana complicato, perché le monoposto non riescono a mantenere il ritmo di Mercedes e, nonostante una tecnica e pirotecnica difesa della posizione su Bottas in fondo al rettilineo del traguardo, al termine della gara Seb sarà soltanto quarto.
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A Monaco, nei fatti la gara si conclude al termine delle qualifiche, perché con queste monoposto e su questo circuito i sorpassi si dimostreranno essere impossibili. Secondo in qualifica, Vettel arriva secondo anche la domenica, tornando a respirare ossigeno dopo le apnee di Shanghai e di Baku.
Il miglior momento della stagione di Sebastian Vettel e della sua Loira viene raggiunto in Canada. Sul circuito di Montréal, nel momento in cui ci si aspettava una vera e propria reazione, il tedesco conquista la pole position il sabato e corre una gara a sé la domenica, quando nessuno ha il suo ritmo e può tentare di insidiarlo.
I problemi, però, non tardano a tornare e, nel successivo GP di Francia, la Mercedes dimostra ancora la sua superiorità con le nuove mescole a battistrada ridotto. Dopo un terzo posto in qualifica, Vettel sbaglia in partenza e colpisce Bottas in frenata di prima curva. Dopo la penalizzazione, il tedesco non riuscirà ad andare oltre la quinta posizione, con il rivale Hamilton che sfreccia per primo alla bandiera a scacchi.
Nel sabato del successivo Gran Premio d’Austria, la Mercedes conquista una meritata doppietta, con Bottas davanti a tutti e con Vettel costretto a partire dalla sesta piazza dopo la penalità di tre posizioni in griglia, inflittagli per aver ostacolato un giro lanciato di Sainz. La gara sarà pirotecnica, soprattutto per il doppio ritiro delle frecce d’argento dovuto a problemi tecnici, ma anche alla difficoltà di alcune monoposto nella gestione degli pneumatici. La gara di Seb è pulita e precisa, condita inoltre da un adrenalinico sorpasso su Lewis Hamilton. La terza posizione finale permette a Vettel di tornare in testa al mondiale piloti dopo le difficoltà francesi.
La vittoria a casa loro
Il circuito di Silverstone, casa di Hamilton e base della Mercedes, rappresenta per la Ferrari e per Vettel un tabù da infrangere dopo anni di dominio argento. Già il sabato, Seb contende fino agli ultimi centesimi la pole position al padrone di casa, che con un giro meraviglioso riesce a farla sua. Non arresosi, Vettel compie una strepitosa partenza e si porta subito al comando. La sua gara, così come già avvenuto a Montréal e in Austria, sarà limpida e sicura. Il campione del mondo in carica, dopo essere stato gettato in ultima posizione da una manovra errata di Raikkonen, rimonterà fino al secondo posto, dovendo comunque lasciare il gradino più alto del podio al suo rivale.
La beffa a casa sua
Superato il GP di casa di Hamilton, tocca a Vettel ospitare il circus. Per riprendere quanto accaduto in Germania, mi permetto di impiegare qualche riga in più rispetto a quanto fatto fino ad adesso.
Nel sabato di qualifica Vettel conferma l’inevitabile entusiasmo accumulato a Silverstone e si mangia tutti gli avversari. I nuovi problemi tecnici della monoposto di Hamilton, che lo faranno partire dalla quattordicesima posizione, sembrano aver affossato il campione britannico. Con un Hockenheimring gremito per lui, nel ricordo di un certo Michael Schumacher, la domenica tutto pare proseguire secondo il copione sperato. Seb, infatti, parte bene, gestisce bene le gomme e ha un buon passo gara.
Ma poi, nel caotico momento in cui la pioggia inizia ad annaffiare alcuni angoli del circuito, la telecamera inquadra una monoposto rossa impiantata nella ghiaia, con il muso appoggiato alle barriere. Il numero è il 5. Kimi ci perdonerà, ma, da tifosi ferraristi, in molti per un attimo abbiamo sperato non fosse il padrone di casa. E invece è lui.
La beffa non è ancora finita. La pioggia si intensifica, Hamilton ha continuato la sua rimonta fino alla quinta posizione. Verstappen sbaglia strategia. Poi anche Bottas e Raikkonen non sanno fare meglio. E così, quel rivale che a inizio racconto pareva soppresso e abbattuto vola davanti a tutti. Hamilton vince il Gran Premio e conquista 25 punti. Quegli stessi 25 punti che fino poche decine di minuti prima erano nelle tasche della tuta rossa, che ora è vuota di punti, ma piena di delusione.
Con l’amarezza di aver gettato al vento la testa del mondiale e di aver deluso tutto l’Hockenheimring, che forse non sarà più nel calendario di Formula 1, Vettel deve provare a rialzare la testa nel GP d’Ungheria. Su questo tracciato, così come accaduto nel 2017, la Ferrari dimostra la sua netta superiorità e costringe Mercedes a inseguire. Quell’acqua caduta in Germania una settimana prima, però, non è stata sufficiente. Infatti, il Q3 di qualifica sarà deciso solo dalle condizioni della pista e, fortuna ha deciso, Hamilton si prende un’altra pole position. Non me ne vogliano i detrattori della Ferrari e di Seb, ma in questo caso mi permetto di affermare che alcuni errori, alle volte, vengono fatti pagare con un conto eccessivamente salato.
La domenica ungherese è caratterizzata dalla notevole prova di Hamilton, che centra un secondo successo consecutivo che gli permette di allungare a 24 punti di vantaggio su Vettel in classifica piloti. Il tedesco, partito quarto, sopravanza il compagno di squadra nelle prime curve e, nonostante un ottimo passo gara, si ritrova alle spalle dello scudiero Bottas. Solo quando gli pneumatici del finlandese sono al capolinea, Seb può infliggere il colpo del sorpasso e tagliare, con mille rimpianti, il traguardo in seconda posizione.
Cosa è andato e cosa non è andato
Dopo 12 gare e in sede di analisi, è inevitabile che si debba capire quali siano i punti di forza e quali, invece, quelli in cui si deve migliorare. A fortiori, questo deve essere fatto se ti chiami Sebastian Vettel, guidi una SF71H e non sei primo in classifica piloti.
Cominciamo dagli aspetti in cui Seb ha mancato e per i quali (ne sono certo) può ancora rimediare. Nel corso di diversi fine settimana, Vettel si è ritrovato a scontare più volte le pene di suoi errori. In ordine cronologico, cito il tentativo di sorpasso su Bottas a Baku, senza il quale, a posteriori, magari avrebbe vinto la gara, il contatto con la Mercedes del finlandese nella partenza di Francia, la penalità austriaca per una disattenzione durante un giro di riposo e, infine, il ritiro di Germania.
Tutti questi momenti, con il senno di poi, sarebbero valsi diversi punti. Punti che la Ferrari forse meriterebbe e la cui mancanza, facendo gioco facile, si può imputare al pilota tedesco. Ripeto: facendo gioco facile. Riconsiderando quei momenti da un’altra prospettiva, la nostra sentenza potrebbe cambiare. Vediamo come.
Innanzitutto, a Baku, nella ripartenza dopo l’uscita della Safety Car, Vettel si è ritrovato nella morsa delle due Mercedes e, conscio della possibilità di perdere la posizione da Hamilton, ha tentato un (super) sorpasso su Bottas. È andata male, ma fosse accaduto che Seb non ci avesse provato e, magari, avesse anche subito l’attacco di Lewis, cosa diremmo oggi?
Per quanto riguarda la penalità ricevuta in Francia, ritenendo comunque insindacabile il giudizio di chi ne ha competenza, lo stesso Sainz si è detto sorpreso dalla decisione. Riguardando il video di quanto accaduto, ci rendiamo conto che l’errore non è tanto del pilota tedesco, quanto, piuttosto, del muretto in rosso, che non si è ricordato di avvisare Vettel dell’arrivo alle sue spalle di un’auto lanciata.
In Germania tocchiamo il più acuto livello di emozionalità di ogni tifoso Ferrari. A me, onestamente, risulta difficile esprimermi sull’errore di Vettel (evidente), ma mi limito a ribadire che il conto da saldare è stato troppo elevato. Ovviamente, lo sbaglio resta ed è difficile da digerire.
Considerando l’ultimo dei quattro episodi sopra citati, cioè il contatto con Bottas nel primo rettilineo del GP di Francia, vorrei collegarmi a un altro aspetto che sta penalizzando Vettel e la Ferrari. Infatti, il chiaro errore nella partenza del Paul Ricard evidenzia come, molte volte, Seb fatichi a mantenere lucida la testa nei momenti più difficili. Così come accaduto anche lo scorso anno, la determinazione di Vettel rischia di trasformarsi, in certe situazioni, in frenesia. Sicuramente, rispetto al passato il campione tedesco è migliorato anche in questo aspetto, ma, a quanto pare, contro Mercedes e Hamilton, quanto raggiunto non basta.
Infine, Vettel non sempre è riuscito a leggere la gara nel migliore dei modi, a differenza del suo rivale con il numero 44. Determinate situazioni sfavorevoli sono state generate da erronee decisioni strategiche prese dal tedesco e dal suo muretto, oppure, ma questo poco rientra nell’analisi sul pilota, dagli errori dei meccanici ai box. Sostanzialmente, quando sono accadute delle difficoltà o degli imprevisti, la squadra di Maranello e Vettel hanno faticato a portare a termine nel migliore dei modi la gara, spesso nonostante la maggiore competitività della monoposto. Questo aspetto, assolutamente, deve essere perfezionato.
Accanto alle sbavature, però, non possiamo tralasciare i numerosi punti di forza del numero 5 tedesco. Innanzitutto, va sottolineato come, nelle condizioni in cui la SF71H è la migliore, Vettel non sbagli un colpo e si piazzi sempre davanti. Ne sono un esempio le tre pole position consecutive di inizio stagione o la grande vittoria in Canada. Come detto sopra, quando l’ordinaria normalità viene intaccata, subentrano i problemi.
Sebastian Vettel, inoltre, sta dimostrando grande capacità nel conoscere la sua macchina e nel capirne i punti deboli. Infatti, le sue prove libere sono un vero e proprio laboratorio in cui il tedesco non bada ai;tempi di sessione, ma ai ritocchi sulla sua monoposto. Questo, gli ha permesso di arrivare con un’auto in grado di far esplodere tutto il suo enorme potenziale in sede di qualifica e di gara. Insomma, nei costanti miglioramenti della Ferrari vi è lo zampino (sostanziale) anche del tedesco.
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Ad oggi, dopo quanto visto nelle prime 12 gare, credo che Vettel abbia spodestato Hamilton dal trono di uomo-pole. Sul giro secco Seb ha migliorato notevolmente la sua abilità e sta dimostrando di essere l’uomo da battere il sabato. In gara, confermata la sua abilità in partenza (sì,;anche in Francia era partito bene), il passo gara e la gestione delle gomme rimangono due pezzi forti della casa, anche senza ritornare a quanto di disumano conquistato in Bahrein.
Ultimo aspetto che vale la pena citare riguarda l’abilità di Vettel nei sorpassi. In particolare, quanto fatto ai danni di Hamilton in Austria o su Bottas in Gran Bretagna confermano quanto sto dicendo. Dall’altra parte, Lewis sta faticando notevolmente negli scontri diretti contro i piloti di testa e,;udite udite, ancora non ha fatto un sorpasso in pista a uno dei migliori in condizioni di parità. Se pensassimo alla Formula 1 ideale che vorremmo vedere, probabilmente l’abilità nei sorpassi sarebbe ciò che chiederemmo di più ai piloti. Sfortunatamente, in questa Formula 1, quella reale, saper sorpassare viene dopo numerose altre capacità.
L’auspicio da tifoso ferrarista e per tifosi ferraristi
Giunti ormai alla conclusione è inutile negare che Vettel rappresenta per me;il pilota più forte del circus del 2018 e che, da tifoso ferrarista, sogno diventi campione del mondo con la rossa. Oltre a ritenerlo il migliore a parità di condizioni e il più sobrio e sportivo nei comportamenti della vita privata, mi chiedo come si faccia a;non considerare superbo un pilota che, per l’amore verso il mito della Ferrari, decide di andarvisi a;sedere negli anni più bui della scuderia di Maranello. Il suo lavoro svolto fino a oggi, non solo in pista, merita di essere concretizzato con il premio dei suoi (e dei nostri) sogni.
Più volte Seb stesso ha confessato di essere innamorato della Ferrari, consegnado il merito di ciò al suo mito Michael Schumacher:
“Quando ero piccolo e giocavo con le macchinine, ce n’era sempre una rossa. In qualche modo sapevo che doveva stare davanti. Raccomando a tutti di sedersi su una Ferrari, dà sensazioni che non si provano su nessun’altra auto. Chinque è appassionato di corse si innamora di questa macchina. La mia prima volta nel box della Ferarri fu, grazie a Michael Schumacher, nel 2003. Vedere gente vestita tutta di rosso fu per me qualcosa di magico.“
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Sebastian Vettel non è Michael Schumacher e, finché non vincerà il titolo, per molti tifosi rossi rimarrà solo un pilota di medio profilo. Quanti di noi, però, non si sono entusiasmati o emozionati ai “Grazie!” o alle urla di felicità genuina nei team radio vittoriosi di Seb? Quanti non hanno saltato di gioia insieme a Seb dopo la vittoria in Canada con la bandiera sventolante in mano? Quanti scambierebbero la furbizia eclatante (e vincente) di Lewis con la semplicità e la passione incontrollata di Seb?
All’inizio, questo era l’anno in cui non si poteva sbagliare e,;nonostante i numerosi errori fatti, la Ferrari e;Vettel possono ancora ambire ai titoli di campioni del mondo. Poco conteranno, da ora in poi, le grandi manovre, le pole position, i record del sabato, le;vittorie “a casa loro“, perché solo i risultati della domenica potranno permettere al rosso di rimontare sul concreto sodalizio Mercedes. Sicuramente, da parte nostra, se vorremo che la Ferrari torni in;fretta sul tetto della Formula 1, dovremo sperare che lo faccia con il dito medio alzato verso l’alto.
F1 | Sebastian Vettel: un dito non ancora alzato a sufficienza