F1 | Andretti in Formula 1: che ambizioni può avere e quali benefici può portare?

L’ingresso di Andretti in Formula 1 è fonte di dibattito: che ambizioni può avere e quali benefici può portare?

L’arrivo di Andretti in Formula 1 cambierà radicalmente il mondo del Circus? Difficile prevederlo, ma l’ingresso dell’undicesimo team non è stato accolto positivamente dal resto della griglia attuale. Inoltre, la FIA si è detta obbligata ad accettare qualunque richiesta soddisfi i requisiti richiesti.

Manca comunque l’ultimo step: la parola spetta a Liberty Media, che avrà il compito di ufficializzare o meno il team di Andretti per l’ingresso in Formula 1. Poiché è anche titolare dei diritti commerciali della F1, deve anche assicurarsi che la nuova squadra sia in grado di aggiungere valore a uno sport già in grande espansione a livello globale.

Formula 1 F1 comprare un team in griglia Michael Andretti General Motors Cadillac
Foto: Sam Bagnall/Motorsport Images

Come già evidenziato, i team già iscritti al campionato sono fortemente contrari per una questione monetaria. Infatti, le squadre sarebbero costrette a dividere il prize money (che quest’anno ammonta a oltre 900 milioni di dollari) per undici. Le perdite economiche sarebbe ingenti.

Non a caso, Liberty Media vorrebbe vederci chiaro prima di procedere con l’eventuale ufficializzazione. Quindi capire le ambizioni del team di Andretti e quali benefici potrebbe portare alla Formula 1.

Un team americano al 100%

Con il suo ingresso in F1, Andretti sarebbe un team americano al 100% in grado di rappresentare quindi gli Stati Uniti. Vi chiedete: e la Haas non è americana? Certo, ma non ha piloti statunitensi. Kevin Magnussen è danese, Nico Hulkenberg è tedesco.

Mario Andretti aveva già inquadrato la sua potenziale line up, con un pilota certamente americano. Il suo piano era quello di ingaggiare il californiano Colton Herta, ma il 23enne non è riuscito a prendere la Super Licenza che serve per correre in Formula 1. Andretti può contare inoltre sul supporto di Cadillac, la marca automobilistica di lusso statunitense.

Il sogno americano potrebbe non essere così semplice. Bisognerà capire se Andretti sarà capace di costruire una monoposto competitiva e lottare con i top team, oppure accontentarsi (per i primi anni almeno) di correre nelle retrovie. Entrare in Formula 1 non è solo una questione di soldi, ma anche di intelletto e ci vuole molta pazienza per scalare le gerarchie.

Uno sport sempre più globale

Negli ultimi anni, la Formula 1 è diventato uno sport sempre più globale. Complice la docuserie Netflix Drive to Survive, molti giovani si sono avvicinati allo sfavillante mondo del Circus a quattro ruote. I piloti non corrono solo su pista, ma diventano modelli sui social, invogliano i tifosi a conversare con loro. Rispetto al passato c’è molto più dialogo tra appassionati dello sport, anche se solo virtualmente.

E poi c’è il fattore economico: dai gadget al merchandising (cappellini, magliette), la Formula 1 è diventato uno sport su cui investire a tutto tondo.

Se Andretti saprà giocare bene le sue carte, potrebbe contribuire a portare ulteriori benefici alla F1, vale a dire nuovi spettatori e quindi nuovi introiti economici provenienti dal Nuovo Continente. Basti pensare al modo in cui viene percepita la Formula 1 Oltreoceano. Al GP di Miami, i piloti sono stati introdotti in stile parata (con tanto di cheerleader al seguito). A Las Vegas si correrà di notte tra i casinò di lusso.

C’è anche l’altro lato della medaglia. La Formula 1 non deve diventare uno sport d’élite, quindi non deve scoraggiare i team minori ad aderire, né offrire al suo pubblico prezzi elevati per i Gran Premi.

Per ora abbiamo solo evidenziato un potenziale scenario futuro. Andretti, prima di essere ufficializzato in F1, dovrà superare l’ultima prova: il giudizio di Liberty Media.

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