Martin Brundle è convinto che la battaglia con la FIA possa essere solo una distrazione per Verstappen.
Il GP di Singapore ha fatto parlare anche per quanto successo fuori dalla pista. La battaglia tra la FIA e Verstappen sul linguaggio dei piloti ha infatti accentrato molto l’attenzione dei media.
Il tutto è iniziato con le parole di Ben Sulayem di giovedì. Il presidente FIA vorrebbe che i piloti imprecassero di meno per non avere una cattiva influenza sui giovani che guardano questo sport.
Il team è stato discusso con gli stessi piloti nella conferenza stampa del giovedì. Verstappen e Norris sono subito stati in disaccordo con la richiesta di Ben Sulayem, mentre Hamilton lo ha anche accusato di razzismo.
Scontro Verstappen – FIA
Nonostante la richiesta della FIA, durante il tradizionale round di interviste, il campione del mondo in carica ha usato la parola “fu*ked” per descrivere la sua vettura. Proprio per questo motivo i Commissari hanno deciso di obbligarlo a svolgere “un lavoro di interesse pubblico”.
Questa decisone ha scatenato la reazione di Verstappen, che ha “boicottato” l’intervista post qualifica. L’olandese ha infatti risposto a monosillabi a tutte le domande per poi parlare ai giornalisti solo una volta uscito dalla press conference room.
Il pilota Red Bull ritiene infatti ridicola la decisone della FIA ed ha trovato l’appoggio anche dei suoi colleghi. Proprio per questo motivo ci sarà un nuovo incontro tra le parti.
La responsabilità dei piloti
Nonostante in molti si siano schierati dalla parte di Verstappen in questa battaglia con la FIA, c’è anche chi pensa che possa essere un problema per l’olandese.
Martin Brundle, ex pilota di F1, è convinto infatti che i piloti abbiano delle responsabilità e che comunque dovrebbero saper controllare il linguaggio in certi momenti.
“Non capisco perché Max si lasci distrarre e trascinare nella battaglia di parolacce con la FIA”, ha scritto per Sky F1. “È uno spreco di energia e non serve a nulla. Non ha voluto rispondere alle domande nella conferenza stampa dopo la gara”.
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“I piloti non sono dei ragazzini. Naturalmente dicono: ‘non trasmettete i nostri team radio se non vi piace il linguaggio'”.
“Loro però rappresentano se stessi, le loro famiglie, il loro Paese, la loro squadra, gli sponsor globali, la F1 stessa e le emittenti di tutto il mondo. Sono icone, campioni, e dovrebbero pensare alla responsabilità che deriva da questo privilegio, soprattutto con tanti giovani fan che li guardano”.
“Nessuno vuole togliere energia, emozione o libertà di parola”, ha concluso Brundle. “Le parolacce gratuite, lontano dalla foga del momento, non sono però necessarie”.
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