Con la visita di Stefano Domenicali a Kyalami, pare sempre più concreta la possibilità di rivedere il GP del Sudafrica già dal 2023.

Programmata per oggi la visita dell’amministratore delegato della Formula 1, Stefano Domenicali, al circuito di Kyalami, in Sudafrica.
Si discuterà dell’inserimento della struttura nel calendario del 2023. L’obiettivo è quello di riuscire a correre in tutti i continenti.
La pista si trova a nord di Johannesburg ed è stata rinnovata negli ultimi dieci anni.
Al momento, non possiede il certificato FIA di grado uno – necessario per ospitare un Gran Premio – ma con dei piccoli accorgimenti, dovrebbe riuscire a soddisfare gli standard della F1.
Kyalami è stata appuntamento fisso per diverse edizioni, nello specifico tra il 1967 e il 1985. Le crescenti preoccupazioni legate all’Apartheid costrinsero però la Formula 1 a sospendere qualsiasi gara nel continente.
L’ultima volta in cui si è corso in Sudafrica è stato nel 1993, su un circuito pesantemente modificato.
Nelle prossime settimane, Domenicali terrà dei colloqui con i funzionari di Kyalami per rendere possibile l’aggiunta del GP del Sudafrica. Se gli incontri dovessero avere esito positivo, si potrebbe pensare al ritorno del circuito già dall’anno prossimo.
Il calendario 2023 arriverebbe così a toccare il limite di ventiquattro gare.
Lewis Hamilton è stato uno dei piloti che più ha invocato un ritorno del Sudafrica in Formula 1. A detta dell’inglese, vi è tantissimo seguito nel continente, oltre a essere un luogo a lui caro.
Durante il Business of F1 Forum, il direttore globale della promozione delle gare di F1, Chloe Targett-Adams, ha detto che un Gran Premio in Africa è “qualcosa su cui stiamo lavorando da molti anni“.
“Il COVID ci ha dimostrato che possiamo gareggiare rapidamente, ma per arrivare dove vogliamo essere strategicamente, per costruire lo sport e la base dei fan, ci vogliono un paio d’anni”, ha detto Targett-Adams.
Oltre il Sudafrica, vi sarà il ritorno del Qatar e il primo Gran Premio di Las Vegas a novembre del 2023.
Sulla Cina, permangono ancora dei dubbi a causa delle restrizioni dovute al Covid-19.
“Gli Stati Uniti sono ancora nel nostro mirino. L’Africa e l’Asia credo siano le aree in cui dobbiamo essere. Se si guarda alla Cina, con il modo in cui si è sviluppato il COVID, siamo stati fuori da quel mercato per circa tre anni. Il prossimo anno è ancora un punto interrogativo” ha così concluso Targett-Adams.
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