L’ex Ferrari Peter Windsor torna su quanto accaduto tra Leclerc e Binotto, convinto che sia stato decisivo per le sorti del Team Principal.
Quel dito alzato all’indirizzo di Leclerc, e che tanto fece discutere, potrebbe essere stato l’inizio della fine. Ma facciamo un passo indietro. Il GP di Gran Bretagna 2022 vede Carlos Sainz conquistare la sua prima vittoria in carriera, in Ferrari, tuttavia, sorrisi non sono troppi.
Sicuramente manca quello di Charles Leclerc, che dopo aver dominato la prima parte della corsa si è ritrovato a combattere per il quarto posto dopo una scellerata strategia messa in atto dal suo muretto box. Al termine della gara, il monegasco, visibilmente deluso, viene poi ammonito da Mattia Binotto con tanto di indice alzato nei confronti del numero 16.
Su questo controverso episodio è tornato Peter Windsor, ex general manager in Ferrari e ora giornalista. Windsor è convinto che quanto ripreso dalle telecamere a Silverstone sia l’esatta immagine del fallimento di Binotto a Maranello.
“Credo sia stato il culmine dell’insuccesso di Binotto. Charles avrebbe dovuto vincere quella gara ed era comprensibilmente nervoso. Quando ho visto le immagini ero sicuro che il Team Principal avesse i giorni contati. Mi è sembrato come se volesse ricordare chi era il capo”.
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Windsor: “Responsabili strategie Ferrari con troppi poteri“
L’ex Ferrari ha poi commentato i trascorsi di Binotto in Ferrari, convinto che vi siano stati alcuni passaggi nella carriera in rosso dell’italo-svizzero rivelatosi decisivi.
“In generale mi è sempre parsa una persona un po’ morbida. Senza dubbi gentile e premurosa ma l’ho sempre visto come in un ruolo momentaneo”, spiega Windsor.
“Anzitutto mi sembra assurdo che abbia mantenuto il suo posto dopo quello che è successo sul finire del 2019. Avrebbe dovuto rispondere delle irregolarità scoperte sui motori di quell’anno, ma così non è stato. Probabilmente, però, se lo avessero licenziato sarebbe stata come una sorta di ammissione di colpa da parte di Ferrari”, aggiunge poi.
“Credo, inoltre, che i responsabili delle strategie avessero troppi poteri. Le loro decisioni venivano imposte agli ingegneri di pista, anche quando completamente errate come successo in Ungheria. Non capisco se Binotto non se ne rendesse conto o se probabilmente non avesse abbastanza appoggio per poter cambiare le cose”.
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