Le critiche ai piloti sulla gestione del caldo in Qatar, giunte da ex colleghi, hanno infastidito Russell, che ha risposto con durezza.
Le anomali temperature ravvisate nel gran premio di Losail hanno scatenato i giudizi di alcuni ex protagonisti del volante. Infastidito dalle parole degli ex colleghi, George Russell ha tenuto replicare alle critiche post-Qatar, rispondendo per le rime.
Dei piloti scattati dalla griglia di partenza nella domenica in Qatar, molti hanno ravvisato problemi dovuti alle estreme condizioni climatiche. Caldo ed umidità hanno piegato molti piloti: Sargeant ha dovuto alzare bandiera bianca anzitempo, Alonso ha supplicato aiuto al team durante la corsa, tutti hanno dovuto fare i conti con la fatica.
Nonostante il diffuso malessere, alcuni ex piloti di F1 hanno minimizzato le condizioni qatarine, ritenendole non così estreme o doverose di revisione. Berger ha ritenuto l’episodio una questione di forma fisica e simili prese di posizione sono state prese da Herbert e Brundle.
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C’è chi, tra gli attuali piloti del Circus, non ha propriamente gradito le parole degli ex colleghi, a partire da George Russell. Il britannico alfiere della Mercedes ha replicato: “Beh, quello che posso dire è che mi alleno molto per il caldo. Mi alleno con tre strati di vestiti sopra queste calde tute; faccio molte saune per adattarmi a tali condizioni.”
Nel prosieguo delle dichiarazioni, l’inglese si fa sempre più ficcante: “Questi ragazzi parlano, ma noi guidiamo macchine oltre 20 secondi a giro più veloci delle loro. Affrontiamo le curve raggiungendo fino a 5G in ogni aspetto.”
Non solo. Russell ricorda alcuni elementi che aumentano il calore all’interno del cockpit nella F1 attuale e che mancavano all’epoca dei piloti critici. George ha continuato: “Tutti possono dire quello che vogliono. Ma negli anni ’80 e ’90 le vetture non avevano tutte queste centraline elettroniche che aumentano la temperatura nell’abitacolo. Non avevano il servosterzo che lavora a 50, 60 gradi, producendo calore. Noi abbiamo linee idrauliche intorno al cockpit che sono a 120°C. L’abitacolo è andato vicino ai 60 gradi durante la gara e i nostri sottotuta, oggi, sono più spessi di quanto fossero i loro.”
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