Mattia Binotto vuole per il GP del Messico una Ferrari capace di concretizzare il vantaggio delle qualifiche in gara, in un circuito potenzialmente molto favorevole alla SF90
La Ferrari inizia la trasferta in America con il GP del Messico, una gara che ha alternato momenti esaltanti a altri terribili.
La prima edizione della gara, tenutasi nel 1962, vide la morte di Ricardo Rodriguez, in gara su una Lotus ma legato dall’anno precedente con la Ferrari, di cui è ancora il pilota più giovane di sempre. Nel 1964 invece è ricordato perché la Ferrari corse in livrea NART a causa della polemica tra Enzo e l’ACI sull’omologazione della 250 Le Mans. La gara, l’ultima del campionato, fu uno dei finali di campionato più esaltanti, con Surtees che conquista il titolo piloti, unico a farlo in auto e moto, il quinto a farlo con una Ferrari, dopo l’incidente tra Hill e Bandini e i problemi tecnici di Clark.
Questo sarà l’ultimo mondiale della Ferrari per 11 anni: nel frattempo la Scuderia conquisterà una doppietta durante l’ultima edizione del GP nel 1970, con la FIA che escluse il circuito dal mondiale per le pessime recinzioni che avevano permesso al pubblico di scendere in pista mentre Ickx e Regazzoni tagliavano il traguardo.
Nel 1990 la Ferrari era in lotta per il mondiale con Alain Prost, e il francese si rese protagonista di una rimonta storica dal 13° posto, andando a superare Senna, in testa ma in crisi di gomme (si ritirerà tre giri dopo). Mansell e Berger invece si resero protagonisti di un duello storico finito con il sorpasso dell’inglese alla Peraltada per la seconda posizione.
Un presente amaro di successi
Il secondo ritorno del GP del Messico è avaro di soddisfazioni per la Ferrari. Il doppio ritiro nel 2015 è seguito dal 5° e 6° posto del 2016 con le polemiche e la penalità a Vettel per le frasi contro la direzione gara e la manovra in frenata contro Verstappen. Nel 2017 Vettel è in pole ma parte male, si scontra con Hamilton e poi rimonta fino al quarto posto dietro Raikkonen, infine nel 2018 le rosse si accontentano dei due gradini più bassi del podio, con Verstappen mattatore della gara dal 2017. ferrari gp messico binotto
Le dichiarazioni di Mattia Binotto
Per il team Principal Ferrari c’è un certo rammarico per le ultime due gare, in cui non si è concretizzata una prima fila in qualifica: “Dopo due gare nelle quali avremmo potuto fare meglio, ci presentiamo in Messico con la voglia di portare a casa il massimo risultato. Cercheremo di conquistare la sesta pole position consecutiva per poi puntare alla vittoria.”
Il tracciato messicano, con un rettilineo lungo 1360 metri, è un potenziale terreno di caccia per la Ferrari, accreditata del motore più potente, ma è anche vero che il circuito richiede molta downforce, fino a Singapore un problema della SF90, e un settaggio del motore per l’altitudine, che sforza molto il turbo: “Quella messicana è tuttavia una pista ricca di insidie, alcune delle quali sono legate al fatto che si gareggia a oltre duemila metri, il che rende la messa a punto dell’assetto e dei settaggi della Power Unit molto difficile con regolazioni specifiche.
Il circuito propone curve di diverso genere ma anche lunghi rettilinei sui quali di anno in anno vengono battuti i record legati alle velocità di punta. Il compromesso tra top speed e velocità in curva detterà le scelte di carico aerodinamico con le quali scenderemo in pista.”
https://f1ingenerale.com/f1-analisi-pista-messico-le-difficolta-di-correre-in-alta-quota/