“La vittoria più bella è quella che deve ancora arrivare.” Nel pronunciarlo, si ritrova l’essenza Ferrari che il suo fondatore Enzo amava trasmettere: evoluzione, passione, determinazione. La Ferrari si sta avvicinando al secolo di storia, pochi giorni dopo aver compiuto i 90 anni in piazza Duomo, perpetrando quell’emblema di tradizione e storia che è stato il leitmotiv di tutta la Scuderia per il weekend di Monza. Monza Ferrari
Il GP d’Italia è stato, e probabilmente sarà, considerando le caratteristiche tecniche dei tracciati rimasti di qui fino alla fine del campionato, il momento apice della stagione per la scuderia di Maranello. Soprattutto dopo Spa, riuscendo ad inanellare due successi di fila per Charles Leclerc. E proprio le due vittorie del monegasco forniscono diverse chiavi di lettura da considerare prima della ripresa fra due settimane a Singapore. Monza Ferrari
Leclerc, la consacrazione
Dalle parti di Maranello, dopo il tripudio domenicale, si saranno svegliati tutti con il sorriso in faccia per l’agognata vittoria del monegasco. È stata la vittoria per antonomasia, quella da poster nel garage, quella attesa quanto insperata. Se Spa aveva regalato i primi +25 al pilota del Principato, lo aveva anche rabbuiato per la scomparsa del pilota/amico Antoine Hubert. La scritta RIP ANTONIO non campeggiava solo nel retro del volante, ma soprattutto sul suo volto appena del pilota 21enne. Monza invece è stata tutt’altra cosa. È stato il momento di gaudio che tutti aspettavano, un sussulto estremo che italiani e non speravano potesse terremotare la classifica, se non quella generale, perlomeno quella domenicale. Come detto, Monza può essere analizzata sotto diverse chiavi di lettura.
Il GP italiano ha consacrato Leclerc, facendolo assurgere a nuovo idolo della marea rossa. Se è presto per effettuare comparazioni, non lo è per affermare che è sicuramente un pilota che fa esplodere l’applausometro ogni volta che ha la macchina nel setting giusto. È sbagliato fare paragoni, specialmente per un ragazzo di 21 anni. Se vi è una certezza tuttavia, è quella che il Cavallino ha puntato sul ragazzo giusto, che trova nella sua forza mentale, la grinta da mettere in pista per acciuffare due primi posti e risollevare il morale dei ferraristi.
L’ultimo a vincere a Monza era stato Fernando Alonso, 9 anni fa, ma il tracciato di carriere fra i due piloti non può essere affatto paragonato. Quel che è certo, è che evitando paragoni, il detto di Enzo Ferrari si applica nella giusta forma al nuovo pilota della Ferrari. La vittoria più bella deve ancora arrivare, giusto Charles?
Vettel, ci risiamo
Stessa modalità, stesso esito. Forse stavolta ancora peggio per molteplici ragioni: perché era il GP di casa, perchè i 200.000 presenti a Monza non lo meritivano, perché la SF90 riusciva ad esprimersi sui lunghi rettilinei di Monza e perché dopo Spa si era rivisto un Vettel battagliero, anche se nelle vesti di scudiero, intento a traghettare il suo compagno fino alla bandiera a scacchi davanti alle frecce d’argento. Purtroppo lo spinning marchio di fabbrica ha messo di nuovo i bastoni fra le ruote al pilota teutonico. Un harakiri in diretta mondiale che ha lasciato tracce indelebili non solo sull’asfalto dell’Ascari ma anche nell’autostima del pilota e della memoria collettiva dei suoi tifosi.
Forse a Monza vi è stato il vero passaggio di consegne: l’allievo ha superato il maestro, e se è vero che due vittorie non sono quattro titoli mondiali è pur vero che la resistenza mentale di Vettel è ben compromessa dalla costante pressione che continua ad autogenerarsi con i suoi errori. Come avevo scritto in un recente articolo, domandandomi chi è attualmente il pilota di Heppenheim, il momento difficile di Sebastian si traduce anche in difficoltà interne al team che potrebbe scegliere di virare su strategie differenti da quelle adottate finora, preferendo il suo compagno di squadra che lo ha attualmente superato in classifica piloti di 13 punti. Tutti si aspettano il vero pilota che è in lui.
Tuttavia, i riflettori puntati su Charles potrebbero anche fargli abbassare quell’ansia da prestazione con cui ogni “prima guida” Ferrari è costretto a convivere. Potrebbe essere questa la soluzione ad ogni suo problema?
Hamilton, è giusto prendersela con i giudici? Monza Ferrari
Da inizio campionato, ogni singolo pilota, commentatore o navigato addetto stampa nel mondo del Motorsport ha propugnato una maggiore flessibilità da parte dei giudici nelle sanzioni di gara, soprattutto dopo il Canada. Sani corpo a corpo sono quello che richiedono pubblico e piloti, nella speranza di superare quella fastidiosa etichetta di FormulaNoia che fastidiosamente si era appicciata addosso alla massima categoria del motorsport.
Perciò, sembra opportuno che un cinque volte campione del mondo come Hamilton si vada a lamentare del non eccesivo pugno di ferro dei commissari per un degno e corretto duello con il ferrarista che lo precedeva? Soprattutto con un tono peraltro irrisorio, congratulandosi prima con il pilota di Monaco e poi mostrando le proprie lamentele per non averlo sanzionato. Forse bisognerebbe cominciare ad essere più avvezzi verso le sconfitte (che sono tra l’altro poche), e ad accettarle con filosofia come hanno fatto Mr. Wolff e Mr. Bottas.
Monza è stato questo e tanto altro. Sicuramente l’edizione 2019 verrà ricordata per la marea rossa che corre festosa acclamare il suo nuovo idolo e lascia un po’ nel dimenticatoio il suo compagno di squadra. Ha un sapore dolce amaro, come se una bilancia immaginaria dovesse abbassare uno per innalzare l’altro, ma questo è lo sport, soprattutto il motorsport.
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