Per il team Haas una prima parte di stagione soddisfacente, ma con molti rimpianti tra errori ai pit stop e incidenti. La VF-18 si è dimostrata competitiva su tutti i circuiti, ma per conquistare il quarto posto tra i costruttori non si deve più sbagliare.
Il team Haas è sicuramente una delle sorprese del 2018. Veloce fin dai test invernali, la monoposto guidata da Grosjean e Magnussen ha mostrato finora tutto il potenziale per essere la quarta forza del campionato, se non fosse per i troppi punti buttati al vento. Andiamo quindi ad analizzare la prima metà di stagione del team americano ed i suoi punti di forza e di debolezza.
Prestazioni previste dopo i test
Nei test invernali di Barcellona, la Haas ha mostrato una buona affidabilità, essendo uno dei team con più giri all’attivo. Negli ultimi due giorni inoltre, sia Grosjean che Magnussen hanno segnato ottimi tempi su gomme Ultrasoft, destando l’attenzione di molti addetti ai lavori, i quali hanno subito indicato la squadra americana come possibile quarta forza del campionato. L’incognita restava però lo sviluppo della monoposto durante l’anno, grande pecca del team nelle prime due stagioni in Formula 1.
Reali prestazioni
Nella prima gara in Australia le previsioni della vigilia sono ampiamente confermate: in qualifica Magnussen e Grosjean ottengono rispettivamente la sesta e settima posizione e in gara riescono a sopravanzare addirittura le due Red Bull, restando per diversi giri in quarta e quinta posizione. Poi il buio: pit stop per Magnussen, il danese esce dalla pit lane e si ferma poche curve dopo per una gomma fissata male. Soltanto un giro dopo stessa scena, con questa volta protagonista Grosjean. Disperazione tra i meccanici e al muretto per i tantissimi punti buttati al vento.
I gran premi successivi portano alcune gioie con Magnussen, ma tanti dolori con Grosjean. In Bahrain arriva un ottimo quinto posto per Magnussen, mentre Grosjean termina tredicesimo, anche a causa di una pessima qualifica.
Nel successivo Gran Premio di Cina, i piloti si trovano penalizzati nella strategia dall’uscita della Safety Car e soltanto Magnussen riesce a racimolare un punto.
La gara dell’Azerbaijan vede la Haas in difficoltà anche a livello di prestazioni, in più Grosjean finisce incredibilmente a muro sotto regime di Safety Car. Il doppio ritiro australiano pesa ancora come un macigno in classifica, dove gli unici punti del team sono gli undici guadagnati da Magnussen.
In Spagna Grosjean commette un altro grave errore, rientrando in pista in maniera avventata e causando un grave incidente nel quale restano coinvolti anche Hulkenberg e Gasly. Magnussen nel frattempo va di nuovo a punti, concludendo la gara sesto.
A Monaco la macchina è in grande difficoltà, in qualifica i due piloti non vanno oltre la quindicesima e la diciannovesima posizione e la gara fuori dai punti ne è una diretta conseguenza.
La nuova Power Unit Ferrari segna la svolta
Nel Gran Premio del Canada, Ferrari porta la seconda specifica della Power Unit per tutti i team. L’inizio sembra pessimo con Grosjean costretto a fermarsi appena iniziate le qualifiche a causa di una gran fumata dal posteriore. Magnussen non riesce ad arrivare in Q3, fermandosi all’undicesima casella in griglia. La gara vede entrambi i piloti fuori dalla zona punti, ma comunque soddisfatti della nuova Power Unit.
Ma è dalla Francia che si vedono risultati concreti. Entrambi i piloti nella top 10 in qualifica, con Magnussen che finisce la gara sesto, mentre Grosjean undicesimo, anche a causa di una penalità di 5 secondi subita per un contatto con Ocon in prima curva.
Il Gran Premio d’Austria segna il riscatto. Dopo tante occasioni gettate al vento e anche grazie ai ritiri di Ricciardo e delle due Mercedes, arrivano un quarto e quinto posto per Grosjean e Magnussen. Per il francese sono i primi punti stagionali, per la squadra il miglior risultato nella sua ancor breve storia in Formula 1.
Rinfrancati dall’ottimo risultato austriaco, in Gran Bretagna entrambi i piloti portano ancora la macchina tra i primi 10 in qualifica. Grosjean però vanifica tutto con un incidente con Sainz, mentre Magnussen termina nono.
In Germania, ancora top 10 in qualifica con entrambe le vetture, con Magnussen quinto e Grosjean sesto. La gara procede linearmente fino all’arrivo della pioggia. La strategia, rivelatasi poi errata, di montare le gomme intermedie dopo l’incidente di Vettel, porta Grosjean e Magnussen a perdere diverse posizioni. Il francese però è autore di una grande rimonta negli ultimi giri con pista umida, e conquista così la sesta posizione finale. Magnussen invece chiude undicesimo.
In Ungheria, nelle difficili condizioni delle qualifiche il muretto non sbaglia le scelte ed entrambi i piloti riescono a qualificarsi tra i primi dieci, con la vettura che mostra una buona performance anche su pista bagnata. In gara Magnussen chiude settimo e Grosjean decimo, portando entrambi punti alla squadra.
Proprio in Ungheria ha debuttato per il team Haas la terza specifica della Power unit Ferrari. I piloti hanno mostrato soddisfazione per i progressi della nuova unità motrice, mostrandosi fiduciosi per il resto della stagione.
Reattività nel trovare l’assetto ideale e nella strategia
La squadra, dopo difficoltà iniziali nel trovare l’assetto e gravi errori come quelli al pit stop in Australia, sembra ora essere più concentrata. Proprio subito dopo la prima gara dell’anno, il team principal Gunther Steiner aveva assolto i suoi uomini,;dichiarando che nell’inverno la squadra aveva posto l’attenzione soprattutto sullo sviluppo della vettura, trascurando altri dettagli.
Tranne la prima gara in Australia, dove la vettura aveva dimostrato fin da inizio libere ottime prestazioni, nei successivi appuntamenti di Bahrain, Cina e Azerbaijan la squadra non è riuscita a trovare l’assetto ideale durante lo svolgimento delle prove libere. Dopo le buone prestazioni in Spagna, a Monaco c’è stata di nuovo difficoltà di adattamento, con conseguenti pessimi risultati in pista.
La squadra ha dichiarato di aver imparato molto dal weekend monegasco e infatti dal Gran Premio del Canada c’è stata la svolta anche nella ricerca dell’assetto ideale. Dal weekend canadese in poi la monoposto americana ha fornito sempre prestazioni in crescendo dalle prime prove del venerdì fino alla qualifica, in più entrambi i piloti sono sempre entrati in Q3 in nelle ultime 5 gare.
Confronto rispetto all’anno scorso
La Haas è uno tra i team che ha mostrato i più decisi miglioramenti dalla scorsa stagione. Alla pausa estiva in classifica costruttori Haas ha già 19 punti in più rispetto a quelli conquistati in tutto il 2017, concluso all’ottavo posto. L’attuale quinto posto però non rispecchia appieno le potenzialità della vettura,;che, visti i punti persi in diverse occasioni, poteva essere tranquillamente davanti a Renault.
Ma oltre al semplice confronto di punti guadagnati, va notato come la Haas sia diventata, soprattutto dalla Francia in poi, la vettura di riferimento dopo i 3 top team. Mentre nel 2017 soltanto in 5 occasioni un pilota Haas era riuscito a conquistare la top ten in qualifica, quest’anno il team americano si trova quasi sempre tra i primi dieci, addirittura con entrambi i piloti da 5 gare a questa parte.
Quest’anno anche lo sviluppo della vettura, tallone d’Achille nei due anni passati, sembra essere buono. Oltre all’esperienza acquisita dalla squadra, parte del merito degli sviluppi va dato alle evoluzioni del motore Ferrari, che hanno garantito potenza e affidabilità.
Aree migliori e peggiori
Tra i punti di forza della Haas vi è senza dubbio la Power Unit Ferrari, diventata ormai punto di riferimento nel paddock.
Anche il telaio Dallara ha contributo alla ottime performance della vettura americana, bilanciata e dalla buona guidabilità, con una monoposto che fin dalla presentazione ha ricordato nelle forme la Ferrari SF70H del 2017.
Quest’anno inoltre Kevin Magnussen si sta dimostrando un pilota veloce e concreto, con numerosi piazzamenti in zona punti e pochi incidenti rispetto allo scorso anno.
Anche nella gestione delle gomme la vettura americana si è mostrata molto consistente,;con i piloti che riescono quasi sempre a rispettare le strategie previste senza eccessivi problemi di usura o blistering.
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I punti deboli evidenziati dalla Haas sono stati soprattutto le prestazioni di Grosjean e i gravi errori ai box.
Il pilota francese è stato autore di incidenti spesso evitabili, come quelli a Baku, in Spagna e in Gran Bretagna,;e ha mostrato per tutta la prima parte di stagione un’irruenza eccessiva sommata a poca lucidità.
Per quanto riguarda le decisioni al muretto e ai box, il doppio errore al pit stop in Australia è pesato come un macigno fino all’ottimo risultato ottenuto in Austria. Inoltre va ricordato che anche nel 2017 in Ungheria, Grosjean era stato costretto al ritiro per una ruota fissata male al pit.
Anche alcune decisioni prese dagli uomini al muretto sono state discutibili, come quella di non fermarsi sotto Safety Car in Cina e quella di montare le intermedie in Germania per poi tornare su gomme da asciutto poco dopo.
Qualche problema c’è stato anche per l’affidabilità con Grosjean (brake-by-wire in Cina, cambio in Azerbaijan, motore in Canada),;fortunatamente sempre nelle prove libere o in qualifica. Tuttavia non sono stati problemi gravi, e sembrano essere ormai alle spalle.
Possibilità di miglioramento per il resto della stagione
Sicuramente il primo miglioramento dovrà venire da Romain Grosjean, troppo spesso autore di errori e gravi incidenti. C’è da dire però che, esclusa la gara di Silverstone, in 3 delle ultime 4 gare è andato sempre a punti, finendo anche spesso davanti a Magnussen, provando così che il talento e la velocità ci sono ancora, ma bisogna rimettere la testa a posto.
In seconda battuta tutto il team dovrà compiere meno errori, sia al pit stop che al muretto,;viste alcune strategie discutibili come in Cina e in Germania. Anche sotto questo punto di vista però la strada presa sembra quella giusta, visto che nel caos delle qualifiche in Ungheria al muretto non hanno commesso errori, portando tutte e 2 le vetture in Q3.
L’altro punto che, a differenza degli altri anni, non dovrà essere sottovalutato è lo sviluppo durante l’anno,;grande difetto della Haas nelle scorse stagioni. Stranamente, il team americano ha deciso di non partecipare ai test svolti in Ungheria dopo la gara, preferendo concentrarsi sul lavoro in fabbrica. Finora comunque la Haas è sembrata più attiva nel portare aggiornamenti rispetto al passato, migliorando le sue prestazioni nel corso della stagione attuale.
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Concludendo si può notare che, nonostante i vari errori, i risultati mostrati quest’anno sono ottimi, sopratutto considerando che la Haas è entrata in F1 soltanto nel 2016. Alcuni errori di gioventù compiuti nei primi 2 anni stanno via via scomparendo, con la squadra che sta acquisendo la maturità per combattere per il quarto posto nei costruttori. Tuttavia da qui a fine stagione bisognerà sbagliare il meno possibile, sia per raggiungere Renault in classifica,;ma anche per non subire il sorpasso da Force India e McLaren che, nonostante vetture meno competitive, sono a pochi punti dalla squadra americana.
Confrontando il percorso compiuto da Haas con quello fatto da altre scuderie entrate da zero in Formula 1 (ricordiamo di recente Caterham, Marussia e HRT),;Gene Haas e Gunther Steiner possono ritenersi soddisfatti per i risultati ottenuti in soli 3 anni di attività della scuderia in Formula 1, con l’obiettivo dichiarato di scalare le gerarchie del mondiale nei prossimi anni.
Foto: Haas F1 Team, Autosport, Formula 1.
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