F1 | Herbert minimizza il caldo in Qatar: la F1 non è più sfidante?

Le conseguenze fisiche dei piloti causate dal caldo estremo in Qatar hanno allarmato molti, ma non Johnny Herbert.

Le estreme condizioni di caldo e umidità riscontrate in Qatar hanno richiamato la preoccupazione di molti addetti ai lavori, non quella di Johnny Herbert. L’ex pilota ha espresso alcune considerazioni sul weekend di Losail, elevandolo nel confronto tra la F1 attuale e quella del passato.

f1 herbert schumacher caldo qatar losail lusail texas austin usa usgp
(Photo by Mark Thompson/Getty Images) // Getty Images / Red Bull Content Pool

Ritiri anzitempo, piloti in difficoltà durante e dopo la gara: il Gran Premio del Qatar è da ricordare come uno dei più complicati degli ultmi tempi dal punto di vista fisico. Johnny Herbert ha ricordato episodi simili vissuti in carriera: “Ho affrontato quelle condizioni in Qatar e Bahrain. Potevi cuocere un uovo nell’abitacolo! Feci un test a Dubai con una temperatura dell’aria di 52°C: era l’inferno sulla terra.”

“In Formula 1 l’unica volta che ho avvertito una tale umidità fu in Malesia nel ’99. Era come tentar di voltare il volante di una normale vettura da fermo. Non avevamo servosterzo, era brutale; ha proseguito. “La prima volta che salii su una F1 pensai che lo sport dovesse essere la sfida mentale e fisica più difficile. E lo era.”

Schumacher, autore di una rivoluzione che non c’è più

Herbert ha ricordato la F1 dei propri tempi: Ricordo che Michael Schumacher cambiò l’intera dinamica. Cambiò la mentalità di tutti su cosa servisse per portare una F1 alla vittoria, ovvero guidare al massimo delle possibilità per tutta la gara.”

Il classe 1964 britannico ha osservato: “Nei tempi moderni non abbiamo visto questo. Tutto è diventato una questione di degrado gomme ed ingegneri, di tattiche e strategie, con i piloti che guidano forse al 60/70% del proprio limite. Questo non è mettere abbastanza alla prova l’elemento umano, non quanto vorrei.”

Le fatiche del Qatar? Nulla di stravolgente

Herbert non ritiene stravolgente quanto accaduto in Qatar. Le temperature e le difficili condizioni fanno parte del gioco: “A Losail situazione oltre il limite? Beh, a mio parere era come dovrebbe essere. Dovrebbe essere difficile.”

L’ex Lotus e Benetton ha ancora citato memorie dagli anni Novanta: “Ripensando all’esperienza in Malesia, ricordo che Alesi e Berger rimasero per 20 minuti seduti, sfiancati. Quando io uscii dalla vettura vedevo le stelle. Le condizioni mettevano a dura prova, ma nessuno di noi ha mai detto che non si dovesse correre in quel contesto. Accettavamo la situazione come parte del gioco.”

D’altra parte l’ex pilota di Brentwood crede che si possa provare a trovare qualche soluzione: “Una risposta potrebbe essere quella di caricare più ‘drink’ sulla macchina.”

Ma è imperativo, per il britannico, mantenere l’elemento umano: “Deve essere una parte importante, sia fisicamente che mentalmente. Deve cambiare i regimi di fitness, i piloti dovrebbero essere i migliori al massimo delle proprie possibilità. Deve essere una sfida dell’uomo e della macchina. Non voglio perdere questo aspetto.”

Seguici anche sui social: TelegramInstagramFacebookTwitter