“Non potrò mai calzare le stesse scarpe che ha calzato Charlie. Sono un paio di scarpe fatte esclusivamente per un individuo, perfettamente su misura.” Queste sono le parole di Michael Masi nel settembre 2019, quando, in un’intervista a Motorsport Magazine, raccontava i suoi primi sei mesi da Race Director dopo la morte di Charlie Whiting.
La metafora delle “scarpe” è molto utilizzata nella lingua inglese per descrivere le peculiarità di un ruolo, di un incarico, e di chi lo ricopre. Tradizionalmente, per dire che qualcuno ha lasciato un segno importante nella mansione affidatagli, gli inglesi dicono che quell’incarico “è un paio di scarpe troppo grande per essere calzato”. Masi si spinge oltre. Non è questione di grandezza: è questione di foggia, di fattura. Il nuovo direttore di gara, però, sta facendo del suo meglio per riuscire a camminarci ugualmente. Vediamo come.
Una stagione complessa Whiting Masi
Il campionato 2019, ormai alle battute finali, ha fatto emergere una serie di problematiche nella gestione dei regolamenti e della direzione gara che,. per quanto preesistenti, non avevano ancora trovato compiuta espressione nella realtà dei fatti. L’esempio più eclatante ha sicuramente riguardato la mancata vittoria di Sebastian Vettel al Gran Premio del Canada, foriera di polemiche infuocate ma, anche, di un cambio di passo nella gestione delle penalità.
Il Canada, tuttavia, è la punta di un iceberg fatto di una lenta ma costante revisione di regole, consuetudini, prassi consolidatesi nella (pur sapiente) gestione de “l’uomo solo al comando”. In ordine di tempo, l’ultima annunciata revisione riguarda i meccanismi di verifica del jump start contestato a Vettel in Giappone. Durante la stagione abbiamo visto altri cambiamenti, più o meno significativi, più o meno attesi.
Una revisione a tutto tondo
La condotta di gara dei piloti e la gestioni dei contatti diretti è cambiata radicalmente dopo il GP di Francia, e possiamo citare qualcuno di una lunga serie di episodi: il sorpasso di Verstappen su Leclerc in Austria, la battaglia fra i due letteralmente a suon di ruotate a Silverstone, così come la bandiera bianco-nera sventolata ancora a Leclerc a Monza.
Ma la revisione delle regole non riguarda solo le situazioni al limite tra i piloti. La percezione è che si stia cercando un nuovo equilibrio ed un nuovo standard per l’intero pacchetto di gestione dei weekend di gara. Un esempio è il sopracitato sistema di monitoraggio dei jump start da ritarare dopo la partenza di Suzuka (e dopo quella di Sochi). A Hockenheim, il team Ferrari è stato multato per unsafe release, salvo poi il dietrofront e la garanzia che quell’esperimento rimarrà isolato e si continuerà a penalizzare anche i piloti. A Monza, il problema della ricerca delle scie in qualifica ha portato a suggerire subito di sperimentare le mini race. Il progetto è poi tramontato, ma la ricerca di un nuovo corso di gestione, con le proprie caratteristiche, appare evidente.
Un predecessore ingombrante
Il basso profilo tenuto da Michael Masi in questi mesi, nonché la sua delicatezza nell’affrontare questioni spinose sportive e politiche, non è casuale, né denota mancanza mancanza di spina dorsale. L’incarico ricoperto da Charlie Whiting aveva un raggio d’azione talmente ampio che definire con precisione tutte le sue mansioni è pressoché impossibile, tanto che il suo ruolo è stato redistribuito fra più persone. Whiting ha ricoperto un ruolo fondamentale nella storia del motorsport e della Formula 1 per intere decadi, costruendo un modus operandi che, probabilmente, non ha accontentato tutti, ma a cui tutti erano sicuramente ormai avvezzi.
La successione in un ruolo del genere non sarebbe mai stata facile per nessuno. In seno alla FIA, infatti, se ne discuteva da diverso tempo. Le circostanze della sua morte, tuttavia, hanno impresso un’accelerazione inattesa e potenzialmente catastrofica agli eventi. Scomparso appena alla vigilia del Gran Premio D’Australia, Charlie Whiting aveva lasciato un vuoto di potere e di carisma pressoché incolmabile. Seguire alla lettera la linea politica già tracciata non avrebbe mai consentito a Michael Masi di sostituirvisi. Effetto anche peggiore avrebbe sortito uno sconvolgimento totale della gestione del campionato. L’australiano, sostanzialmente, ha scelto l’unica via che può salvaguardare il fragile equilibrio fra serenità ed equità nel paddock: a piccoli passi, verso una nuova Direzione.
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Whiting Masi