La stagione 2023 si sta rivelando piuttosto complicata per Sergio Perez che recentemente si è raccontato a cuore aperto tra l’assunzione di un mental coach, la mancanza di fiducia ed essere compagno di Verstappen.
Un’annata estremamente complicata per Sergio Perez che ha trovato la forza di fare delle toccanti rivelazioni, su tutte la collaborazione con un mental coach, la mancanza di fiducia verso la RB19 e l’essere compagno di scuderia di Verstappen, al quotidiano De Limburger.
Tra queste, rientra anche quello che Perez vede come punto di svolta della sua stagione: “Dopo Miami, le cose sono peggiorate per me. Sentivo di guidare un’altra macchina che non si adattasse a me così bene. Conseguentemente non sono riuscito ad entrare in Q3 consecutivamente, il che ha distrutto la mia fiducia. E ciò ha reso anche guidare molto più difficile”.
Le conseguenze si sono quindi viste nel rendimento in estate: “Questo mi ha portato molte difficoltà in estate. All’inizio ero lì a lottare ma poi è cambiato tutto. Guidavo senza fiducia, ad un certo punto semplicemente non riuscivo più a venirne a capo. È stata dura. Corri per un top team, la pressione aumenta rapidamente. La fiducia è ritornata quando ho realizzato che nel corso dell’anno avevo vinto delle gare con merito. Posso permettermi di dire che ora sono di nuovo al 100%. E sono convinto di poter lottare di nuovo per il titolo l’anno prossimo”.
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La vita da pilota e da padre ha i suoi alti e bassi e Perez ha preso le sue decisioni per limitare i bassi: “La Formula 1 è il mio sport, la mia passione, la mia vita. Ma quando fatichi così tanto a lavoro è difficile essere gioioso a casa con tua moglie e i tuoi figli. È per questo che ho assunto un mental coach perché la mia famiglia merita di avere un padre gioioso a casa. Insieme al mio coach ho iniziato a lavorare su come essere la miglior versione di me stesso a casa, ma anche come pilota. Ho deciso di non mollare. Contemporaneamente, ho lavorato anche con i miei ingegneri per risolvere qualche problema. Sto ritrovando positività. Ho 33 anni, sto imparando ancora ogni giorno; in pista e fuori. È fantastico ciò che questo sport riesce a darmi”.
Il pilota #11 conclude parlando più approfonditamente del suo team e di Max Verstappen: “Sono grato alla Red Bull per avermi dato l’opportunità di guidare per un top team. Dopo tutto, non sono un pilota che è arrivato qui passando per la loro Academy. Sarebbe bello se potessi finire qui la mia carriera. Ma essere un pilota per questo team non è facile. Red Bull opera in un modo diverso rispetto agli altri team. Ma questo è anche il motivo per il quale hanno questo successo. A mio parere, la loro macchina è costruita con un approccio diverso rispetto agli altri. Richiede del tempo e bisogna abituarsi. E ovviamente bisogna confrontarsi con Max Verstappen come compagno di squadra. Il passato è la prova che questo compito… quella pressione… a volte la chiamo: la pista più difficile in Formula 1″.
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