George Russell si unisce a Fernando Alonso nel chiedere un nuovo approccio ai test prestagionali da parte della FIA.
A pochi giorni dall’inizio dei test prestagionali, la F1 comincia a svegliarsi, in vista del primo appuntamento del Mondiale, la settimana successiva. Tante le questioni in sospeso che avranno una risposta con i primi giri in Bahrain, sede delle uniche prove prima dell’avvio della stagione 2023. A chi si sta approcciando soltanto da poco al Circus della F1 potrebbe suonare strano che, non molti anni fa, i test prestagionali erano pressocché liberi per tutti.
C’è stato un tempo, in Formula 1, in cui le prove in pista erano assoluta prassi per i team. C’erano test prestagionali, test a metà stagione e anche test di fine stagione, molto spesso con due vetture. A volte, i team si gestivano fra due circuiti diversi e c’erano persino delle squadre di tecnici formate appositamente per i test. Oggi, sia per ridurre i costi che per livellare la competizione, i test sono ridotti al minimo, con la singola sessione di quest’anno, in Bahrain.
Una soluzione, questa, che non sembra soddisfare appieno piloti e scuderie. George Russell, pilota Mercedes e direttore della Grand Prix Drivers’ Association, si è espresso in merito, dando forza alle dichiarazioni di Fernando Alonso. Lo spagnolo, alla presentazione Aston Martin, aveva definito “ingiusto” che la F1 fosse “l’unico sport al mondo dove è concesso soltanto un giorno e mezzo di pratica, prima del Campionato.”
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“Personalmente, non penso tre giorni siano abbastanza – ha dichiarato Russell – Dal punto di vista del pilota, significa avere soltanto un giorno e mezzo di prove. Siamo stati fortunati, avendo svolto il test Pirelli la scorsa settimana ma, se non l’avessimo fatto, avremmo passato 12 settimane fermi, ritornando al volante soltanto in Bahrain.”
“Vi immaginate Rafael Nadal passare 12 settimane senza colpire neanche una palla, per poi partecipare al French Open con soltanto un giorno e mezzo di allenamento? Sarebbe impossibile“, ha aggiunto l’inglese, che suggerisce come soluzione la possibilità di portare due vetture per team ai test.
“Tre giorni con due auto potrebbe essere un buon compromesso fra la nostra posizione e i motivi per i quali sono stati limitati i test. Ma ora, con un giorno e mezzo per pilota, penso sia davvero troppo poco.”
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