Crederci e basta non è affatto sufficiente. Serve di più che metterci il tutto. Perché difficile ammetterlo ma c’è sempre una componente non indifferente che ha una rilevanza significativa. Rientra sotto diverse etichette, quali fortuna, caso, eventualità, etc, etc. Citando Woody Allen, la gente ha paura di ammettere quanto conti la fortuna nella vita. Terrorizza pensare che sia così fuori controllo. È scandalosamente spaventoso, ma la perfezione si raggiunge anche grazie all’allineamento di pianeti, al fato che non ti volta faccia, che ti viene anzi ad abbracciare. Perché ogni episodio nasconde in sé una componente incontrollabile, la percentuale variabile che scombina tutta la posta in palio. D’altronde, chi avrebbe mai predetto l’uscita dalla gara di Sebastian Vettel con conseguente favoreggiamento delle Mercedes nel GP di Sochi?
L’inaspettato ha una caratteristica ineguagliabile: fa scattare una componente umana che difficilmente si può allenare. Ha a che fare come detto, con situazioni impensabili, la cui circostanza richiede un’immediata capacità di reazione. La risposta di causa/effetto deve essere scomposta brevemente, e specie nel motorsport, in cui la velocità decisionale rappresenta un notevole fattore nella riuscita finale. Stacchi un secondo prima e ti acciuffi la posizione, il secondo dopo sei a gettare il casco a terra dopo aver urtato le barriere. Croce o delizia? Favoreggiamento Mercedes GP Sochi
Il film girato a Sochi ha visto la Mercedes protagonista non per superiorità tecnica, ma per capacità di reazione agli eventi. Il campionato attuale ha dimostrato come gli anglo/tedeschi sanno mettere in pista capacità decisionali in breve termine che li consegna a successi anche nei momenti meno favorevoli. Nel loro spirito tanto calcolatore quanto slegato da istintivismi, la condotta di gara delle frecce d’argento sembra quella di alunni scuola Niki Lauda. Non a caso, l’ex pilota austriaco, soprannominato il computer, riusciva a discernere perfettamente le situazioni in cui aggredire e quelle in cui alzare il piede. Nell’università della F1, dove molto si apprende sbirciando dal tema del compagno di banco, gli uomini di Toto Wolff capiscono meravigliosamente le caratteristiche dell’avversario tracciato per tracciato.
Quando c’è da stare dietro, si mettono al trotto comparendo di qua e di là negli specchietti di chi li precede, intonando un silenzioso:” io sono qua, al primo errore sei fuori”. Canada vedasi, Vettel aveva un passo gara simile a quello del pilota Mercedes, ma chi è stato zitto e quatto per poi acciuffare per primo la bandiera a scacchi? Quando dal trottare si mettono al galoppo, mettono in chiara evidenza le differenze tecniche con le altre scuderie. Lo stile sornione che accomuna tutti all’interno della scuderia Mercedes deriva un filetto di successi e campionati che pompano l’autostima, consci delle proprie deficienze in soli pochi tracciati del circus. L’egemonia vittoriosa stende un velo di pacata serenità che, comparata a quella Ferrari, seppur in ottima ripresa negli ultimi 4 GP, a volte risente di un aggressivismo becero e infondato.
Detto ciò, oltre alla capacità di botta/risposta in situazioni cruciali, la Mercedes sembra anche essere corteggiata dall’affascinante Dea Fortuna o Sig. Fato che flirtano solo e spesso con gli uomini di Stoccarda. Non c’è molto feeling con le sfumature rosse, che siano passate di moda? Evidentemente l’outlet argentato attira di più delle altre gradazioni in pista visto il conteggio sballato sulla bilancia delle situazioni fortunate. Quante possibilità vi erano che a Sochi, Vettel riscontrasse un problema al motore, che entrasse la safety car in quel preciso giro, che le Mercedes non fossero ancora entrate ai box a differenza di Leclerc? Bassissime!
La fortuna aiuta gli audaci (che le Mercedes non stessero proprio aspettando una situazione da safety car per rientrare?) e anche chi è in grado di tramutare la fortuna in successo. I mondiali non si portano a casa con situazioni favorevoli, ma spostando gli avvenimenti verso il proprio corso. Seneca dixit: “la fortuna non esiste. Esiste il momento in cui il talento incontra l’opportunità”. E per il piacere degli uomini di Stoccarda, loro ne hanno entrambi, soprattutto di talento.
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