Frédéric Vasseur non sarà l’uomo dei miracoli, ma può essere la personalità giusta per fronteggiare il più cronico dei problemi Ferrari in F1.
Frédéric Vasseur è l’uomo giusto per la Ferrari in F1. Non un Messia portatore di salvezza e miracoli, ma una roccia capace di reggere l’impatto con il più spaventoso dei mostri sotto il letto di Maranello: la pressione. Un mostro che spaventa, sconfigge e, infine, allontana qualunque team principal si ritrovi ad affrontare. Finalmente, però, ha trovato un degno rivale.

La Ferrari è la Nazionale Italiana dell’automobilismo. Diversa da ogni altro team sulla griglia, più che le ambizioni di un’azienda si trova a dover rappresentare la forza, le capacità ed il valore di un popolo intero. I tifosi italiani vedono nelle Rosse un simbolo del proprio patriottismo, espresso in un calore vivo, ardente, ma anche pericoloso ed estenuante, per chi si trova ad indossare quei colori.
Un onore, certo, il vestire di rosso. Ma anche una responsabilità immane, sottolineata e sovraccaricata dall’opinione pubblica, per la quale l’unico risultato degno di nota è e sarà sempre la vittoria. Lo sanno tutti, a partire da Christian Horner, che in Red Bull ha passato l’intera carriera: “La Ferrari è una squadra nazionale, la pressione che hanno sulle spalle è brutale“.
Proprio l’inglese d’acciaio di Milton Keynes non spreca occasione per aizzare quella pressione: “Vasseur è un uomo capace, le aspettative sono altissime per la prossima stagione“. Una tecnica perfezionata da anni, quella sua e del collega-rivale Toto Wolff: quando si è i favoriti, la scelta migliore è parlare bene – fin troppo bene – degli altri, in modo da scaricarsi dalle spalle parte delle aspettative.
Tecnica che riesce ancora meglio se gli stessi rivali si gettano la zappa sui piedi: le dichiarazioni di Benedetto Vigna, all’inizio del 2023, devono essere un monito per il futuro. Ma ora Ferrari può contare su di un validissimo combattente.
Frédéric Vasseur: un uomo scaltro
Qualche settimana fa, abbiamo chiesto ai lettori un giudizio sull’operato del nuovo team principal Ferrari. Il parere è stato generalmente positivo, nonostante la “disastrosa” stagione del Cavallino. Certo, c’è l’attenuante della monoposto non di sua diretta responsabilità. Eppure l’ingegnere francese ha saputo abilmente resistere a tutte le critiche postegli nel corso della stagione.
Con il suo modo di fare affabile, quando sa che scherzare può tirarlo fuori da una domanda scomoda, ma anche composto e deciso, nel momento in cui è necessario scegliere bene le parole da pronunciare, è tutto ciò di cui ha bisogno Ferrari. Un Toto Wolff d’Oltralpe francese, abilissimo nel gestire i rapporti nel paddock. Il giusto mix di capacità tecnica e scaltrezza manageriale.
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Ha passato un anno studiando i punti deboli del Cavallino e ora è tempo di forgiarne la sua personale interpretazione, più ambiziosa e aggressiva, ma anche più politica. Il 2024 sarà un importantissimo banco di prova, ma la chiave sarà resistere fino al 2026. La Formula 1 dimostra che la stabilità premia: è tempo che Ferrari, anzi, che il popolo Ferrari si lasci guidare dal suo più valoroso condottiero.
Foto Copertina: Scuderia Ferrari Media Centre
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