Drive to Survive 6 predilige più il drama lontano dalla pista, omettendo, però, il vero protagonista della stagione 2023: Max Verstappen.
Drive to Survive 6 immagina un mondiale di Formula 1 senza Max Verstappen. Così potremo riassumere la sesta stagione della docuserie, pubblicata su Netflix il 23 febbraio.
Fin dal suo debutto, la produzione sportiva ha sempre cercato di raccontare una stagione di F1 sia dentro che (soprattutto) fuori la pista. La parte più interessante è senza dubbio quella dedicata ai team principal e al rapporto tra i piloti – e l’occhio attentissimo di Netflix sa bene ciò che piace al suo pubblico.

Drive to Survive 6 spinge quindi l’acceleratore sul drama che avviene dietro le quinte, dove si creano maggiormente alleanze, intrighi e colpi di scena, degni di una serie tv americana. Forse proprio questo elemento è una lama a doppio taglio; se da una parte si apprezza la volontà di Netflix di rendere uno sport difficilissimo come la Formula 1 (dopo conta sia la forma fisica che quella mentale) appetibile alle nuove generazioni, dall’altra il rischio è che venga troppo romanzata, trasformandolo in uno show glamour.
Ed è ciò che avviene in Drive to Survive 6. In questa stagione ci si dimentica di Max Verstappen, dominatore assoluto del 2023, per raccontare le storie degli altri protagonisti. Okay: l’olandese della Red Bull è stato il Re incontrastato lo scorso anno. Tante volte lo abbiamo visto partire in pole position, sfrecciare a tutta velocità, per poi inquadrarlo solo a fine gara.
Ad un certo punto, guardando i nuovi episodi, viene proprio da chiedersi: Verstappen ha accettato di farsi intervistare da Netflix? Negli anni passati, se ben ricordate, il pilota Red Bull si era scagliato contro la piattaforma di streaming, accusandola di raccontare i fatti in maniera non proprio veritiera.
Stavolta, il problema è ben altro: lo sport viene oscurato per dar spazio a personalità più appetibili. Lawrence Stroll è dipinto come il patriarca di Succession, che mira a far sì che il figlio prediletto diventi campione del mondo. Occhi puntati sul ritorno di Daniel Ricciardo (la sua storia è raccontata come una favola a lieto fine).
Anche sugli scontri tra compagni di squadra in Alpine (è evidente che Ocon e Gasly mal si sopportano, ma la docuserie estremizza un po’ troppo) e in Ferrari (ma Leclerc e Sainz non avevano detto di essersi divertiti a lottare tra loro a Monza?).
Profetico, infine, l’episodio dedicato a Lewis Hamilton e al suo “atto di fede” nei confronti della Mercedes. Toto Wolff afferma alle telecamere di Netflix di non riuscire a vederlo in rosso, e lo stesso pilota giura di impegnarsi a fondo col team.
Al di là delle polemiche, il servizio di streaming è già al lavoro sulla settima stagione. E ne avrà di cose da raccontare.
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Crediti immagine di copertina: Netflix
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