Siamo giunti all’ultimo appuntamento della nostra panoramica sulle speranze di successo in F1 dell’attuale griglia di F2. Dopo aver esaurito tutti i nomi che possono quantomeno aspirare a un sedile nella massima serie, vediamo chi sono quelli che, almeno a quanto pare, difficilmente troveranno posto nella classe regina.
Non tutto può il denaro F2 F1
Non è certo una novità degli ultimi anni, a dispetto di quanto possano pensare i tifosi più accaniti, che una grande disponibilità economica faccia la differenza nel mondo delle corse. Tuttavia, il fatto che il denaro possa aprire molte strade non implica che possa portare chi ne dispone ovunque.
Non è infatti questo il caso di Sean Gelael e Mahaveer Raghunathan, entrambi protagonisti di una stagione deludente. Al suo quarto anno in F2, Gelael vanta l’unico merito di aver direttamente finanziato la carriera di Antonio Giovinazzi e di aver conquistato un paio di posti nelle prove libere del venerdì di F1 con Toro Rosso. L’ennesima stagione al di sotto delle aspettative non lo spaventa (suo padre, a capo di KFC Thailand, ha coperto le spese della carriera del figlio), ma sicuramente lo annoia. Dopo un (a dire il vero spiacevole, e non colpevole) brutto episodio nel weekend di Silverstone, il thailandese ha paventato il ritiro dalle corse.
Situazione diversa, e ben più grave, è quella di Raghunathan. Il pilota indiano, approdato in F2 senza rilevanti risultati nelle competizioni indiane (men che meno europee), sta costituendo fonte di dibattito fra gli appassionati. Questa volta non sono i risultati, a volte ingannevoli, a parlare, ma i tempi cronometrati. Girando costantemente oltre 5 secondi più lento del resto della griglia e. dimostrando un’imbarazzante ignoranza del regolamento tecnico e sportivo, Raghunathan ha già raggiunto e superato i 12 punti di penalità che comportano il race ban, scontato in Austria.
Guardare altrove
Coloro che potrebbero invece trovare ulteriori sbocchi nel mondo delle corse, ma sono al momento molto lontani dalla Formula 1,. sono Jordan King e Nobuharu Matsushita. Entrambi, infatti, hanno un background di tutto rispetto e stanno dimostrando di poter fare bene nelle monoposto. King, di ritorno in Formula 2 dopo una proficua escursione in IndyCar nel 2018, è stato più volte collegato al mondo della Formula E. Proprio l’esperienza americana, infatti, potrebbe essergli d’aiuto nel gestire monoposto come le Gen2, particolarmente difficili da manovrare dal punto di vista fisico perché molto pesanti e prive di power steering.
Matsushita, da sempre pilota “di prioprietà” Honda, non ha del tutto abbandonato le speranze di un esordio nella massima serie. I suoi buoni risultati in Europa, accompagnati però da risultati ancora migliori in Asia,. potrebbero convincerlo a tornare a casa per concentrarsi a un campionato prestigioso come la SuperFormula.
F1 | Analisi metà stagione – Alfa Romeo: Al biscione serve di più