La gara di Baku è stata una cartina tornasole per tante cose: i futuri campioni, le squadre che possono ambire al titolo etc. Tra gli elementi evidenziati c’è anche la cattiva gestione delle situazioni di pericolo da parte dei commissari di gara.

La questione sicurezza è stata ampiamente trattata dalla FIA nelle scorse delle ultime stagioni, mettendo alla fine sulle monoposto Halo.
Halo è stato messo sulle monoposto per proteggere i piloti da oggetti di grandi dimensioni, ma non contro la negligenza della commissione gara.
Esatto, proprio la direzione gara, nel corso delle stagioni, ha fatto delle scelte alquanto discutibili.
Ad esempio a Montecarlo nel 2016 quando la direzione gara aveva deciso di partire con la safety car, anche se non era necessario, visto che la pioggia non era così tanta. Quando però era necessaria l’introduzione della safety car o della bandiera rossa, per questioni di sicurezza, non è mai stata esposta.
Un caso su tutti è la gara di Interlagos del 2016, quando era sceso il nubifragio in pista. I commissari gara avevano deciso di far partire lo stesso la gara, poiché c’era da decidere il mondiale. In tale situazione non si poteva correre, poiché il rischio di aquaplaning era altissimo.

Di fatti, Kimi Raikkonen aveva perso il controllo della sua SF16-H ed è andato contro le barriere. Il problema è che con la tanta acqua in pista, non era semplice vedere; per questo la Ferrari del finlandese era stata sfiorata più volte dalle altre vetture. Questione di fortuna, altrimenti sarebbe stata una tragedia.
Di certo, da un paio di anni a questa parte, la FIA si sta tutelando, attraverso delle norme più rigide sulla sicurezza, da possibili conseguenze che potrebbero esserci.
È evidente il collegamento con il processo che è stato iniziato, a seguito della morte di Jules Bianchi.
5 ottobre 2014: Suzuka, Gran premio del Giappone.

Gara bagnata che ha causato l’uscita di scena di Adrian Sutil con la sua Sauber. Per facilitare l’uscita della monoposto dal tracciato, era entrata la gru in pista. Mentre quest’ultima stava facendo tali operazioni, Jules Bianchi aveva perso la monoposto in curva 7, andando contro la gru. Poi sappiamo tutti com’è andata.
La FIA sembra però che non abbia capito la lezione e preferisca mandare avanti la gara ad ogni costo. Questa ipotesi è confermata da ciò che è successo in occasione dell’ultimo Gran Premio a Baku.
Al giro 41, le due Red Bull si scontrano e si buttano fuori dalla pista. Prima mettono le bandiere gialle e poi, a seguito dei tanti detriti, entra la Safety Car.
Durante i giri con la Safety Car, Grosjean perde il controllo della sua Haas e perde la monoposto in pieno rettilineo. Entra in pista anche la Medical Car, per controllare le condizioni del pilota.
Bandiera rossa?
No! I piloti hanno dovuto fare diversi giri lenti con la Safety Car, perché in pista era entrato il carro che doveva portare fuori la monoposto.
Ora, mi sembra assurdo che Charlie Whiting, vedendo la poca organizzazione degli steward e la pericolosità di un camion in mezzo ad una pista così stretta, non abbia messo bandiera rossa. Cosa sarebbe successo se un pilota, come Grosjean, avesse perso il controllo della monoposto fosse andato contro il camion?
Sicuramente avremmo visto se Halo sarebbe resistito all’urto.
In quest’occasione la FIA ha perso l’occasione di mostrare di aver compreso la lezione derivata dagli errori del passato.
Cara FIA, alcune volte non basta piangere sui piloti morti, ma bisogna agire per prevenire altre situazioni del genere.