A Losail va in scena l’ennesimo spettacolo discutibile di una Formula 1 che continua a fare figure non al livello di ciò che ci si aspetterebbe, per un’edizione 2023 del GP del Qatar che verrà dimenticata (si spera) in fretta.
A Losail va in scena l’ennesimo spettacolo discutibile di una Formula 1 che continua a fare figure non al livello di ciò che ci si aspetterebbe, per un’edizione 2023 del GP del Qatar che verrà dimenticata (si spera) in fretta. Tra polemiche sui track limits (e conseguenti penalità a raffica), gomme danneggiate dal passaggio sui cordoli, cambi di programma dell’ultimo minuto, e soste obbligatorie multiple, quanto visto sul circuito Qatariota è lo specchio della F1 di oggi.
Il commento al GP del Qatar 2023: un disastro annunciato
Se quanto visto due anni fa a Losail è stato tutto sommato piacevole, con un gran premio disputatosi senza particolari intoppi, già la prima ed unica sessione di libere al Venerdì ha immediatamente reso chiaro che non ci saremmo trovati davanti ad un classico weekend di gara, cosa che, infatti, si è puntualmente verificata.
Proprio l’edizione del 2021, in realtà, ha rappresentato l’antefatto che ha poi portato al disastro appena vissuto, con i piloti arrivati a stento al traguardo e quasi esanimi. Ma che correlazione ha avuto il rifacimento dei cordoli con i malori accusati dai piloti in gara? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo fare un passo indietro.
Dopo i problemi riscontrati ai cordoli nel gran premio disputato due anni fa, l’organizzatore del circuito di Losail ha optato per una profonda opera di ristrutturazione, che ha interessato la riasfaltatura della pista ma soprattutto un grosso intervento ai cordoli, che avrebbe dovuto, sulla carta, far filare tutto liscio questo weekend.
Il risultato, di fatto, è stato l’opposto, con Pirelli che ha lanciato l’allarme sicurezza nella notte dopo le qualifiche del Venerdì.
Il caos track limits, cambi di programma in corso e piloti non avvisati
Secondo le analisi condotte dalla casa italiana, infatti, il passaggio delle vetture ad altissima velocità sui cordoli, in particolare in curva 12 e 13, e l’interferenza ad alta frequenza tra il fianco dello pneumatico e i cordoli “piramidali” da 50 mm avrebbe potuto causare problemi di delaminazione alle gomme in stint di gara molto lunghi.
Da qui la decisione della FIA di modificare in fretta e furia il programma, aggiungendo una sessione di warm up pre-qualifiche shootout, modificando i track limits nelle curve appena citate, e varando alcune misure cautelari in vista della gara, tra cui l’obbligo di non effettuare stint più lunghi di 18 giri, e costringendo le squadre, di fatto, ad effettuare almeno 3 pit stop in gara.
“Non sto dando la colpa alla Pirelli”, ha commentato Sainz con un certo disappunto. ‘‘Ma allo stesso tempo è chiaro che c’è qualcosa che non va. Siamo arrivati qui oggi in mattinata e abbiamo appreso le notizie dalla stampa. Nessuno ci ha informato che ci sarebbero state modifiche ai track limits. Nessuno ci ha detto che i pneumatici si stessero delaminando o cose del genere”.
Oltre ad aver modificato il programma in corso, infatti, alcuni piloti, come testimoniato dallo stesso Sainz, hanno dovuto apprendere la notizia tramite i media, e non attraverso la federazione stessa. Ma se pensate che lo spettacolo sia finito qui, vi sbagliate di grosso.
Tempi cancellati ben oltre la fine delle qualifiche: il caso McLaren
Ancor prima che Pirelli sollevasse la questione relativa alla sicurezza degli pneumatici, nelle qualifiche del venerdì, o per meglio dire al termine, abbiamo assistito ad un altro episodio buffo, se vogliamo definirlo in questo modo.
Sia Lando Norris che Oscar Piastri, infatti, si sono visti i rispettivi tempi (validi per la seconda e quarta posizione), cancellati dai commissari. Nulla di strano fin qui, se non fosse che la comunicazione di tutto ciò sia avvenuta a foto di rito già scattata, con l’inglese che ha dovuto abbandonare per primo, e con il giovane australiano che ha poi dovuto subire la stessa sorte del suo compagno di squadra.
Poco male tutto sommato per i due McLaren, vista la grande rimonta in gara ieri pomeriggio. Tuttavia, ciò rappresenta l’ennesima scelta discutibile di una federazione che ci ha ormai abituati a prendere decisioni tardive, e che non fanno sicuramente bene alla reputazione dello sport.
Come se non bastasse, l’aver rivisto i track limits in curva 12 e 13 non ha comunque impedito i commissari di far fioccare penalità a go-go in gara. Il caso più lampante è quello di Sergio Perez, penalizzato per ben 3 volte per aver oltrepassato i limiti della pista troppe volte.
Il malessere di tanti (troppi) piloti in gara: “mai visto questo”
Parliamoci chiaro, weekend con temperature estreme ne abbiamo sempre avuti (vedasi Singapore), ma quanto visto domenica a Losail ha rappresentato una vera e propria gara di sopravvivenza, con alcuni piloti, come Sargeant, che hanno dovuto addirittura gettare la spugna in segno di resa per le estreme condizioni climatiche.
Tornando alla domanda posta in precedenza, il malore dei piloti è un’indiretta conseguenza del caos scaturito dal problema cordoli, che ha costretto la federazione ad imporre l’obbligo di almeno 3 soste in gara, ed obbligando di conseguenza i piloti a spingere al massimo ogni singolo giro, non dovendosi interessare del degrado gomme, come di solito succede in un gran premio tradizionale.
Ciò ha contribuito ad aumentare non di poco il loro sforzo fisico, seppur questi ultimi possano godere di una preparazione atletica decisamente di livello.
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Ma come si suol dire, ”the show must go on”, e quindi ci siamo ritrovati con piloti stremati al parco chiuso, fare enorme fatica persino a scendere dalle rispettive vetture, e con alcuni, come Esteban Ocon, che hanno addirittura vomitato all’intero dell’abitacolo. Altri, invece, come Lance Stroll, sono stati addirittura portati in ospedale per accertamenti medici.
Terminato (finalmente) il weekend, la domanda che ci si pone è dunque la seguente: che fine settimana abbiamo appena visto? Tra il ritorno del format sprint, il poco tempo per girare in pista, e tutte le disavventure appena citate, non si può che dare una bocciatura pesante alla tappa in Qatar.
Magari, consiglio spassionato per le prossime edizioni, prima di disputare nuovamente gran premi in futuro in paesi perlomeno discutibili per un puro tornaconto economico, sarebbe cosa buona e giusta mettere al primo posto gli interessi dei piloti, anziché del business.
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