Dopo anni di delusioni, in Austria la Honda ha ottenuto con Red Bull la prima vittoria in F1 dal ritorno come fornitore di power unit nel 2015. Ripercorriamo insieme la rinascita del marchio giapponese.
Red Bull Ring, 30 giugno 2019. Sarà una data da ricordare sia per gli appassionati di F1, sia per i tifosi Red Bull ma soprattutto per gli uomini Honda. Cinque anni digiuno, di delusioni e di sconfitte; il tutto per un unico obiettivo: tornare a vincere in Formula 1.
Il rientro di Honda nella Formula 1 avviene in un periodo di forti cambiamenti, con la Mercedes che ha inaugurato l’era turbo-ibrida con un dominio assoluto e con tutti gli altri a rincorrere. Allo stesso tempo il team McLaren abbandonava i propulsori Mercedes dopo il 5° posto nei costruttori ottenuto nel 2014 con il doppio podio all’esordio in Australia e buoni piazzamenti a punti. A questo bisogna aggiungere il ritorno di Fernando Alonso a Woking, dopo la stagione non felice nel 2007. L’obiettivo McLaren era quello di ripercorrere gli antichi fasti della fine degli anni’90 quando Prost e Senna dominarono la scena mondiale conquistando 4 titoli mondiali consecutivi (1988, 1989, 1990, 1991). Red Bull Honda F1
La stagione 2015 non è quella tanto sognata da Alonso e da Ron Dennis; una McLaren in difficoltà fin dai test in Spagna, con l’anomalo incidente di Alonso e un motore che pecca di potenza e affidabilità. Il bilancio stagionale è disastroso: 27 punti totali e 9° posto nei costruttori davanti alla sola Marussia. Un rapporto di fiducia che stenta a decollare, con i piloti che vogliono avere la possibilità di lottare in pista; eloquente il famoso team radio di Alonso a Suzuka in cui lo spagnolo definì la power unit Honda Gp2 engine. Un episodio da tenere a mente per ciò che verrà detto tra poche righe. Red Bull Honda F1
La stagione 2016 ripercorre lo stesso copione, con i primi punti che arrivano in Bahrain con Stoffel Vandoorne e con il 6° posto nei costruttori. La Honda pur mancando di potenza rispetto a Mercedes, Ferrari e Renault stava lavorando un una direzione precisa: l’affidabilità. Nel 2017 arriva la svolta; al termine della stagione McLaren e Honda si separano con Alonso che per poco non vince la 500 miglia di Indianapolis, tradito dal suo motore…Honda.
I giapponesi non si arrendono e per il 2018 stipulano un contratto per la fornitura dei motori con la Scuderia Toro Rosso. La stagione vede come miglior risultato il 4° posto di Pierre Gasly in Bahrain, pista che mette a dura prova i sistemi di raffreddamento di power unit e freni. L’andamento della stagione non è molto positivo ma la vittoria più grande arriva dalla sede della Red Bull Racing: Honda e Red Bull Racing insieme nel 2019. Chris Horner e Adrian Newey sono certi: Honda è ai livelli di Renault. Per la prima volta dal suo ingresso in Formula 1 dal 2015 la Honda ha due team clienti e un margine migliore per lavorare.
Dopo 4 stagioni di difficoltà, la Honda ottiene il primo podio all’esordio in Australia con Max Verstappen. Ne arriverà un altro in Spagna sempre con il #33 nel mese di maggio e con la Red Bull che è in piena lotta mondiale.
Per gli appassionati di motori maggio fa rima con Indianapolis; Alonso tenta l’assalto alla Triple Crown ma, a causa del rifiuto da parte di Honda di fornire il proprio motore, lo spagnolo non può ottenere il supporto di Andretti. La corsa di Alonso termina ancora prima di iniziare, con la mancata qualificazione. E’ una vittoria virtuale quella di Honda che dovrà aspettare poco più di un mese.
5 anni di delusioni che spariscono in un attimo, con Max Verstappen che taglia la linea del traguardo in prima posizione ma sotto investigazione per il contatto con Leclerc. Ma in casa Red Bull si festeggia e le lacrime di Yamamoto sono il tributo a tutti coloro che nonostante le sconfitte e le umiliazioni, non hanno mai perso il coraggio di non arrendersi.
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