Ancora una volta è guerra tra Christian Horner e Toto Wolff, questa volta per un fatto risalente alla scorsa stagione e che ha visto suo malgrado protagonista la moglie Susie.
Lo scorso anno, sempre sul finale di stagione, la nota rivista Business F1 Magazine, co-fondata da Tom Rubython assieme a Bernie Ecclestone, aveva lanciato una pesante accusa nei confronti dei coniugi Wolff, secondo la quale Susie avrebbe approfittato del suo incarico al vertice della F1 Academy per passare informazioni confidenziali al marito, con quest’ultimo che ne avrebbe tratto vantaggio senza condividerle con gli altri team principal.
La cosa aveva destato parecchio scalpore sul piano mediatico, al punto da spingere la FIA ad aprire un’indagine per un presunto caso di conflitto d’interessi, suscitando l’ira funesta di Susie. Peccato che, dopo nemmeno 48 ore, la federazione ha poi fatto rapidamente retromarcia, con annessa figuraccia.
La CEO della categoria tutta al femminile aveva in seguito minacciato azioni legali nei confronti di tutti coloro che, a sua detta, si erano resi protagonisti di un vero e proprio attacco misogino.
Ai tempi, però, tutte e nove le scuderie (escludendo ovviamente Mercedes) avevano espresso grande solidarietà nei confronti di Susie, pubblicando nove comunicati congiunti nei quali prendevano le distanze dalle accuse mosse nei giorni precedenti, secondo cui proprio i team principal avrebbero sporto reclamo alla federazione.
Horner controcorrente
Come spesso però accade in Formula 1, mettere tutti d’accordo è impresa ardua. Rianalizzando quanto accaduto dodici mesi fa in’intervista rilasciata al The Guardian, Toto ha infatti puntato il dito contro Christian Horner, reo secondo l’austriaco di aver mostrato una certa resistenza sulla vicenda.
“Posso sopportare un sacco di me*da. Ci sono abituato. Ma se tua moglie viene trascinata in un conflitto con cui non ha nulla a che fare, e la sua reputazione è immacolata, il divertimento finisce lì”.
“La risposta è stata però ottima. Non ho fatto una sola telefonata a nessuna squadra. Fred ha preso in mano la situazione e ha detto: ‘Questo è ingiusto’. Da Guenther Steiner a James Vowles, tutti sono intervenuti. Erano tutti pronti, tranne Christian, a firmare un documento a nostro sostegno”.
“Per quanto ho capito, ha detto: ‘Ho un’intervista personale su Sky e dirò che non ne faccio parte. Non firmerò il documento’. Le altre nove squadre hanno detto: “Bene”. Ma ovviamente gli è stato detto che non avrebbe fatto una bella figura e che avrebbe dovuto far parte della dichiarazione”.
“Nella seconda iterazione, ha cercato di inserire la parola ‘ufficiale’ nella dichiarazione. Voleva una nota che dicesse che nessuno si era ufficialmente lamentato con la FIA. Gli altri team hanno detto: “Bene. Noi facciamo la nostra dichiarazione e voi fate la vostra”. Alla fine l’ha firmata”.
Wolff ha infine aggiunto: ”Non credo che si possa fare affidamento su ciò che dice. Penso che [Susie] sia stato un danno collaterale e che in gran parte si sia trattato di mancanza di rispetto per i suoi risultati come pilota donna e come contributo al cambiamento”.
”Inoltre, ha cercato di provocare un danno a me, mancando di rispetto a mia moglie, sminuendo il doloroso percorso che ha affrontato per ottenere ciò che ha fatto dentro e fuori dall’auto”.
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