Las Vegas è alle porte e Checo Perez sente la necessità di fare punti: le voci insistono, la crisi persiste, in Nevada l’imperativo è chiaro.
Dopo tre settimane a digiuno, le vetture di F1 scaldano i motori per l’ultimo trittico di appuntamenti iridati. Ad attendere il Circus, il prossimo weekend, è il GP di Las Vegas, crocevia fondamentale per la stagione dei due piloti Red Bull, Max Verstappen e Checo Perez.
Due piloti, due obiettivi diametralmente opposti. Dopo il trionfo in una indondata Interlagos, Max Verstappen accarezza sempre più da vicino il quarto titolo mondiale consecutivo, in Nevada le probabilità che la matematica incoroni l’olandese sono piuttosto elevate. Dall’altra parte del box la situazione non è propriamente simile, anzi. Max può preparare lo spumante per il mantenimento dello scettro. Checo – dal canto suo – è chiamato ad un duro lavoro per il mantenimento del sedile.
Circondato da voci sempre più insistenti e difeso da un padre non proprio abile nell’arte oratoria, Checo Perez si ritrova con l’obbligo di dover sfoggiare una prestazione superlativa sul tracciato – cittadino, come piace a lui – di Las Vegas. “Mi piace la pista, apprezzo i circuiti cittadini e la vicinanza dei muretti. Inoltre, non è paragonabile a nulla il passaggio lungo la Strip con la Sfera che fa capolino.”
Lo show sarà certamente protagonista nella “Città del Peccato”, ma Checo è conscio di dover rimanere concentrato su se stesso. “Se da una parte è una corsa spettacolare per chi guida e chi osserva da casa, dall’altro è una gara in cui so che dovrò fare bene. Imperativo sarà massimizzare il potenziale della vettura e la mia prestazione personale.”
Dopo l’assaggio della passata stagione, in cui “tutto era nuovo e sconosciuto”, Perez può prepararsi meglio per il 2024: “Quest’anno possiamo approcciare questo weekend con molte più informazioni.“
Massimizzare e tornare a fare punti pesanti, Checo Perez spera nella ripresa dopo un GP del Brasile drammatico, almeno per gli addetti ai lavori. “Sto lavorando con la squadra. Ho la sensazione che a San Paolo fossimo molto più competitivi di quello che abbiamo mostrato.“
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