Il fuoriclasse olandese non si è detto particolarmente preoccupato dai recenti addii in casa Red Bull.
Tra passato, presente, e futuro
Negli ultimi mesi Red Bull ha dovuto fare i conti con diversi addii a livello senior, ma tutto ciò non sembra spaventare particolarmente Max Verstappen. L’esodo di tecnici ha avuto inizio già lo scorso anno, con Rob Marshall che è stato il primo a fare le valigie dopo 17 anni al servizio della causa di Milton Keynes nel ruolo di Chief Designer.
Il secondo grande addio è avvenuto invece dodici mesi più tardi, con Adrian Newey che, dopo aver reso Red Bull una delle scuderie più vincenti nella storia della Formula 1 in soli 20 anni, ha deciso di lasciare il team a inizio Maggio, ripartendo da Aston Martin alla corte di Lawrence Stroll.
Poco dopo sono arrivate anche le partenze dell’ex direttore sportivo Jonathan Wheatley, che ricoprirà la carica di team principal in Audi dal 2025, e di Will Courtenay, anch’egli unitosi alla causa McLaren assieme a Marshall.
“Come ho sempre detto, avrei preferito che tutti rimanessero – ha ammesso l’olandese ai microfoni di motorsport.com – ma alla fine non si possono fermare le persone”.
”Se le costringi a rimanere quando non vogliono più stare qui, se sono deluse o non ottengono pienamente ciò che vogliono, allora forse è meglio per loro accettare una nuova sfida altrove, anche se per l’intera squadra sarebbe stato meglio se tutto fosse rimasto com’era”.
“È sempre stato così con le squadre di successo, gli altri iniziano a smontarle. Lo si vede in ogni sport. E alcuni ricevono offerte così importanti da altre squadre che anche questo gioca un ruolo”.
Non tutti però hanno deciso di abbandonare la nave. Altre figure storiche, come Gianpiero Lambiase, Ben Waterhouse e lo stesso Pierre Wachè, che con l’addio di Newey ha acquisito ancor più centralità nel nuovo scacchiere Red Bull.
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”Io e Pierre parliamo molto”, ha aggiunto Verstappen, descrivendo il suo rapporto con il francese. “Quando sono in fabbrica, lo incontro sempre. È molto motivato e mi piace essere coinvolto. Le cose stanno funzionando abbastanza bene, solo che i risultati non sono quelli desiderati. Sta a noi cambiare le cose come squadra”.
“Ho fiducia che le persone sappiano quello che fanno. Lo hanno già dimostrato. Anche altre squadre hanno persone molto brave, ma non credo che sia questo il problema in questo momento. Abbiamo solo preso una strada sbagliata, quindi era ora di premere il pulsante di reset e andare in una direzione diversa”.
Infine, l’olandese ha aggiunto: “Alla fine non sono solo due o tre persone a fare la differenza. È il collettivo che fa la differenza. Ognuno deve contribuire e lavorare bene all’interno del proprio ruolo. Questa è la cosa più importante”.
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