Nonostante gli innesti di Mattia Binotto e Jonathan Wheatley, Eddie Jordan ha espresso parecchie perplessità sul progetto Audi.
Audi si rivelerà un team vincente?
Sfumato l’affare Sainz, Audi si è comunque ”consolata” ingaggiando due profili di grandissimo spessore nell’arco di poche settimane, con Mattia Binotto che ha accettato di fare ritorno in Formula 1 proprio alla corte di Neuburg come responsabile del progetto tecnico, mentre Jonathan Wheatley dirà anch’egli addio a Red Bull dopo diciotto stagioni per intraprendere un ruolo del tutto nuovo come team principal a partire dal Luglio 2025.
Proprio Binotto e Wheatley saranno le due figure cardine che avranno il compito di guidare la transizione e il processo di acquisizione da Sauber a Audi, in attesa dello storico debutto in Formula 1 che avverrà nel 2026 con l’avvento dei nuovi regolamenti tecnici.
Tuttavia, nonostante i recenti importanti innesti, non tutti sembrano convinti dal progetto della casa dei quattro cerchi, con Craig Slater che, pochi giorni fa, ha etichettato il rifiuto di Sainz a Audi come ”un chiaro segno che le cose non stanno andando bene.
”Ho parlato con qualcuno che ha una buona visione d’insieme su come stanno andando le cose in Audi. Non dice nulla che non sia ovvio, ma me lo ha descritto come un disastro e ha osservato che al momento la squadra non riesce nemmeno a mettere una ruota su una macchina. Gli scontri ai vertici riflettono che le cose stanno andando molto male in questo momento“.
Oltre al giornalista britannico, anche Eddie Jordan, intervenuto al podcast Formula for Success, ha espresso parecchie perplessità sulla bontà del progetto Audi: “Ho un punto interrogativo sull’Audi, in quanto si tratta di un punto fermo”.
“Io e te (David Coulthard n.d.r) siamo particolarmente amici di Allan McNish (direttore del coordinamento motorsport Audi) e gli auguriamo ogni bene, ma il compito che si è assunto è grande. Costruire un’auto, gestirla dalla Svizzera, con la produzione, è una richiesta enorme”.
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“Abbiamo visto cosa ha fatto Toyota: sono arrivati, hanno provato a farlo in quel modo e non ha funzionato. La quantità di squadre che lo hanno fatto è costata una fortuna. È una sfida importante. E devo dire che non c’è modo migliore di gestire un’auto da corsa che in UK e in particolare in quell’area di Northampton, Oxfordshire e altri luoghi. Hanno una tale ricchezza di conoscenze. Hanno la mentalità di poter vincere o di ottenere il meglio”.
“I fornitori nella regione capiscono le complessità e le tempistiche che le persone devono rispettare. Mentre, ad esempio, si va a ordinare un macchinario in Svizzera, vi daranno una tempistica di quattro giorni, quattro settimane, quattro mesi e non potrete fare nulla”.
”Se si è nel Regno Unito, ci si può sedere sopra il fornitore e dirgli: “Se non fai questo, non avrai più lavoro, quindi è meglio che lasci perdere tutto e lo faccia”. E loro lavorano giorno e notte per farlo. La filosofia è che c’è una cultura delle corse, è nel DNA. Credo che quello che Audi sta facendo sia fondamentalmente sbagliato”.
“Penso che se si vuole davvero diventare campioni del mondo, vincere dei Gran Premi, il Regno Unito si è affermato da tempo come la spina dorsale per raggiungere questo obiettivo”, ha aggiunto Coulthard, sposando la tesi del collega.
“La Ferrari è un caso a sé stante, ma per ottenere questo risultato è stato necessario un grande organico europeo. Sarà il tempo a dire se Audi avrà successo o meno”.
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