Paul Monaghan ha spiegato le motivazioni che lo hanno portato a estendere il proprio contratto con Red Bull nonostante le controversie e i pesanti addii degli ultimi mesi.
Monaghan resta fedele a Red Bull
Unitosi all’ambizioso progetto di Dietrich Mateschitz e Christian Horner a fine 2005, Paul Monaghan è uno degli ultimi baluardi della vecchia guardia a portare ancora avanti la baracca in Red Bull sul fronte tecnico, con il britannico che ha scalato rapidamente le gerarchie a Milton Keynes negli anni, fino a occupare il prestigioso ruolo di Chief Engineer nel 2014, incarico ricoperto ancora oggi.
Nonostante le controversie che hanno travolto la scuderia anglo-austriaca e gli addii di Rob Marshall lo scorso anno, e di Adrian Newey e Jonathan Wheatley in tempi recenti, Monaghan ha deciso comunque non solo di restare in squadra, ma anche di estendere il precedente contratto nello scorso mese di Maggio, siglando un nuovo accordo pluriennale.
”Mi sembrava la cosa giusta da fare, è la semplice conclusione”, ha affermato il tecnico in un’intervista concessa a PlanetF1 e RacingNews365, parlando proprio della decisione di rinnovare con Red Bull. “E sì, è buono, cattivo, indifferente: l’erba è più verde dall’altra parte? Non lo so”.
“Se si guarda a ciò che accadrà nei prossimi anni e alle persone che conosco…le facce vanno e vengono, ma è diventata una specie di casa. Nel 2026 saremo indipendenti. Che meraviglioso investimento sta facendo la Red Bull… per permetterci di avere un nostro motore. È folle, vero, ma geniale”.
“In definitiva, quello che voglio è lavorare sodo”, ha poi aggiunto. ”Ci saranno molte ore di lavoro, i fine settimana e tutto il resto. Lo si accetta quando si entra in questo mondo ma, in primo luogo, quello che volevo era divertirmi. Se altrove sarebbe stato altrettanto piacevole, se sarebbe stato più… non lo so”.
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“Tutto quello che ho qui lo rende divertente, lo rende piacevole. Ti alzi la mattina e pensi: “Sì! Non è un vero lavoro…”. “Ho letto una citazione da qualche parte: ‘Trova qualcosa che ami fare e non farai mai un giorno di lavoro in vita tua’.
”Beh, va in questa direzione: giornate buone, cattive, indifferenti, belle o brutte, mi piacciono le persone con cui lavoro. Non so se io piaccio a loro. Probabilmente è il contrario, ma mi piace”.
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