Toto Wolff ha spiegato le motivazioni che hanno spinto Mercedes a non affondare il colpo Verstappen nonostante i malumori manifestati dall’olandese negli scorsi mesi.
Dopo dodici anni di enormi successi, conditi dalla vittoria di ben quattordici titoli (sei piloti e otto costruttori), Lewis Hamilton e Mercedes prenderanno strade differenti a fine stagione.
Mentre il sette volte campione del mondo ha accettato quella che probabilmente sarà la sua ultima grande sfida della carriera in Ferrari, la scuderia di Brackley, capitanata sempre da Toto Wolff, ha deciso di puntare sul talento cristallino del neo diciottenne Kimi Antonelli, anch’egli prodotto del vivaio Mercedes proprio come George Russell.
Prima dell’ufficialità di Antonelli, arrivata in concomitanza con il GP di Monza lo scorso settembre, per mesi si è parlato di un possibile approdo di Max Verstappen a Brackley, e i presupposti per la conclusione dell’affare, considerando la crisi interna esplosa in Red Bull a seguito dello scandalo a sfondo sessuale che ha travolto Christian Horner a inizio 2024, sembravano poterci essere a un certo punto.
Nonostante i malumori manifestati dall’olandese e la tentazione di sostituire un sette volte campione del mondo con un altro fuoriclasse assoluto, Toto Wolff ha comunque preferito optare per una scommessa, con tutte le incertezze e i rischi del caso.
Una coppia nata e cresciuta in Mercedes
”È naturale passare alla generazione successiva”, ha commentato l’austriaco al podcast High Performance, spiegando le motivazioni che hanno spinto Mercedes a non affondare il colpo per Verstappen.
”Max è un grande pilota e una personalità interessante. Dio solo sa cosa succederà in futuro. Ma avere Kimi e George in macchina, cresciuti in casa, veri e propri junior Mercedes, che hanno dato il meglio in ogni fase della loro carriera e che noi abbiamo sostenuto. Non vedo l’ora di vivere questa situazione”.
La soluzione più logica, sulla carta, sarebbe stata ovviamente quella di sostituire un pluricampione del mondo con un altro pluricampione di pari livello, ma Wolff ha insistito: ”Adesso sto andando incontro alle nuove generazioni”.
”La difficoltà che ho riscontrato all’inizio, quando sono arrivato in Mercedes, è che Lewis Hamilton era una superstar. Ed era più anziano di me in Formula 1, non per età ma per esperienza”.
”In un certo senso, nel corso degli anni, questa situazione si è bilanciata abbastanza bene. Ci rispettiamo l’un l’altro per quello che facciamo, rispettiamo gli amici dell’altro”.
”Ma la generazione di Valtteri è stata gestita da me quando era molto giovane, nel 2008. Era un ragazzino ed è cresciuto nel sistema. Lo stesso vale per George. Ho conosciuto George 10 anni fa, quando aveva 17 anni. Era il nostro protetto, il nostro ”’figliolo”, e ora è il pilota più esperto”.
”Lo stesso vale per Kimi, che ho conosciuto quando aveva 11 anni. Questo ti ricorda quanto stai invecchiando. Ma non è un problema, anzi ne sono felice. Ho meno anni di fatica davanti a me di quanti ne abbia alle spalle”.
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