L’ex pilota colombiano ritiene che Aston Martin debba rimpiazzare Fernando Alonso con Max Verstappen.
Montoya scarica Alonso e punta su Max Verstappen per il nuovo corso Aston Martin, che inizierà concretamente nel 2026 con l’avvento dei nuovi regolamenti tecnici e con la prima vettura progettata da Adrian Newey, che a sua volta prenderà in mano il reparto tecnico della scuderia di Silverstone tra poco meno di un anno.
Nonostante l’asturiano sia ancora senza ombra di dubbio uno dei migliori piloti in griglia, per l’ex Williams l’anagrafica è un fattore troppo determinante in ottica futuro: ”Fernando è incredibile, ma per quanto tempo potrà continuare?, ha commentato in un’intervista rilasciata a Gambling Zone.
”Non credo che Lance andrà da nessuna parte, e Fernando non è un’opzione a lungo termine. Quando prenderanno questa decisione e diranno: ‘Ehi, abbiamo la Honda, abbiamo Newey. Perché non puntare su Max?
“Questo significherebbe offrire a Max lo stesso tipo di accordo che ha ottenuto Newey, ma con un accordo migliore”.
”Allora lo si potrà definire un progetto a lungo termine”, ha poi aggiunto. “Avresti dei migliori piloti al mondo, se non il migliore, l’attuale miglior pilota del campionato. Più farà bene, più soldi guadagnerà a lungo termine, perché l’azienda varrà ancora di più”.
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Nel frattempo, nonostante i tanti rumors legati a un suo possibile addio, il fuoriclasse olandese non ha ancora mostrato particolari segnali di malcontento, nonostante i tanti addii degli ultimi mesi e dei risultati non esaltanti: ”Le cose stanno funzionando abbastanza bene, solo che i risultati non sono quelli desiderati. Sta a noi cambiare le cose come squadra”.
“Ho fiducia che le persone sappiano quello che fanno. Lo hanno già dimostrato. Anche altre squadre hanno persone molto brave, ma non credo che sia questo il problema in questo momento. Abbiamo solo preso una strada sbagliata, quindi era ora di premere il pulsante di reset e andare in una direzione diversa”.
“Alla fine non sono solo due o tre persone a fare la differenza. È il collettivo che fa la differenza. Ognuno deve contribuire e lavorare bene all’interno del proprio ruolo”.
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